RAEE, cosa sono e come si riciclano i rifiuti elettronici

Crescono le apparecchiature elettriche ed elettroniche sul mercato ma cresce anche il loro riciclo. Perché tali prodotti sono ricchi di materie prime preziose che non vanno sprecate. Con l'affermarsi dell'economia circolare, inoltre, si sta espandendo anche il diritto alla riparazione.

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L’acronimo RAEE sta per “Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche”. A questa categoria fanno parte numerosi tipi di rifiuti, ad esempio gli elettrodomestici, le apparecchiature informatiche e di consumo e le apparecchiature di illuminazione.

Questi rifiuti sono caratterizzati dalla loro elevata tossicità per l’ambiente e per la non biodegradabilità.

Questi, però, sono ricchi di metalli come rame, ferro, argento, oro e piombo, che possono essere riciclati e riutilizzati.

I rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, quindi, vanno raccolti come rifiuti differenziati.


Come riciclare i RAEE

Fino al 14 agosto 2018, la normativa europea prevedeva che nella categoria dei RAEE rientrassero tutti quegli elettrodomestici, computer, smartphone, TV, forni, lavatrici, radio e altri dispositivi elettrici ed elettronici (di ogni taglia) guasti o arrivati a fine vita.

Dal 15 agosto dello stesso anno, con l’introduzione della normativa Open scope, anche le chiavette USB, i cavetti USB, le prolunghe elettriche e cavetteria varia sono smaltiti seguendo le stesse direttive e gli stessi “percorsi” riservati a elettrodomestici e apparecchiature elettriche ed elettroniche “propriamente detti”, raddoppiando il volume dei rifiuti riciclabili.

Inoltre, il Decreto legislativo 49/2014 regolamenta la filiera del riciclo dei RAEE, prevedendo la responsabilità diretta di molteplici attori: i produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE), i distributori, i Comuni, i consumatori.

Ognuno ha compiti specifici per garantire la gestione eco-sostenibile del sistema e contribuire alla salvaguardia dell’ambiente.

 

Il sistema RAEE in sintesi

Ogni cittadino può portare gratuitamente i propri RAEE nei centri di raccolta comunali oppure consegnarli a un rivenditore usufruendo del servizio “1 contro 0” o “1 contro 1”.

  1. Secondo il primo principio, i cittadini possono conferire il proprio rifiuto di piccole dimensioni (il cui lato lungo può misurare al massimo 25 cm), gratuitamente e senza obbligo di acquisto.
  2. Il principio “1 contro 1”, invece, prevede che i cittadini che acquistano una nuova Apparecchiatura Elettrica o Elettronica, come ad esempio una lavatrice o un frigorifero, hanno il diritto di richiedere al rivenditore il ritiro della vecchia apparecchiatura equivalente di cui vogliono disfarsi (anche a domicilio, a condizione che questa sia pronta da ritirare, sia scollegata da qualsiasi installazione fissa, non sia un rischio per la salute e la sicurezza e sia idonea alla raccolta).


Saranno poi i produttori di AEE, tramite i Sistemi Collettivi (​​che sono consorzi o società senza finalità di lucro), a farsi carico del finanziamento e della gestione dell’intero sistema di riciclo dei rifiuti elettronici.

L’attività dei Sistemi Collettivi è sovvenzionata con l’eco-contributo RAEE versato dal consumatore al momento dell’acquisto di un nuovo prodotto.
 

I dati della raccolta dei RAEE

Nel corso del 2020 i Sistemi Collettivi hanno gestito complessivamente 365.897 tonnellate di RAEE sull’intero territorio nazionale, quasi 22.000 tonnellate in più rispetto al 2019, pari al +6,35%. La raccolta media pro capite si attesta a 6,14 kg per abitante, pari al +7,7% rispetto al 2019.

Poco più dell’81% dei volumi complessivi provengono dai centri di raccolta comunali presenti in tutte le regioni, mentre circa il 18% della raccolta è stato veicolato dai luoghi di raggruppamento della distribuzione (i cosidetti LdR), siti che accolgono i RAEE provenienti dal ritiro “1 contro 1” e “1 contro 0”. Sul territorio esistono diversi impianti di trattamento.

Sono 1.050 e il calcolo comprende sia gli impianti dediti al trattamento per il recupero delle materie prime sia quelli che svolgono semplice attività di stoccaggio dei rifiuti in attesa dell’invio a un impianto di trattamento.
 

Diritto alla riparazione

Infine, la riparazione. Dal primo marzo 2021, tutte le aziende che vendono elettrodomestici, come frigoriferi, lavastoviglie, lavatrici o televisori, dovranno garantire all’utente la possibilità di ripararli entro un periodo di tempo di dieci anni.

La norma è il risultato di una proposta del Parlamento europeo a sostegno dell’economia circolare che ha l’obiettivo di favorire la definizione di regole più stringenti sul diritto alla riparazione.

Queste regole arrivano in seguito all’aumento della produzione di apparecchi elettrici ed elettronici che hanno generato un incremento dei rifiuti a loro connessi.

Il regolamento approvato dalla Commissione europea prevede che tutti “i produttori o gli importatori saranno ora obbligati a mettere a disposizione dei professionisti addetti alla riparazione una serie di pezzi di ricambio di un articolo per almeno 7-10 anni dall’immissione sul mercato Ue dell’ultima unità di un modello”.

In una logica opposta a quella dell’obsolescenza programmata, Commissione e Parlamento europei intendono promuovere una vita più lunga dei prodotti mediante il loro riutilizzo e riparazione.