Salsapariglia: proprietà, uso e controindicazioni

Un rimedio antico, dalle proprietà antinfiammatorie, le cui radici possono fornire un decotto facilmente declinabile per svariati usi depurativi

salsapariglia

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©Foto di Marc Pascual su Pixabay

 

Particolarmente nota nel XVI secolo come rimedio contro la sifilide, la salsapariglia è oggi conosciuta in fitoterapia principalmente come diaforetico. Scopriamola meglio.

 

Proprietà della salsapariglia

Il nome botanico di questa erba è Smilax Aspera, e assomiglia ad una vite rampicante.

Esplica azione:

  • diuretica, 
  • depurativa, 
  • espettorante, 
  • diaforetica
  • emetica
  • antinfiammatoria
  • antimicrobica

E’ indicata per contrastare quelle forme di infiammazione, quali influenza, artrite, asma, gotta, reumatismi ed eczemi; la sua radice contiene principi attivi come le saponine, steroidi come la sarsaponina in grado di migliorare notevolmente le lesioni della pelle causate dalla psoriasi
Per molto tempo infatti le popolazioni indigene delle foreste pluviali hanno impiegato la radice della salsapariglia per trattare dolori articolari e problematiche della pelle

E’ stato un rimedio utilizzato anche contro la lebbra perchè si sono trovati scritti antichi che ne esaltavano proprietà purificanti del sangue. La salsapariglia è stata poi indicata come erba funzionale al trattamento della sifilide negli Stati Uniti

La salsapariglia è nota anche come fitodepuratore  dei terreni poichè tollera molto bene i metalli e accumula scarsamente il piombo, lo zinco e il cadmio nelle sue foglie. Perciò è utile per ridurre il rischio di trasferimento dei metalli nella catena alimentare.  

 

Modalità d’uso

Della salsapariglia si utilizza la radice per preparare decotti e tisane.

  • Per ottenere un buon decotto depurativo della pelle, si fanno bollire 20 grammi di radice di salsapariglia in circa 2 litri di acqua. Filtrare e fare riposare. Consumare 1 o 2 tazze al giorno.
  • Contro l’artrite e i dolori reumatici, il raffreddore e l’influenza, si prepara un decotto facendo bollire 30 grammi di radice di salsapariglia e 5 grammi di saponaria in 1 litro di acqua. Dopo venti minuti circa, spegnere e far riposare. Consumare 2 tazze al giorno per due settimane.
  • In caso di febbre si può consumare anche prima di coricarsi perchè esplica un grande effetto sudorifero, quindi restando coperti a letto, aiuta ad espellere tossine.
  • La salsapariglia può essere usata anche in cucina. In tal caso si consumano le giovani cime dei rami come gli asparagi selvatici, sbollentandoli prima. 

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Controindicazioni della salsapariglia

E’ generalmente ben tollerata, ma in soggetti predisposti può presentare qualche controindicazione e interagire con alcuni farmaci: 

  • irritazione della mucosa gastrica, sconsigliata qundi a chi soffre di gastrite o ulcera peptica
  • da evitare se si stanno assumendo farmaci diuretici e digitalici, poichè aumenta la capacità di assorbimento dei farmaci da parte dell'organismo
  • in gravidanza o in fase di allattamento, in via cautelativa è bene non assumerla

 

Descrizione della pianta

La salsapariglia (Smilax Aspera) è una pianta arbustiva dal portamento lianoso della famiglia delle Smilacacee. Il fusto è flessibile e ricoperto di spine, le foglie, a forma di cuore, hanno i margini dentati e spinos.
I fiori, piccoli e di colore giallo-verde, sono molto profumati e raccolti in infiorescenze ombrellifere; i frutti sono bacche rosse, riunite in grappoli, che giungono a maturazione in autunno. I semi sono molto piccoli, di forma rotonda.
 

Habitat della salsapariglia

La Salsapariglia è una pianta originaria dell’America tropicale. Principalmente diffusa nell’Italia del sud, è frequente nelle zone ombrose, ai bordi dei campi e lungo le siepi, fino ad un’altitudine di 300 metri.

 

Cenni storici

La pianta viene chiamata  anche “stracciabrache” perché con le sue spine può strappare i tessuti degli abiti; mentre il nome Salsapariglia può derivare dal fatto che se viene strofinata vigorosamente libera una schiuma simile al sudore dei cavalli, da qui Salsa, e Pariglia riferendosi alla coppia di cavalli solitamente usati per trainare i calessi.

Altre fonti invece annoverano questo nome come un prestito dalla lingua portoghese, salsaparrilha o dallo spagnolo zarzaparrilla, composto da zarza “rovo” e parrilla “traliccio, grata”.

 

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