Ippocastano, proprietà e benefici

L'ippocastano è un rimedio noto per la sua azione contro ritenzione idrica, gonfiore alle gambe, cellulite e altri disturbi legati alla circolazione, tra cui anche le emorroidi.

ippocastano

Credit foto
©evgenyi -123rf

L'ippocastano (Aesculus hippocastanum) è una pianta della famiglia delle Hippocastanacee. Dall'azione vasocostrittrice e decongestionante, è utile per la salute dei vasi sanguigni e linfatici.

 

 

Proprietà dell'ippocastano

L'ippocastano vanta proprietà antinfiammatorie e astringenti ed è utilizzato per la sua azione decongestionante, antiedemigena e flebotonica.

La parte della pianta utilizzata è il seme. I semi di ippocastano contengono infatti:

  • Saponine;
  • flavonoidi;
  • proantocianidicne e cumarine responsabili delle proprietà di questo rimedio naturale.

 

A cosa serve l'ippocastano

L'ippocastano è una pianta utilizzata in ambito erboristico e fitoterapico in caso di:

 

Benefici dell'ippocastano

I semi dell’ippocastano contengono una miscela di saponine triterpeniche nota come escina, oltre a cumarine (esculetina),  flavonoidi, proantocianidine, amido e acidi grassi insaturi.

L’escina in particolare rappresenta il principio attivo più importante che, insieme ai flavonoidi, conferisce all'ippocastano proprietà antinfiammatorie, antiossidanti e vasoprotettive, utili in caso di problematiche a carico della circolazione sanguigna e linfatica.

Infatti, questo prezioso principio attivo è in grado di ridurre l'attività dell'elastasi e della ialuronidasi, due enzimi che attaccano l'endotelio dei vasi e la matrice extracellulare, indebolendone la struttura. Riducendo l'attività di questi enzimi, i vasi riacquistano la normale resistenza e permeabilità.

Gli estratti di ippocastano sono ampiamente utilizzati nel trattamento di disturbi circolatori nelle condizioni di insufficienza venosa periferica e nelle sindromi flebitiche.

I sintomi dell'insufficienza venosa cronica includono la comparsa di un senso di pesantezza, gonfiore e prurito alle gambe, spesso accompagnato a crampi notturni. Molto diffuso è anche l'uso dell'ippocastano contro le emorroidi e le infiammazioni a carico del retto.

L'azione protettiva sui capillari si esplica nel miglioramento dell’attività del microcircolo attraverso la riduzione della permeabilità dei capillari, favorendo così il drenaggio linfatico e contrastando fragilità capillare,  cellulite, gambe gonfie e pesanti.


Come si usa

L'ippocastano può essere utilizzato sotto forma di decotto ottenuto dalla bollitura dei semi contusi oppure assumendo la tintura madre, il gemmoderivato o l'estratto. In commercio esistono poi numerosi prodotti per uso esterno a base di estratto di ippocastano, tra cui gel e pomate.

 

Modalità d'uso

Decotto
Si prepara con 5-6 grammi di semi contusi per ogni tazza di acqua.

Tintura madre
30 gocce diluite in acqua, da una a tre volte al giorno.

Gemmoderivato
50 gocce diluite in acqua, una o due volte al giorno.

Estratto
250-300 mg, pari a 50 mg di escina, da assumere per almeno un mese due volte al giorno.

 

Dove si trova

La pianta di ippocastano è diffusa in tutto il nostro Paese e non è raro trovare esemplari anche in città, in parchi e giardini. I prodotti a base di ippocastano si trovano invece facilmente in erboristeria e nelle farmacie che trattano rimedi erboristici e fitoterapici.

 

Controindicazioni dell'ippocastano

I rimedi a base di ippocastano sono generalmente ben tollerati e solo raramente si possono verificare effetti collaterali. Tra gli effetti collaterali dell'ippocastano troviamo soprattutto sintomi gastrointestinali come reflusso gastrico e nausea. L'applicazione di prodotti a base di ippocastano può invece dare prurito nelle persone sensibili.

L'uso di ippocastano è controindicato in caso di allergia e questo rimedio non va usato in caso patologie renali ed epatiche e se si assumono antiaggreganti piastrinici e anticoagulanti. L'uso in gravidanza e durante l'allattamento deve essere limitato e dietro prescrizione medica.

 

Descrizione della pianta

L'albero dell'ippocastano può raggiungere altezze di 25-30 metri; si tratta dunque di una pianta imponente con portamento arboreo. La chioma è espansa, raggiunge anche gli 8-10 metri di diametro restando molto compatta.
L'aspetto è tondeggiante o piramidale, a causa dei rami inferiori che hanno andamento orizzontale. La corteccia è bruna e liscia e si desquama con l'età.

Le foglie dell'ippocastano sono decidue, palmato-composte, con inserzione opposta, mediante un picciolo di 10-15 cm, su rametti bruni o verdastri e leggermente pubescenti; il margine è doppiamente seghettato, la nervatura risulta ben marcata; sono di color verde brillante nella pagina superiore e verde chiaro, con una leggera tomentosità sulle nervature, in quella inferiori.

I fiori dell'ippocastano sono raccolti in in infiorescenze a racemo e hanno petali bianchi macchiati di rosso, rosa nell'ibrido ippocastano rosa. Il frutto dell'ippocastano sono capsuleè carnose e spinose, che racchiudono da uno a tre grossi semi noti come castagna matta. Hanno sapore amaro e sviluppano un odore molto sgradevole durante la cottura.

 

Scopri anche Aesculus Hippocastanum, il rimedio omeopatico estratto dall'ippocastano

 

Habitat dell'ippocastano

Originaria della parte settentrionale della penisola balcanica, in Albania, in Jugoslavia meridionale, in Bulgaria orientale, in Grecia settentrionale. Oggi è coltivato e diffuso in tute le zone temperate dell'Europa, dalla pianura fino a 1200 m. di altitudine. In Italia è diffusa in tutte le regioni, soprattutto in quelle centro-settentrionali.

Longevo e rustico, tollera le basse temperature e non ha particolari esigenze in fatto di suolo, anche se cresce meglio nei terreni fertili. È poco resistente alla salinità del terreno e gli agenti inquinanti atmosferici, ai quali reagisce con arrossamento dei margini fogliari e disseccamento precoce della lamina.

 

Cenni storici

L’ippocastano è un albero antichissimo, probabilmente un residuo dell'era terziaria. Data la somiglianza tra i frutti suoi e quelli del castagno, gli antichi certamente tentarono di mangiarne i frutti, ma ben presto rinunciarono poiché i frutti dell'ippocastano, cioè le castagne d'India, sono tossiche per l'uomo. 

Al contrario, alcuni animali selvatici consumano la castagna che viene soprannominata "matta". Sull'origine del nome dal greco ippo significa “cavallo” e kastanoncastagna” sono state fatte molte ipotesi. Si dice che i cavalli mangino le castagne d'India, ma questo non è vero, anche se si racconta che i Turchi dessero la polvere derivante dalle castagne d'india ai cavalli per guarirli dalla tosse. È stato introdotto a Vienna nel 1591 da Charles de l'Écluse e a Parigi, da Bachelier, nel 1615 come albero ornamentale.