Altea: proprietà, uso, controindicazioni
L'altea (Althaea officinalis) è una pianta della famiglia delle Malvaceae. Utile in caso di disturbi alle vie respiratorie, ha anche proprietà emollienti, lenitive e protettive. Scopriamola meglio
- Proprietà dell'altea
- Modalità d'uso
- Controindicazioni
- Descrizione della pianta
- Habitat dell'altea
- Cenni storici
Proprietà dell'altea
Gli estratti della radice di altea contengono amido, pectine, mucillagine, zuccheri, grassi e tannini. In particolare le mucillagini conferiscono alla pianta proprietà emollienti, lenitive e protettive delle membrane della mucosa. Per questa ragione è indicata nel trattamento di tutte le forme di infiammazione.
L’attività decongestionante e antisettica della pianta che svolge sui tessuti molli del nostro organismo, la rende un efficace rimedio nella cura dei disturbi delle vie respiratorie, come tosse e raffreddore; in caso di mal di gola e irritazioni della bocca come ascessi, stomatiti e gengiviti.
Anche nel sistema digerente trova applicazioni terapeutiche, quando ci troviamo in presenza di irritazioni e infezioni della mucosa intestinale, provocate dalla sindrome del colon irritabile o da virus esterni (enteriti, coliche, diarrea, stitichezza); lesioni della mucosa gastrica o duodenale come ulcere; e in caso di infiammazioni della vescica e dei reni, dovute a calcoli o cistite.
Inoltre la mucillagine di altea ha evidenziato una forte attività ipoglicemica utile in caso di iperglicemia e diabete.
L'altea è usata anche in caso di insufficienza renale di cane e gatto.
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Modalità d'uso
DECOTTO: 1 cucchiaio raso di altea radice, 1 tazza d’acqua
Versare la radice sminuzzata nell’acqua fredda, accendere il fuoco e portare a ebollizione. Far bollire qualche minuto e spegnere il fuoco. Coprire e lasciare in infusione per 10 min. Filtrare l’infuso e berlo dopo i pasti per usufruire dell’azione antinfiammatoria e protettiva delle mucose
Controindicazioni
La mucillagine di questa pianta ha evidenziato forte attività ipoglicemica, quindi è controindicata ai soggetti in trattamento con insulina o ipoglicemizzanti orali, perché può ridurre ulteriormente i livelli glicemici.
Descrizione della pianta
Erba perenne, ricca di folta peluria che le conferisce un aspetto vellutato, ha un fusto eretto, semplice o poco ramificato (50-150 cm.), dal portamento maestoso.
La radice è crassa formata da più fusi contorti bianchi dentro, giallastri fuori. Le foglie hanno un picciolo molto corto; quelle inferiori sono più o meno tondeggianti, quelle inserite lungo il fusto sono triangolari, hanno la base a forma di cuore e l’apice acuto, dentate irregolarmente o divise in tre-cinque lobi, coperte da peli forti e morbidi.
I fiori grandi al massimo 3-5 cm e inseriti in un numero di uno-tre all’ascella delle foglie superiori o terminali, sono formati da un calice di cinque sepali rinforzato da un calicetto di sette-dodici lacinie e da cinque petali di colore variabile dal bianco rosato al porporino.
Il frutto è formato da numerosi acheni disposti circolarmente uno vicino all’altro, (10-20 cocchi) hanno la forma di reni e il guscio crostaceo.
L'habitat dell'altea
Diffusa in gran parte dell’Europa, cresce in luoghi umidi, e paludosi. lungo i fossi, i canali, gli argini, attorno alle case di campagna.
Cenni storici
È interessante notare come il nome botanico dell'altea, derivi direttamente dal greco Althain che significa “curare”. Conosciuta anche come Bismalva, Malvavischio e Malvaccione, nell'antichità le sue foglie erano spesso impiegate spesso come alimento. Infatti l’altea era considerata un cibo prelibato presso i Romani, mentre veniva usata in tempi di carestia dai Greci, Turchi e Siriani.
Le sue proprietà curative erano già note nella medicina umorale di Ippocrate, ma troviamo riferimenti circa le sue virtù anche in Orazio, Marziale, Virgilio, Plinio e Dioscoride.
È citata in uno dei Capitolari di Carlo Magno e fu ampiamente coltivata per tutto il Medio Evo. In quei tempi se ne sfruttavano le qualità lenitive ed emollienti per curare piaghe tumefatte e infette, era a questo scopo coltivata nei giardini dei monasteri. Ildegarda di Bingen la somministrava per curare febbri, tosse, infreddature, congestioni delle vie respiratorie e mal di testa.
I principi attivi, concentrati nelle radici, che, nella medicina popolare francese venivano polverizzate e impiegate nella preparazione di caramelle morbide dette pȃtè dȩ guimauve e indicate nelle infiammazioni del cavo e in caso di tosse.
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A cura dell'Erboristeria del Pigneto