Medusa, caratteristiche
Fluttuano come fantasmi, silenziose e affascinanti, ma anche temute per le loro punture urticanti. Le meduse, tra gli organismi più antichi e misteriosi del pianeta, nascondono un mondo di sorprese biologiche, adattamenti evolutivi e ruoli ecologici fondamentali. Scopriamo insieme che tipo di animale è la medusa, com’è fatta, dove vive e quali straordinarie strategie le hanno permesso di attraversare indenne milioni di anni.

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Che animale è la medusa: definizione e classificazione
Le meduse sono animali marini appartenenti al phylum Cnidaria, un grande gruppo che comprende anche coralli e anemoni di mare. All’interno di questo phylum, le meduse si suddividono in diverse classi:
- Scyphozoa, le vere meduse, quelle che comunemente osserviamo fluttuare nei mari, con ombrella gelatinosa e lunghi tentacoli: solo tra queste esistono ben oltre 200 specie;
- Cubozoa, o meduse cubiche, spesso piccole ma altamente velenose, come la famigerata Chironex fleckeri, una delle creature più letali al mondo;
- Hydrozoa, un gruppo molto vario che comprende forme planctoniche simili a meduse - come la Velella Velella - e colonie complesse - come la Caravella Portoghese, spesso confusa con una medusa ma in realtà costituita da più individui specializzati.
Pur con differenze morfologiche e funzionali, tutte queste classi condividono alcune caratteristiche chiave: sono tutti invertebrati acquatici, presentano una simmetria radiale e possiedono cnidociti, cellule urticanti utilizzate per cacciare e difendersi: infatti, nonostante l’apparenza fragile, la medusa è un esempio di straordinaria efficienza biologica.
Dal punto di vista zoologico, le meduse non sono pesci e non possiedono scheletro, cervello o cuore. La loro struttura semplice ma efficiente le rende perfette per vivere sospese nelle acque marine, spinte dalle correnti. Le cellule specializzate chiamate cnidociti le rendono temibili predatrici nonostante la loro apparente fragilità.
Morfologia e sistema nervoso delle meduse
Il corpo della medusa è composto per circa il 95-98% di acqua. Ha la forma tipica di un ombrello gelatinoso, chiamato ombrella, suddiviso in due parti: una superiore, convessa (esombrella), e una inferiore, concava (subombrella), separate da una sostanza chiamata mesoglea, che conferisce elasticità e sostegno alla struttura.
Dal centro della subombrella pende una sorta di tubo (il manubrio), che termina con un’apertura che funge sia da bocca che da ano e che conduce alla cavità gastrovascolare. In questo spazio si svolgono sia la digestione sia una forma primitiva di circolazione, grazie alla presenza dell’acqua che, entrando e uscendo, distribuisce ossigeno e nutrienti ai tessuti ed elimina i rifiuti metabolici. Le meduse, infatti, non possiedono un apparato respiratorio: lo scambio dei gas avviene direttamente attraverso le loro membrane sottili, per semplice diffusione.
Ai margini dell’ombrella si trovano i tentacoli, filiformi e urticanti, insieme a piccoli organi sensoriali. Sebbene prive di un vero cervello, le meduse possiedono un sistema nervoso diffuso, formato da reti di cellule nervose distribuite nel corpo, che consentono loro di percepire stimoli provenienti da tutte le direzioni. Queste reti aiutano l’animale a rilevare la presenza di prede, predatori o cambiamenti ambientali. Per lungo tempo si è ritenuto che le meduse reagissero solo passivamente agli stimoli esterni, ma studi recenti hanno dimostrato che alcune specie sono in grado di integrare informazioni sensoriali e produrre comportamenti coordinati, analoghi a quelli mediati da un sistema nervoso centrale primitivo.
Anche il sistema digestivo è apparentemente semplice, ma molto efficace: la cavità gastrovascolare è rivestita da un epitelio specializzato che consente l’assorbimento diretto dei nutrienti, rendendo superflui organi più complessi.
Infine, i tentacoli delle meduse sono ricoperti da cellule specializzate chiamate cnidociti, che custodiscono microscopiche capsule urticanti dette nematocisti. Al contatto, queste capsule rilasciano una sostanza tossica attraverso minuscoli dardi spiralati che penetrano nella pelle della preda o del malcapitato. In alcune specie, le nematocisti possono restare attive anche dopo il distacco, continuando a liberare sostanze irritanti. Questo sofisticato meccanismo serve alla medusa sia per difendersi dai predatori sia per catturare le prede, e può provocare reazioni cutanee fastidiose o dolorose nell’uomo.
Habitat e ciclo vitale della medusa
Le meduse popolano tutti gli oceani del pianeta, dalle tiepide acque tropicali fino ai mari più freddi, adattandosi a una straordinaria varietà di ambienti. Alcune vivono vicino alla superficie, lungo le spiagge sabbiose o tra le barriere coralline, mentre altre si spingono in profondità. Esistono persino specie che si sono adattate a vivere in acqua dolce, sebbene siano più rare.
Nel Mar Mediterraneo è possibile incontrare diverse specie, alcune delle quali sono divenute particolarmente comuni negli ultimi anni. Questo aumento è spesso legato ai cambiamenti climatici, alla temperatura del mare più alta e alla scomparsa dei predatori naturali, come le tartarughe marine.
Accanto a queste specie autoctone, si stanno diffondendo nel Mediterraneo anche meduse aliene, introdotte accidentalmente da navi o correnti marine, che si adattano rapidamente a nuovi ambienti. Un esempio è la Carybdea marsupialis, una cubomedusa tipica dell’Atlantico, il cui veleno può provocare ustioni dolorose e, in casi rari, reazioni gravi.
Le meduse non sono un organismo “finito”, ma una fase del ciclo vitale dei cnidari: questo ciclo è affascinante e complesso, e alterna due forme ben distinte - il polipo e la medusa. Il polipo vive attaccato al fondale e si riproduce asessualmente attraverso gemmazione, dando origine a copie di sé. Quando il polipo raggiunge la maturità, dà il via ad una fase in cui genera piccole meduse chiamate efire, che si liberano nell’acqua e crescono fino a diventare adulte.
Le meduse, una volta adulte, si riproducono sessualmente, liberando nell’acqua spermatozoi e uova. Dopo la fecondazione nasce uno zigote, da cui si sviluppa una larva planula capace di nuotare. Questa, trovato un ambiente favorevole, si fissa al fondale e si trasforma a sua volta in un polipo.
Curiosità e adattamenti
Con i loro corpi traslucidi, fluttuanti e dai colori sorprendenti, le meduse sono tra le creature più affascinanti e misteriose dell’oceano. Nonostante la loro apparente semplicità, questi animali marini custodiscono segreti evolutivi e biologici che ancora oggi stupiscono la comunità scientifica e potrebbero persino aprire nuove frontiere nella medicina del futuro. Oltre alla loro morfologia ed al ciclo di vita complesso ed affascinante - di cui abbiamo già parlato - ecco altre curiosità che le rendono esseri viventi straordinari:
- Esistono da milioni di anni: le meduse popolano gli oceani da oltre 600 milioni di anni, ben prima dei dinosauri. I più antichi fossili di medusa risalgono al periodo Paleozoico, confermandole tra le forme di vita più longeve del pianeta.
- Si muovono in verticale, ma si lasciano trasportare dalle correnti: pur essendo capaci di un movimento attivo, basato su contrazioni ritmiche del loro ombrello, le meduse riescono a muoversi soprattutto in senso verticale, ma il loro spostamento orizzontale dipende dalle correnti, che possono trasportarle anche per lunghe distanze.
- Il loro corpo può essere bioluminescente: alcune specie sono in grado di produrre luce. La bioluminescenza può avere diverse funzioni: spaventare i predatori, attrarre prede o comunicare con altri individui. Questa luce può essere generata autonomamente o grazie a batteri simbionti.
- Pungono anche dopo la morte: i tentacoli delle meduse contengono cnidociti, cellule specializzate che rilasciano filamenti urticanti al minimo contatto. Anche quando la medusa è morta e spiaggiata, i cnidociti possono ancora attivarsi, causando fastidiose irritazioni o vere e proprie ustioni.
- Una di loro è tra gli animali più velenosi del mondo: la temuta Chironex fleckeri, nota come “vespa di mare”, è una cubomedusa diffusa nelle acque tropicali australiane. Il suo veleno può essere fatale in pochi minuti, causando necrosi, shock e arresto cardiaco anche con un contatto superficiale.
- Esistono meduse giganti e minuscole: la medusa criniera di leone (Cyanea capillata) è considerata la più grande al mondo, con tentacoli che possono superare i 30 metri di lunghezza. Al contrario, la minuscola Carukia barnesi, grande pochi millimetri, è tra le più velenose: può provocare la pericolosa sindrome di Irukandji, con sintomi ritardati ma molto dolorosi.
- Sono una risorsa alimentare: le meduse svolgono un ruolo ecologico importante: nutrono tartarughe marine e pesci luna, e riciclano materia organica negli oceani. Alcune specie sono considerate una risorsa alimentare in Asia, e si studia il loro collagene marino per usi cosmetici e terapeutici.