L'eccesso di vitamina D può causare inappetenza, mal di testa e calcificazione dei tessuti non ossei, con serie conseguenze. Scopriamo quali sono i sintomi, le cause e l'alimentazione per curarlo.
> I sintomi dell'eccesso di vitamina D
> Le cause
> Eccesso di vitamina D e alimentazione
I sintomi dell’eccesso di vitamina D
La dose di vitamina D giornaliera dovrebbe essere pari a 400 UI al giorno, per la persona sana che non ne ricava quotidiani apporti dai raggi solari.
Se presa in dosi eccessive, la vitamina D è la più tossica in assoluto; un'assunzione elevata di questa vitamina può dare origine a problemi seri.
I primi sintomi di un eccesso di vitamina D nell’organismo possono essere diarrea o vomito, perdita dell’appetito e mal di testa, debolezza muscolare, contrazioni e spasmi muscolari; si assiste via via a una mineralizzazione dei tessuti non ossei con conseguente calcificazione degli organi e formazione di calcoli renali.
L’ipercalcemia connessa con un eccesso di vitamina D comporta anche l’indurimento dei vasi sanguigni nel cuore e nei polmoni e può persino portare al come e alla morte.
Si è riscontrato che alcuni bambini che consumano latte vitaminizzato con vitamina D sono iperattivi.
Le cause dell’eccesso di vitamina D
La vitamina D in eccesso difficilmente ha cause riconducibili alla dieta, vista la ridotta quantità di vitamina D presente negli alimenti; così come sono improbabili casi di ipervitaminosi dovuta ad eccessiva esposizione ai raggi solari.
È invece possibile un’intossicazione in seguito a somministrazione di vitamina D a scopo terapeutico. Per questo motivo, gli integratori dovrebbero essere assunti con cautela e in modo moderato, soprattutto nel caso dei bambini.
Problemi di assorbimento della vitamina D si sono riscontrati in persone con artrite reumatoide, che possono accumulare in modo anomalo quantità di vitamina D3 nel corpo.
Eccesso di vitamina D e alimentazione
In caso si manifesti un eccesso di vitamina D nell’organismo è opportuno anzitutto interrompere gli apporti esterni all’alimentazione, integratori o esposizione al sole.
In seguito si può pensare di ridurre o eliminare per un certo periodo alimenti che ne contengono in maggiori quantità, il pesce, in particolare, cioè trota, sogliola, sgombro, salmone, pesce spada, storione, tonno e sardine; le uova, soprattutto il tuorlo; il latte, il burro; il fegato e i grassi animali, come quelli di pollo, di anatra e di tacchino, corn flakes e cereali.
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