Roveja: storia, benefici, controindicazioni

La roveja è un legume antichissimo recuperato grazie all'impegno di alcuni agricoltori di Civita di Cascia e diventato presidio Slow Food. Dalla storia affascinante, sono molti i motivi per apprezzarlo e portarlo in tavola.

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Storia della roveja

La roveja è un simil pisello: anche se la sua catalogazione botanica non è mai avvenuta, alcuni la fanno rientrare in una specie a sé, Pisum Arvense, altri la definiscono un progenitore del Pisum sativum, il pisello tipico delle nostre coltivazioni. 

 

Si presenta con un baccello inizialmente verde, che maturando cangia in
un colore più brunito tendente anche al viola. Viene seminato a marzo e raccolto a cavallo dei mesi di luglio e agosto. 

 

Le sue origini sono lontane: proviene dal Medio oriente e in tempi antichi veniva coltivato sui Monti Sibillini e lungo tutta la dorsale
appenninica umbro-marchigiana. 

 

E’ un legume rustico, resistente alle basse temperature, può crescere in condizioni impervie e con poca acqua. Faceva parte dell’alimentazione dei contadini e dei pastori di quelle regioni per creare zuppe gustose e proteiche.

 

La coltivazione della roveja però si è persa nella notte dei tempi e pare che nel dopoguerra si sia quasi del tutto abbandonata. Le cause sono da ricercarsi nella difficoltà di raccolta del legume e nella sua scarsa redditività. 

 

La roveja può raggiungere il metro di altezza e per il peso dei baccelli il fusto si accascia, rendendo praticamente impossibile la raccolta meccanica. La mietitura a falce è faticosa e non giustificata da un prezzo di vendita del prodotto, ragion per cui vengono favorite coltivazioni maggiormente gestibili. 

 

Attualmente esistono quattro produttori nella zona di Civita di Cascia che coltivano la roveja e che si sono battuti per farla annoverare dal 2006 trai i presidi Slow food, un progetto che contempla la salvaguardia di specie a rischio estinzione, un bacino di scambio di informazioni, storia, esperienze a tutela della cultura e della tradizione. 

 

Le proprietà della roveja

La Roveja in quanto legume vanta un alto tenore proteico, contiene carboidrati, sali minerali come fosforo e potassio, fibre, vitamina B1. La percentuale di nutrienti è naturalmente più alta nel legume essiccato.

 

Come per i ceci, anche la roveja deve essere lasciata in ammollo almeno 12 ore per poi essere utilizzata in zuppe e preparati.

 

E’ possibile ricavare anche una farina dalla macinatura a pietra, che secondo una ricetta antica veniva utilizzata per la preparazione di una polenta, chiamata farecchiata, dal sapore amarognolo, abbinata a un battuto di acciughe, aglio e olio. 

 

I benefici della roveja

I benefici generati dall’introduzione di roveja nell’alimentazione sono definiti dai suoi componenti:

 

> apporto energetico da proteine e carboidrati; 

 

> apporto di fibre solubili e insolubili per il benessere intestinale, contro forme di stipsi

 

> apporto di Omega 3 e Omega 6 a tutela del colesterolo buono. 

 

La roveja non contiene glutine, lattosio o istamina quindi può essere introdotta nell’alimentazione di soggetti intolleranti o con problematiche di assorbimento alimentare.

 

La roveja è utile nel piano alimentare di vegetariani e vegani a supporto del fabbisogno proteico. 

 

Le controindicazioni della roveja

Le controindicazioni della roveja riguardano la presenza di fibre, che se da un lato rappresentano un apporto benefico per la salute dell’intestino, dall’altra non sono indicate per soggetti affetti da colite, che presentano sindrome da colon irritabile, dissenteria alternata, in quanto creano flatulenza, tensione addominale. 

 

Questa difficoltà è dovuta alle fibre insolubili come la cellulosa causa di mal di pancia, cattiva digestione, meteorismo.

 

Fave e piselli - quindi anche la roveja - sono sconsigliati in soggetti affetti da favismo, una particolare patologia genetica dovuta a un difetto congenito di un enzima solitamente presente nei globuli rossi essenziale per i processi ossidoriduttivi. 

 

Ingerire roveja in questi casi potrebbe provocare emolisi, distruzione
dei globuli rossi, con conseguente comparsa di anemia.

 

La roveja è sconsigliata anche a chi è soggetto a gotta, o comunque a chi presenta alti livelli di acido urico, per l’apporto di purine che in alcune persone vengono smaltite con grande difficoltà e si accumulano nel sangue.