Panda, l'orso vegetariano

Simbolo delle specie in via di estinzione e della loro tutela, il panda è un animale che necessita di protezione. Orso quasi vegetariano, fortemente dipendente dalla salute delle foreste di bambù, è vittima della crescente antropizzazione. La deforestazione e la cementificazione, in particolare, distruggono o frammentano il suo habitat, rendendo difficoltosi gli spostamenti per la ricerca di cibo e per gli accoppiamenti.

panda

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Panda, origini e diffusione

Quanti tipi di panda ci sono? Quando si nomina il panda, è immediato pensare al simpatico, grande animale-simile a un orso- dalla livrea bianca e nera. Si tratta del cosiddetto panda gigante o panda maggiore (Ailuropoda melanoleuca), mammifero appartenente appunto alla famiglia degli ursidi, distinto dal panda rosso dell’Himalaya (Ailurus fulgens) e dal panda rosso cinese (Ailurus styani), decisamente più piccoli e simili morfologicamente ai procioni.
 

È importante chiarire che, nonostante condividano il nome, il tipo d'habitat, la dieta e un osso allargato chiamato pseudo-pollice, il panda gigante e il panda rosso sono solo lontanamente imparentati.

Il nome cinese del panda gigante è 大熊猫 (dàxióngmāo /dah-sshyong-maow, “grande orso gatto”),  mentre con la parola 小熊猫 (xiǎo xióngmāo, “piccolo orso gatto”), ci si riferisce al panda rosso.  
 

Originario della Cina centrale e noto da sempre alle popolazioni locali, il panda gigante fu “scoperto” e conosciuto nel mondo occidentale solo nel 1869, grazie al gesuita naturalista francese Armand David.

 

Per molti decenni, la precisa classificazione tassonomica del panda gigante non è stata molto chiara, poiché l'animale condivide alcune caratteristiche con gli orsi, altre con i procioni. Tuttavia, studi molecolari hanno indicato che il panda maggiore può essere a tutti gli effetti incluso all'interno della famiglia Ursidae, al pari dell'orso bruno e dell'orso polare.

 

Comune un tempo in diverse aree della Cina, all'interno delle quali si spostava agilmente alla ricerca di cibo, oggi la sua diffusione è frammentata, relegata a poche aree isolate, con un'estensione complessiva di circa 23.000 km2.


 

Habitat

Dove vivono gli orsi panda? Strettamente e inevitabilmente legati al bambù, i panda vivono nelle foreste dove questa pianta cresce e si diffonde, sulle montagne ad altitudini comprese tra 1200 e 3000 metri. 
 

Il panda gigante abita solamente alcune aree Cina, precisamente nella parte occidentale del Paese, nelle province di Sichuan, Gansu e Shaanxi. 
 

In queste zone, esistono delle vere e proprie aree protette, definite “santuari del panda gigante”, vasti territori che comprendono vari parchi naturali, in cui vivono altre specie minacciate, come ad esempio il panda rosso.
 

Il panda è un animale tendenzialmente solitario, che trascorre nutrendosi la maggior parte della giornata. La notte, invece, si rifugia in ripari naturali come cavità di alberi, fessure nelle rocce o grotte.


 

Bambù come risorsa

Le diverse specie di piante di bambù di cui si nutre il panda hanno la caratteristica di fiorire contemporaneamente su grandi aree a intervalli regolari (dai 10 ai 120 anni, a seconda della specie) e poi morire.

In passato, il fenomeno non costituiva un problema perché gli animali potevano migrare verso nuove zone, ricche di altre specie di bambù.

Oggi, invece, gli spostamenti sono resi sempre più lunghi e difficoltosi a causa della frammentazione degli habitat. Per questo motivo, in caso di emergenza, le autorità cinesi hanno messo a punto un piano di salvataggio grazie al quale i panda vengono rimessi in forze in speciali stazioni di accoglienza prima di essere trasferiti in aree dove i bambù non sono a rischio.

Per nutrirsi adeguatamente, il panda necessita di una foresta intatta. Allo stesso tempo, anche le popolazioni locali hanno una forte dipendenza dalla foresta, fonte di reddito e di legna da ardere per cucinare e riscaldare le case. Così, per evitare che l'habitat del panda venga ulteriormente minacciato da questa conflitto di interessi, il WWF dialoga con le comunità locali, allo scopo di elaborare insieme soluzioni mirate allo sfruttamento sostenibile del legno. 


 

Cosa mangia il panda

Cosa mangia l'orso panda? Sebbene sia dotato di un tratto intestinale tipico dei carnivori, il panda gigante si nutre quasi esclusivamente di bambù. 

Per saziarsi ne deve consumare grandi quantità, da 12 a 40 chili al giorno, perché si tratta di una pianta povera di sostanze nutritive. 

Sprovvisto come gli altri ursidi di pollice opponibile, il panda possiede tuttavia una particolarità anatomica che lo favorisce nel procacciarsi il cibo: il palmo della zampa anteriore è dotato di un prolungamento del carpo, detto anche pseudo-pollice, che gli permette di afferrare meglio il bambù. 

Completano la sua dieta piccole quantità di altre piante e, sporadicamente, alcuni insetti, carcasse di mammiferi e altri vertebrati o piccoli roditori.

Il panda è aggressivo? Il panda è un animale schivo e solitario che, se incontra l'uomo, è portato a nascondersi. Di carattere docile, possiede d'altro canto grande forza e un morso potente che, in caso di pericolo estremo, può utilizzare contro i suoi assalitori. 


 

Panda, orso vegetariano 

Nonostante la sua appartenenza familiare e la conseguente conformazione del suo apparato digerente- che lo vorrebbero carnivoro- il panda si è adattato a una dieta quasi completamente vegetariana, al 99% composta di bambù.

L'utilizzo del “quasi” è d'obbligo a fronte del fatto che, fra gli alimenti che sporadicamente consuma c'è anche una esigua quantità di piccoli roditori, insetti o carcasse di altri animali.



 

Cuccioli di panda

Quando nascono, i cuccioli di panda hanno dimensioni decisamente ridotte: pesano circa 100 grammi e sono lunghi appena 13 cm. Di colore rosa, sono completamente privi di pelo.

Totalmente indifesi, dipendono in tutto e per tutto dalla madre, che li nutre, li riscalda e li protegge.

Dalla terza settimana, i piccoli di panda gigante mostrano il classico manto bianco e nero. A tre mesi imparano a camminare, ma solo a sei mesi saranno in grado di muoversi con agilità tra le piante di bambù.


 

Il bracconaggio

Come è tristemente noto, il panda è una specie a rischio di estinzione. Secondo la Lista Rossa IUCN delle specie minacciate, la stima attuale è di circa 1.900 individui, di cui più della metà vive all’interno di aree protette. 

Causa primaria della forte diminuzione degli esemplari è, ancora una volta, l'uomo. La deforestazione, la costruzione di nuove strade, di dighe e di insediamenti urbani hanno come diretta conseguenza la riduzione e la frammentazione dell’habitat del panda, relegato oggi a poche aree isolate. La lontananza costringe gli esemplari a spostarsi su distanze maggiori, esponendosi con frequenza maggiore al contatto con l’uomo e a ulteriori rischi di matrice umana, primo su tutti il bracconaggio

Fortemente praticato in passato e non ancora estirpato a causa del pregio della pelliccia del panda, il bracconaggio resta una piaga capace di minacciare la vita di una specie già in difficoltà.

Se le multe molto elevate cui sono sottoposti i bracconieri sorpresi a cacciare panda hanno in qualche modo arginato il problema, il bracconaggio non cessa inoltre di essere un pericolo indiretto per l'orso asiatico, che cade vittima delle trappole posizionate per catturare altri animali.


 

Panda simbolo del WWF

Scelto come logo dal WWF, il panda è diventato l'emblema degli animali in via di estinzione e il simbolo di oltre 50 anni di impegno per la protezione delle specie nel mondo.

La migrazione e lo scambio genetico fra panda relegati in piccoli scorci di foresta, lontani fra loro, sono quasi impossibili. Circa metà delle popolazioni di panda conta meno di dieci esemplari e l'endogamia cui questi sono costretti ne aumenta la vulnerabilità alle malattie, con ulteriori effetti negativi sulla conservazione della specie.

Vorremmo che il panda si potesse dichiarare finalmente fuori pericolo e dedicarci ad altre specie minacciate facendo di lui il simbolo delle campagne di conservazione vintesi legge sul sito dell'organizzazione ambientalista, “ma quel giorno è ancora lontano e dobbiamo continuare a impegnarci nell’istituzione di nuove aree protette e nella corretta gestione delle riserve WWF cinesi che permettono ai panda di spostarsi, nutrirsi e riprodursi in modo sicuro”. 


 

Volontariato a tutela delle specie

Dobbiamo sostenere il lavoro quotidiano degli addetti e dei veterinari delle riserve, come la riserva di Wolong, che, non solo si prendono cura degli esemplari di panda, ma continuano ad organizzare corsi di educazione e sensibilizzazione allo sviluppo sostenibile per le popolazioni locali. Il nostro impegno, inoltre, è incentrato su attività di sensibilizzazione del governo cinese in relazione a tematiche come la deforestazione e il bracconaggio” dichiara il WWF, riferendosi alle attività, compiute a più livelli per tutelare i panda, a rischio di estinzione. 

Principale associazione a tutela delle specie selvatiche, il WWF è presente in modo capillare sui territori di tutto il mondo. Per agire con forza e costanza, conta sull'impegno di volontari, organizzati in gruppi territoriali e nuclei per la vigilanza ambientale, che mettono a disposizione il loro tempo e le loro competenze per promuovere la cultura ambientale, in difesa della natura e delle specie minacciate. È possibile diventare volontario WWF consultando il sito e compilando l'apposito form.

Esiste, inoltre, una varietà di altre associazioni che richiedono volontari e permettono alle persone che hanno a cuore la vita degli animali di recarsi su diversi territori a dare operativamente il proprio supporto.

In Italia, per esempio, sono molti i Centri ONLUS, operativi ogni giorno 24 ore su 24, che recuperano la fauna autoctona ed esotica trovata ferita, in difficoltà oppure sequestrata dalle autorità giudiziarie per maltrattamento, commercio e detenzione illeciti.

 

L'associazione Keep The Planet, invece, organizza campi di volontariato ambientale in tutto il mondo, in collaborazione con realtà locali, attive sui territori di azione. L'obiettivo è uno e comune: salvaguardare gli animali e gli ecosistemi a rischio, scendendo attivamente in campo e mettendo le proprie risorse al servizio della natura.
 

Fonti