Jane Goodall: in prima linea in difesa del Pianeta

Dopo aver dedicato una vita intera allo studio degli scimpanzé, a più di ottant'anni Jane Goodall è ancora in prima linea per la difesa del nostro Pianeta. La biografia, le scoperte scientifiche e l'impegno ambientalista della celebre primatologa britannica.

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©Franz Johann Morgenbesser/ Wikimedia Commons

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Montaggio: Claudio Lucca

 

Biografia e traguardi scientifici 

“Ogni scimpanzé ha una personalità unica e ciascuno ha la propria storia individuale”. Parola di Jane Goodall, etologa e antropologa che per ben quarant’anni si è dedicata anima e corpo allo studio dei primati.

 

Goodall nasce a Londra nel 1934, nel bel mezzo di una buia epoca storica. È l’anno del primo incontro tra Benito Mussolini e Adolf Hitler, che in estate assume l’appellativo di Führer.

 

Appassionata di animali fin da bambina, Jane Goodall entra in contatto con Louis Leakey, noto paleoantropologo britannico. È grazie a lui se nel 1960, ad appena 26 anni, si mette in viaggio verso l’odierna Tanzania per fare ricerca sugli scimpanzé. All’epoca le conoscenze su questi animali sono ancora estremamente rudimentali, sebbene essi siano i parenti più prossimi degli esseri umani.

 

Portando con sé un quaderno, un binocolo e una buona dose di coraggio, Goodall si immerge nella foresta tropicale di Gombe e osserva da vicino le complesse dinamiche sociali degli animali, scoprendo che anche loro costruiscono e adoperano degli utensili: stecchini per stanare larve e termiti, o pietre per rompere i gusci dei semi. Una capacità che, fino a quel momento, è sempre stata ritenuta un’esclusiva dell’uomo.

 

Goodall è anche la prima a documentare le battute di caccia con cui i primati si procurano la carne, smentendo la convinzione per cui essi si nutrono soltanto di frutti e foglie. L’atto della caccia è anche una chiara dimostrazione di quanto gli animali siano in grado di organizzarsi tra loro per circondare la preda, catturarla e dividersi la carcassa. I suoi studi sono pietre miliari dell’etologia.

 

Premi e riconoscimenti

Negli anni Jane Goodall è stata premiata con prestigiose onorificenze come la Medaglia della Tanzania, il premio Hubbard della National Geographic Society, il premio Kyoto, il Principe de Asturias per la scoperta scientifica e tecnica 2003, la medaglia “Benjamín Franklin”, la medaglia d’oro dell’Unesco, il premio Ghandi-King per la non violenza. 

 

È stata nominata Messaggero di pace dell’Onu, Dama dell’impero britannico e Grande Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana. Nel 2006 ha ricevuto la Legione d’onore francese. 

 

Il Jane Goodall Institute

Nel 1977 la studiosa fonda il Jane Goodall Institute, attivo nella ricerca scientifica sugli scimpanzé, nelle azioni per la loro salvaguardia e nella sensibilizzazione della popolazione. Temi quanto mai attuali. Se infatti all’inizio del secolo scorso circa un milione di esemplari vivevano liberi in natura, oggi il loro numero si aggira sui 340mila. 

 

I cosiddetti Santuari – così sono ribattezzati i centri di riabilitazione in Africa – accolgono gli scimpanzé che i governi locali confiscano ai bracconieri. Animali, spesso cuccioli, strappati alla loro famiglia e alla foresta.

 

L’istituto porta quindi avanti il lavoro che ha reso celebre la sua fondatrice, facendo leva anche sulle potenzialità delle nuove tecnologie. Per scelta, rende pubblici i dati ricavati dall’osservazione sul campo, per dare a chiunque – comunità locali, governi, organizzazioni internazionali, altri ricercatori – gli strumenti per tutelare i primati in modo più efficace.

 

Oggi il Jane Goodall Institute gestisce un budget di oltre 21 milioni di dollari e conta decine di sedi nel mondo (Italia compresa). 

 

A partire dal 1991, l’istituto si rivolge direttamente ai giovani mediante il programma Roots & Shoots. Finora migliaia di studenti in un centinaio di Paesi sono stati coinvolti in progetti umanitari, per l’ambiente e gli animali.

 

L’impegno ambientalista di Jane Goodall

Oggi Jane Goodall passa ancora la stragrande maggioranza delle sue giornate a viaggiare in giro per il mondo. A più di ottant’anni non può più immergersi nelle foreste africane, ma può farsi portavoce del nostro Pianeta e delle creature che lo abitano

 

Considerata la sua profonda conoscenza degli ecosistemi più remoti, infatti, non stupisce che sia una fervente ambientalista. Vegetariana da anni, è convinta del fatto che mangiare meno carne sia il modo più efficace per eradicare gli allevamenti intensivi, arginare i cambiamenti climatici e salvaguardare la propria salute.

 

Intervistata dal quotidiano La Stampa, si è unita al nutrito gruppo di esperti che vedono un forte legame tra la crisi sanitaria e la crisi ambientale: “È il nostro disprezzo per la natura e la nostra mancanza di rispetto per gli animali con cui dovremmo condividere il Pianeta che ha causato questa pandemia, qualcosa che era stata prevista molto tempo fa”. 

 

I cinque motivi per sperare 

Al termine dei suoi discorsi pubblici, Jane Goodall ricorda sempre le sue cinque ragioni per riporre speranza nel futuro del Pianeta:

 

  1. L’energia e l’impegno dei giovani;
  2. le potenzialità del cervello umano;
  3. la resilienza della natura;
  4. l’indomito spirito dell’uomo;
  5. il potere dei social media.