Orso bruno, caratteristiche e habitat

A rischio di estinzione in Italia, sulle Alpi l'orso bruno è oggetto di progetti di ripopolamento che, se da un lato hanno prodotto i risultati sperati, dall'altro hanno inasprito i conflitti causati dalla convivenza fra uomo e orsi.

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Caratteristiche dell'orso bruno europeo 

L'orso bruno (Ursus arctos) è un grande mammifero dal pelo ispido, appartenente alla famiglia Ursidae, originario dell'Europa, dell'Asia e del Nord America nordoccidentale. Conta numerose sottospecie, a seconda delle specifiche caratteristiche e dell'habitat di diffusione.


Qual è la differenza tra orso bruno e grizzly? Sebbene gli orsi bruni nordamericani siano tradizionalmente chiamati grizzly, questo nome comune si riferisce formalmente alla sottospecie Ursus arctos horribilis, diffusa nel nord-ovest del Nord America. Nello specifico l'habitat tipico del grizzly sono le estese foreste di conifere delle zone montuose, ma può spingersi anche fino alle grandi praterie boscose delle aree centrali degli Stati Uniti. Di grandi dimensioni e ricoperto da una folta pelliccia marrone scuro o rossiccia, possiede una testa grande, rotonda e concava. Sulla schiena presenta un'evidente massa muscolare, che dà origine a una gobba pronunciata.

L'orso bruno europeo - o meglio euroasiatico - è invece più agile e meno imponente. Di colore generalmente scuro, ha un peso medio che si aggira attorno ai 260–300 kg. La sua indole è solitaria, più tranquilla rispetto a quella del grizzly.

In Europa vi sono circa 25.000 orsi bruni, suddivisi in popolazioni frammentate: dalla Spagna a ovest fino alla Russia a est, dalla Scandinavia a nord fino alla Romania e alla Bulgaria a sud. L'Ursus arctos è estinto nelle isole britanniche.


 

Orso bruno in Italia 

Dove vive l'orso bruno in Italia? In Italia si contano tre distinti nuclei di orso bruno, di cui due sulle Alpi (orso bruno trentino), uno sull'Appennino centrale (orso bruno marsicano): 

  • Ursus arctos nel Trentino occidentale;
  • Ursus arctos nel Tarvisiano (nei pressi di Udine) e nelle zone di confine tra Friuli Venezia Giulia, Austria e Slovenia
  • Ursus marsicanus. Simbolo del Parco d'Abruzzo, è una sottospecie differenziata geneticamente dagli orsi delle Alpi e rappresenta, dunque, un endemismo esclusivo dell'Italia centrale.


 

L'orso sulle Alpi e sull'Appennino

L’orso che abita le Alpi italiane mostra le stesse caratteristiche fisiche dei vicini europei, posto che la sua attuale presenza - a rischio sul territorio negli scorsi decenni - è riconducibile a un progetto di ripopolazione, a partire da esemplari provenienti dalla vicina Slovenia.

L’orso bruno marsicano è dotato, invece, di un mantello di colore bruno marrone, più chiaro sulla testa, sul collo e sul dorso. Il muso è più corto e tozzo rispetto all'orso bruno europeo. Mediamente un orso maschio adulto ha un peso che si aggira intorno ai 140 - 210 kg (le femmine sono più piccole) e una lunghezza massima di 150 - 180 cm.  


 

L'alimentazione dell'orso bruno

L'orso bruno è onnivoro. Si nutre di bacche, frutta, germogli, bulbi, tuberi, radici, miele, piccoli mammiferi, pesci e carcasse di animali.

La sua dieta varia sensibilmente in relazione alla stagione e alla disponibilità del territorio.

Una curiosità: l'orso bruno spesso nasconde il cibo in buche poco profonde, per recuperarlo quando necessario.                                                                                                                                                                                                                                 

Orso bruno, animale in via di estinzione

Gli orsi bruni hanno una distribuzione geografica molto ampia, che ne influenza la popolazione complessiva, stimata in oltre 200.000 individui

Questo numero fa sì che, seppure inserito nella lista rossa delle specie minacciate di estinzione redatta dall’IUCN, l'Ursus arctos venga classificato dalla stessa come “stabile”.

Una condizione che non rispecchia la situazione italiana, dove gli orsi vivono al contrario in uno stato di criticità e sono considerati animali in via di estinzione a causa dell’esiguo numero, dell’isolamento e del persistere di minacce, soprattutto antropiche. 

Complessivamente, sulle Alpi si stima una presenza di circa 100 esemplari, in crescita negli ultimi anni, dopo la reintroduzione avviata con il progetto Life Ursus.

Per quanto riguarda l'orso bruno marsicano, grazie ai monitoraggi genetici si è potuta stimare una popolazione di circa 50 esemplari, con un intervallo tra 45-69 nel territorio del Parco nazionale d'Abruzzo e zone limitrofe.
 
                                                                                                                                                                                                                      

Attività antropica e pericolo per la vita degli orsi

Nonostante le norme nazionali e internazionali in sua tutela, l’orso bruno è tuttora vittima della persecuzione diretta e indiretta da parte dell’uomo. 

L'attività di bracconaggio, unita all'alto tasso di incidenti stradali, rappresenta una minaccia per la sopravvivenza della specie a medio e lungo termine.

Grande mammifero, l'orso bruno necessita di ampi spazi. La presenza nel suo areale di strade, centri abitati e altre infrastrutture frammentano il suo habitat, compromettendone la possibilità di aumentare di numero e raggiungere livelli di maggiore vitalità.

Nonostante ciò, in seguito ai già citati progetti di ripopolamento, il numero di esemplari di orso bruno delle Alpi sta crescendo. Una buona notizia, il cui rovescio della medaglia è rappresentato d'altro canto da un inasprimento dei conflitti con la popolazione, non più avvezza alla convivenza con i plentigradi e intimorita dal loro avvicinamento ai centri abitati, in cerca di cibo. Il ritorno dell'orso bruno può, inoltre, creare problemi alla fruizione del territorio da parte dell’uomo e conflitti legati all’allevamento. 

Per facilitare la coesistenza, il WWF suggerisce di mettere in campo alcune strategie, che spaziano dalle recinzioni elettriche a bassa tensione per proteggere il bestiame domestico, alle fonti alternative di cibo per gli orsi, all’uso dei cani da guardiania. A queste si accostano le buone pratiche, che la popolazione residente e i turisti possono adottare nella duplice ottica del rispetto e della corretta cautela nei confronti dei grandi mammiferi.  

Tutto per imparare a gestire gli eventuali incontri e per prevenire le spiacevoli conseguenze che possono scaturire da una vicinanza non adeguatamente preparata. Non ultime le catture, le reclusioni e le ordinanze di esecuzione, predisposte recentemente nei confronti di alcuni esemplari di orsi. 
                                                                                                                                                                                                    
 

Il caso di M49 e JJ4

La storia dell'orso Yen - salvato dai bracconieri in un'operazione condotta da Animal Asia - era giunta fino a noi, dal Vietnam, nel 2021. Tuttavia, anche all'interno dei confini nazionali non mancano casi rappresentativi di orsi divenuti famosi per le loro vicende, non sempre purtroppo a lieto fine. Un esempio è Juan Carrito, orso marsicano particolarmente confidente nei confronti degli umani, che - dopo ripetuti avvicinamenti, catture e rilasci - è tristemente morto in un incidente stradale.

Tuttavia, i casi più eclatanti e seguiti dai media riguardano forse due orsi bruni trentini: il fuggiasco M49 e la mamma-orsa JJ4

L'orso M49 o Papillon, salito agli onori della cronaca nel 2019 e nel 2020 per essere più volte fuggito dal Centro faunistico di Casteller - area che gli animalisti definiscono inadeguata al benessere dei plentigradi - si rese protagonista di una rocambolesca fuga a più riprese sulle pendici del monte Marzola e sul territorio limitrofo. Attualmente, a dispetto del suo spirito indomito, Papillon risulta ancora trattenuto all'interno del centro faunistico, senza che ne si possano comprovare le effettive condizioni di salute fisica e psico-emotiva.

Tragica ed emblematica, la vicenda di JJ4 è ancora più recente. Responsabile dell'uccisione del giovane runner Andrea Papi nei boschi di Caldes, lo scorso 5 aprile 2023, l'orsa è stata catturata dai forestali e rinchiusa nel recinto del Casteller.

Dopo una prima ordinanza di abbattimento- sospesa dal tribunale amministrativo regionale di Trento dopo il ricorso delle associazioni animaliste - è giunta il 27 aprile 2023 una seconda ordinanza, firmata dal Presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti.

E' previsto che la sentenza venga espletata in data 11 maggio, nel frattempo si attendono inevitabili, ulteriori sviluppi per una vicenda in grado di dividere nettamente l'opinione pubblica. Da un lato, chi ritiene che la possibilità di avere giustizia per la morte del giovane passi necessariamente attraverso l'esecuzione dell'orsa; dall'altro, chi sostiene che l'abbattimento del plentigrado sarebbe un ipocrita abuso di potere, dettato da una visione tanto antropocentrica da negare agli uomini le proprie responsabilità nell'accaduto.  
 

Fonti: