Carne sintetica, di cosa si tratta

C’è posto per la carne sintetica nel sistema alimentare del futuro? Facciamo il punto su metodi di produzione, pro e contro della carne coltivata.

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Cosa si intende per carne sintetica o coltivata

Fino a un decennio fa poteva sembrare un’idea pionieristica, oggi invece è una tecnologia a un buono stadio di sviluppo (seppure commercializzata soltanto in pochissimi contesti). Stiamo parlando della carne sintetica, cioè la carne coltivata in laboratorio a partire dalle cellule staminali degli animali. In sostanza è carne edibile, con tutte le caratteristiche della carne, ma senza la necessità di macellare l’animale.

 

Sentendone parlare, molti si chiedono che gusto ha la carne sintetica: essendo un tessuto identico a quello della carne, ha lo stesso sapore e le stesse proprietà nutrizionali (soltanto il colore potrebbe essere leggermente diverso, cosa che può essere risolta attraverso gli aromi).

 

La carne coltivata in vitro non va confusa con la fake meat, cioè con quegli alimenti che ricordano in tutto e per tutto la carne in termini di aspetto e sapore ma sono prodotti soltanto con ingredienti vegetali, tra cui farine, legumi, amido, oli vegetali, barbabietole. In questo caso, la persona ha l’impressione di addentare un hamburger o della carne trita ma gli ingredienti, la composizione e i valori nutrizionali non hanno nulla a che edere con la carne.

 

Il Consiglio dei Ministri ha vietato la carne sintetica in Italia

La carne sintetica attualmente è una tecnologia in fase avanzata di sviluppo. Non la troviamo nei supermercati o nei ristoranti europei, perché l’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) non l’ha ancora autorizzata.

 

Ciò significa che la carne sintetica fa male? No, è considerata sicura per il consumo umano. Trattandosi però di un novel food, l’iter per metterla sul mercato dell’Unione è estremamente severo e richiede ancora tempo.

 

Nonostante ciò, il ministro italiano dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha fortemente voluto un disegno di legge che vieta la produzione e la commercializzazione in Italia. Il testo è stato approvato dal Senato il 19 luglio 2023, ma ben presto si è vociferato che potesse essere ritirato, perché non era stato sottoposto alla procedura europea denominata Tris. Una voce che è stata smentita il 16 novembre, quando la Camera ha dato il via libera al provvedimento.

 

Ora, dunque, la legge italiana impedisce di produrre, distribuire e importare la carne coltivata in laboratorio. Qualora l’Unione europea decidesse però di autorizzarla, il nostro Paese potrebbe essere soggetto a una procedura d’infrazione, perché vige il principio di libera circolazione delle merci.

 

Come si ottiene la carne in laboratorio 

Più di preciso, come viene prodotta la carne sintetica? Innanzitutto, si estraggono cellule staminali dalla carne fresca di un animale appena macellato, dall’animale vivo (in questo caso, senza arrecare sofferenza né ucciderlo) o da un ovulo fecondato. 

 

Queste cellule vengono usate come “starter” per far crescere la carne al di fuori dell’animale, collocandola in un terreno di coltura all’interno di appositi bioreattori, cioè “forni biologici”. Così facendo si riproduce soltanto il tessuto di interesse, non l’intero animale. Il processo può essere paragonato, con le dovute differenze, a quello di produzione della birra. 

 

I costi della carne sintetica

Attualmente i costi della carne sintetica non possono essere standardizzati, perché dipendono molto da chi la produce e da quale protocollo viene adottato. Certamente sono più alti rispetto a quelli della carne tradizionale, ma è anche vero che sono già calati molto; e continueranno a farlo con l’avanzare della ricerca scientifica e tecnologica e l’apertura di nuovi mercati.

 

Carne coltivata: pro e contro 

Per ricapitolare i pro e contro della carne sintetica, partiamo dai vantaggi:

  • non si uccide l’animale, il che ha una valenza di tipo etico;
  • si elimina la necessità degli allevamenti intensivi, con il loro enorme impatto in termini di emissioni di gas serra, consumo di suolo, acqua, mangimi ecc.;
  • la carne sintetica è prodotta in un ambiente sterile, rigidamente controllato, e non non contiene antibiotici;
  • si ottiene un prodotto che le stesse caratteristiche organolettiche e nutrizionali di quello tradizionale;
  • la ricerca sulla carne sintetica è la porta d’ingresso per altre opportunità di sviluppo in campo biomedico.

 

Se è così, allora, perché no alla carne sintetica? Secondo Coldiretti, promotrice di una petizione, i suoi grossi limiti sono:

  • è un prodotto artificiale, lontanissimo dalla nostra tradizione gastronomica;
  • le tecnologie sono appannaggio di poche potenti multinazionali;
  • consuma più acqua ed energia rispetto all’allevamento tradizionale;
  • richiede l’uso di prodotti chimici che potrebbero non rivelarsi idonei al consumo alimentare.

 

Il futuro del Pianeta e gli allevamenti intensivi  

Indipendentemente dalle scelte etiche e valoriali di ciascuno, e dalla maggiore o minore fiducia negli avanzamenti delle biotecnologie, è un dato di fatto come gli allevamenti intensivi siano incompatibili con il futuro del pianeta. Qualche cifra può se non altro aiutare a comprendere il problema:

  • l’industria della carne e dei latticini genera il 14,5% delle emissioni di gas serra, responsabili del riscaldamento globale;
  • ormai il rapporto tra animali da macello e animali in natura è di 15 a 1; per esempio, per ogni essere umano sul Pianeta ci sono tre polli;
  • la necessità di fare spazio ai pascoli, o alle coltivazioni di soia o altri mangimi per animali, è uno dei principali driver di deforestazione;
  • l’impronta idrica di una bistecca di manzo è di 15mila litri per chilo, contro i circa 4mila dei legumi.

 

Non stupisce come ci sia chi chiede una tassa sugli allevamenti intensivi, per fare in modo che il prezzo finale della carne rispecchi almeno in parte il suo gigantesco impatto ambientale.