Salice: proprietà, uso, controindicazioni
Il salice (Salix alba) è una pianta della famiglia delle Salicaceae. Nota per le sue proprietà antinfiammatoria, antinevralgica e antifebbrile, è utile contro reumatismi, mal di testa e febbre. Scopriamola meglio.
> Controindicazioni del salice
Proprietà del salice
La corteccia dei rami del salice, di 2-3 anni, contiene glicosidi fenolici (salicina, populina, alcol salicilico); aldeidi; acidi aromatici; flavonoidi (isoquercetina); e tannini. La salicina, costituisce il principio attivo più interessante della pianta per le sue proprietà analgesiche, antipiretiche ed antireumatiche.
Per queste azioni il salice è utilizzato come integratore naturale alimentare antinfiammatorio, antinevralgico, antifebbrile, utile in caso di reumatismi; dolori articolari e muscolari, mal di schiena; nevralgie; ottima contro il mal di testa; febbre; malattie da raffreddamento.
Come per la spirea, il fitocomplesso contenuto nella corteccia del salice bianco ha un'azione notevolmente meno irritante per la mucosa gastrica, rispetto a quella dell'acido acetilsalicilico (componente di un noto farmaco); inoltre, l'azione vasoprotettiva dei flavonoidi ne esalta l'azione antinfiammatoria.
Per uso esterno, l'acido salicilico è usato in creme e lozioni, per il trattamento di molte patologie dermatologiche: acne, forfora, psoriasi, dermatiti seborroiche, duroni, calli e verruche comuni, perché svolge un’azione cheratolitica, nelle affezioni in cui lo strato corneo dell’epidermide produce cheratina in eccesso.
Modalità d'uso
USO INTERNO
DECOTTO: 1 cucchiaio raso salice corteccia, 1 tazza d’acqua
Versare la corteccia sminuzzata nell’acqua fredda, accendere il fuoco e portare a ebollizione. Far bollire qualche minuto e spegnere il fuoco. Coprire e lasciare in infusione per 10 min. Filtrare l’infuso e berlo.
30 - 40 gc di tintura madre in un po’ d’acqua 2-3 volte al giorno dopo i pasti
1 o 2 compresse o capsule di estratto secco 2 volte al giorno dopo i pasti
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Controindicazioni del salice
La Salicina, o acido salicilico, possiede un'azione antiaggregante piastrinica, per cui il salice non deve essere assunto da persone che effettuano terapie anticoagulanti; deve essere assunto con cautela da chi è allergico ai salicilati e, per prudenza, non è consigliabile l'utilizzo durante la gravidanza e l'allattamento.
Descrizione della pianta
Albero dalla chioma aperta e i rami sottili, flessibili e tenaci, può raggiungere i 25 m di altezza. Possiede una corteccia giallastra o grigio-rossastra.
Le foglie lanceolate-acuminate, con stipole caduche e piccole, picciolate e finemente seghettate sono pelose su ambo le facce da giovani; mentre quelle adulte hanno pagina superiore poco pelosa o glabra, e quella inferiore è ricoperta da densa peluria che conferisce una colorazione argentea (da qui l'attributo alba, cioè bianco).
Le infiorescenze sono costituite da amenti, distinti in femminili e maschili. Gli amenti maschili sono lunghi fino a 7 cm, presentano due stami e antere gialle; gli amenti femminili sono peduncolati e più esili di quelli maschili. I frutti sono costituiti da capsule glabre e subsessili che, a piena maturazione, si aprono in due parti liberando dei semi cotonosi (ovverosia semi dotati di un "pappo" bianco cotonoso).
Il genere Salix comprende circa 300 specie caratterizzate da rapido accrescimento e scarsa longevità, caratteristiche che troviamo pienamente nel salice bianco.
L'habitat del salice
Originario dell'Europa centrale e meridionale dell'Asia e dell'Africa del Nord. Cresce in luoghi umidi e lungo i corsi d'acqua fino a 1000 metri di altitudine
Cenni storici
In lingua celtica il nome Sal-lis significa "vicino all'acqua" a conferma del fatto che i salici crescono bene in luoghi freschi, dal terreno ben intriso di acqua come le rive dei laghi, dei fiumi, o in prossimità di zone paludose. Il termine alba (= bianco), allude probabilmente al fatto che le foglie, di colore grigio argento con una leggera peluria setosa nella pagina inferiore, donano alla chioma un aspetto bianco-argenteo.
Le virtù terapeutiche della corteccia del salice sono note fin dall’antichità. Ritroviamo, infatti, questa droga citata negli scritti d'Ippocrate; di Dioscoride e Plinio, nel I secolo d.C. a cui sono attribuite proprietà febbrifughe ed analgesiche. Nel Medioevo l’utilizzo farmacologico si va progressivamente perdendo, data l’elevata flessibilità dei giovani rami, che vengono utilizzati per la fabbricazione di cesti e altri oggetti di vimini: il nome vimini in effetti deriva dalla specie Salix viminalis, i cui rami sono particolarmente adatti per questo utilizzo. La Scuola Medica Salernitana (dal periodo Normanno, fino alla prima meta del XIII secolo) attribuisce al salice proprietà anafrodisiache, specificando che frenava la libidine al punto da impedire il concepimento.
La svolta storica negli studi sul salice l’imprime, a sua insaputa, il 20 giugno del 1803 Napoleone Bonaparte, imponendo il blocco all’importazione di qualsiasi merce proveniente dalle colonie inglesi e dall’Inghilterra sul continente. Con tale decisione venne bloccata l’importazione dall’America anche della corteccia di china (originaria dell’America meridionale, un tempo utilizzata, dato l’elevato contenuto in alcaloidi, principalmente come antipiretico) e spinse pertanto la ricerca ad un valido sostituto farmacologico autoctono europeo. Il sostituto più ovvio allora impiegato fu il salice.
La richiesta di acido salicilico in questo periodo è talmente elevata da superare le capacita estrattive del principia attivo dal salice, dall’spirea e dalla gaulteria procumbens, dell’industria farmaceutica del tempo. Nel 1874 Von Heyden riesce a mettere a punto un metodo di sintesi industriale dell’acido salicilico, abbattendo costi e risolvendo i problemi di reperibilita del prodotto.
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In collaborazione con Erboristeria del Pigneto