Stufa a bioetanolo, cos'è e come funziona

In periodi di caro energia, può essere conveniente installare una stufa a bioetanolo? Di base questi dispositivi sono sicuri, economici, facilissimi da installare e anche esteticamente gradevoli: chiaramente anch’essi hanno pro e contro.

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©Zac Gudakov/Unsplash

 

Stufa a bioetanolo, cos'è

 

Soprattutto da quando il caro bollette è diventato un problema tangibile, sono sempre di più gli italiani vanno alla ricerca di metodi alternativi ed economici per scaldare la propria casa d’inverno. Una delle opzioni a disposizione è la stufa a bioetanolo. La sua particolarità sta appunto nell’essere alimentata a bioetanolo, un alcool infiammabile che – come suggerisce il prefisso “bio” – non ha nulla a che vedere con i combustibili fossili perché è generato dalla fermentazione di sostanze vegetali zuccherine, in particolare mais, patate e canna da zucchero.

 

Come funziona la stufa a bioetanolo

Uno dei fattori che contribuiscono alla popolarità delle stufe a bioetanolo è il loro meccanismo, piuttosto semplice, economico e adattabile a svariati ambienti. Nell’apparecchio infatti c’è un serbatoio (detto bruciatore) che contiene un panno di pana di vetro imbevuto di combustibile. Una volta riempito il bruciatore fino al livello indicato, basta avviare la fiamma con un semplice fiammifero e regolarla. 

 

Alcuni modelli hanno anche un sistema di ventilazione, alimentato con la corrente elettrica, che serve a distribuire meglio il calore nella stanza: in tal caso si parla di stufa a bioetanolo ventilata. I vapori (costituiti da acqua e biossido di carbonio) possono essere rilasciati direttamente nell’ambiente: di conseguenza, la stufa a bioetanolo è senza canna fumaria e può essere installata con grande facilità anche in ambienti inadatti al camino o alla stufa a pellet.

 

Stufa a bioetanolo e tossicità

Soprattutto se non si conosce bene questo genere di dispositivo, viene spontaneo farsi alcune domande: la stufa a bioetanolo è tossica? Presenta rischi per la salute? La risposta è “no”: il dispositivo non emette fumi e può quindi essere usato in sicurezza senza installare nessuna canna fumaria. Di noma, i produttori consigliano comunque di arieggiare la stanza ogni 2-3 ore. Un altro aspetto da sottolineare è che il bioetanolo, se prodotto a norma di legge, è inodore

 

Stufa a bioetanolo: pregi e difetti

Come qualsiasi altro sistema di riscaldamento, anche la stufa a bioetanolo ha dei pro e dei contro. E non è nemmeno possibile stabilire in senso assoluto quali siano le stufe a bioetanolo migliori, poiché tutto dipende dalle esigenze.

Iniziamo con i vantaggi:

  • Chi è alla ricerca di stufe a bioetanolo economiche sarà accontentato: il bioetanolo costa dai 2,50 ai 4,50 euro al litro e può essere acquistato online o in qualsiasi negozio di bricolage. La stufa, invece, può avere prezzi molto variabili a seconda del modello: quelle più potenti o di design inevitabilmente costano di più, ma c’è la possibilità di accedere alle detrazioni fiscali.
  • Oltre a scaldare, le stufe a bioetanolo diventano oggetti di design che impreziosiscono l’ambiente, regalandogli l’atmosfera intima che è tipica del camino ma senza i suoi costi e i suoi vincoli.
  • Essendo le stufe a bioetanolo senza canna fumaria, l’installazione è semplicissima e non richiede di fare lavori di idraulica o di muratura di nessun genere.
  • Si tratta di un sistema molto pratico, perché non c’è bisogno di accumulare grandi quantità di legno e pellet né di smaltire gli scarti. Le stufe a bioetanolo piccole, dunque, si possono installare anche in un appartamento con spazi limitati.

Il principale punto debole sta nelle prestazioni. A seconda del modello e della potenza, le stufe a bioetanolo scaldano ambienti che vanno dai 25 ai 50 mq. Possono quindi affiancare i tradizionali impianti di riscaldamento, ma non sono abbastanza potenti da sostituirli. 

 

Tipologie di stufe a confronto

Finora abbiamo approfondito le caratteristiche, i pro e i contro delle stufe a bioetanolo, ma esistono anche tanti altri tipi di stufe ed è facile fare confusione. Cerchiamo di fare un po’ di ordine: 

  • In termini di design, le stufe a legna sono l’ideale per ville, chalet o altre case dallo stile rustico. Il legname di per sé è molto economico, ma bisogna avere a disposizione un deposito in cui farne scorta: l’installazione della stufa a legna inoltre impone di avere una canna fumaria. Non è da sottovalutare, inoltre, il fatto che la combustione di legname emetta polveri sottili (PM10) e anidride carbonica (CO2).
  • Le stufe a pellet ricalcano il funzionamento di quelle a legna. Il combustibile però è rappresentato non dal legname vero e proprio bensì dal cosiddetto pellet, cioè da piccoli cilindretti formati da scarti e trucioli pressati. Anche in questo caso serve una canna fumaria, oltre al collegamento alla rete elettrica.
  • Le stufe elettriche possono essere di svariate tipologie, dai termoconvettori da parete fino alle stufette per il bagno. In questo caso non serve alcun combustibile, ma il punto critico è rappresentato dai consumi di elettricità.
  • Le termostufe a gas possono essere utilizzate in ambienti chiusi o – più frequentemente – all’esterno: di queste categorie fanno parte i cosiddetti funghi presenti nei dehors dei ristoranti.