Acqua di San Giovanni, cos’è e come si prepara

L'acqua di San Giovanni è un'acqua a base di fiori ed erbe che si prepara nell'omonima notte, dedicata al Santo, tra il 23 e 24 giugno.
La tradizione popolare attribuisce a questa preparazione la capacità di richiamare a sé amore, prosperità e benessere.

acqua-san-giovanni

Credit foto
©mikeosphoto - 123rf

L'acqua di San Giovanni è una miscela a base di fiori e piante da preparare nella notte tra il 23 e 24 giugno.

Secondo la tradizione, quest' acqua servirebbe per richiamare a sé amore, prosperità e benessere. L’Acqua di San Giovanni è infatti legata a un rito antico propiziatorio di benessere, fortuna, amore.
 

 

 

Cos'è l'acqua di San Giovanni

Il solstizio d’estateè considerato un passaggio magico, durante il quale vengono celebrate le forze della Natura a protezione della nuova stagione che si avvicina.
 

Nella notte magica che segna questo nuovo inizio, viene preparata l’Acqua di San Giovanni, che secondo la tradizione originaria servirebbe a contrastare le calamità e sarebbe propiziatoria per la per il raccolto. Anche in molte tradizioni nordiche il rito si conserva e si perpetua.

 

Le erbe di San Giovanni vengono raccolte proprio nella notte tra il 23 e il 24 giugno per poi essere immerse in acqua di fonte in modo da farle macerare a temperatura ambiente per tutta la notte.
 

L’ingrediente elettivo è la rugiada, da sempre simbolo lunare, femminile, che deve intridere la miscela di fiori ed erbe spontanee tradizionalmente raccolte all’imbrunire e lasciate in acqua per essere esposte alle forze notturne, così che ne possano assorbire tutte le proprietà, in questo rito di passaggio.

La mattina successiva questa acqua viene utilizzata per fare bagni e lavaggi e come acqua benedetta per luoghi e animali domestici o su tutto ciò a cui si desideri infondere nuova energia.

L’acqua di San Giovanni dovrebbe dunque donare bellezza, fortuna, salute e sarebbe capace di allontanare le energie negative.

 

Ovviamente l’acqua di San Giovanni aumenta di forza e diventa più preziosa con un numero maggiore di fiori ed erbe.
 

Non vi è un vademecum preciso su quali fiori o erbe utilizzare.

 

La notte di San Giovanni

San Giovanni è conosciuto come profeta sia nella religione cattolica sia in quella musulmana, infatti viene citato anche nel Corano. Anche nelle culture nordiche si celebra la notte di San Giovanni in concomitanza del giorno più lungo dell’anno, in cui il Sole è al suo massimo potere irradiante e dona vigore e forza alla Terra, per proteggere i raccolti.

 

Il 24 giugno è un giorno speciale che, sin dall’antichità, veniva festeggiato con riti propiziatori davanti al fuoco, nello specifico durante la notte tra il 23 e il 24 giugno.

 

Questo giorno è legato alla figura cristiana di San Giovanni Battista ed è legato al sopraggiungere del solstizio d’estate. Proprio in questi giorni il sole è al suo apice, cioè a livello astronomico è inclinato rispetto all'equatore celeste nella massima posizione dando inizio all'estate.
 

Il 24 giugno è quindi il giorno più lungo dell'anno, mentre in questa notte le tenebre sono le più brevi. Si dice infatti che il Sole, simbolo di Fuoco, in questa notte, si sposi con la Luna, simbolo d'Acqua: un'unione di maschile e femminile dunque, di yin e yang.

 

La tradizione

Il rito popolare prevede l’accensione di falò e la raccolta della rugiada e la tradizione narra che erbe e fiori possano così assorbire tutta la potenza di questa unione di luce e acqua.
È peculiare trovare una tradizione tanto trasversale nello spazio e nel tempo e che unisca culture così distanti.

 

La leggenda narra che la raccolta delle erbe in questa notte speciale possa portare anche all’incontro con esseri fatati e che si possano trovare tesori nascosti: le leggende popolari raccontano di un magico fiore d’oro della pianta di felce che sboccia solo alla mezzanotte di questa nottata e che chi lo trova avrà ricchezza e salute.

 

È proprio in questa occasione che si prepara l’acqua di San Giovanni.
La notte di San Giovanni si celebra in molti paesi del mondo: dalla Spagna al Portogallo, al Regno Unito fino a Norvegia, Svezia e Finlandia.

 

Riti e preghiere della notte di San Giovanni

Nella cultura celtica si identificava questo rito con il raduno delle streghe perché molte figure femminili dedite alla fitoterapia, che allora era considerata una pratica magica, preparavano filtri e pozioni anche con effetti allucinogeni.

 

Il 24 Giugno è considerata anche una data favorevole ai matrimoni: in passato le ragazze effettuavano riti propiziatori per favorire l’amore e la ricerca di un possibile marito: come lasciare in un bicchiere un albume d’uovo esposto alla luce della luna. 
Se al mattino l’albume risultava coperto di bollicine significava che nell’arco di un anno avrebbero conosciuto l’uomo della loro vita.

 

La notte di San Giovanni è considerata anche la notte dei mille fuochi: i Fenici per primi istituirono questa usanza dei roghi in adorazione del dio Moloch, citato anche nel Levitico. Anche le popolazioni berbere usavano appiccare i roghi del 24 giugno per produrre fumo che propiziasse i raccolti e guarisse dalle malattie.

 

Il fuoco, acceso simbolicamente, servirebbe a conferire maggiore forza al Sole, per sostenere la terra e l’acqua fino al solstizio d’inverno. La Luna irradia invece l’acqua per renderla così ricca di forza generatrice.

 

I fiori e le erbe

Non esistono indicazioni precise sull'insieme di ingredienti floreali ed erbe necessari alla preparazione dell'acqua di San Giovanni ma alcune erbe possiedono particolari virtù propiziatorie.

 

Dopo il tramonto si raccolgono erbe e fiori spontanei che possono comprendere:

 

 

Durante la notte di San Giovanni vengono bruciate le erbe officinali essiccate e raccolte l’anno precedente. Da questa notte in poi è usanza cercare le nuove erbe per poterle conservare come rimedi naturali utili durante tutto il corso del nuovo anno; resta dunque un giorno molto speciale per la raccolta e le preparazioni erboristiche.

La preparazione dell'acqua di San Giovanni viene effettuata con numerose erbe differenti a seconda del luogo di provenienza.

 

La raccolta delle erbe in questa giornata è una tradizione rafforzata dalla credenza che ogni erba veda aumentare del doppio il suo potere curativo.

 

Le erbe, in questo particolare momento dell'anno, sono più esposte al sole e riescono così a potenziare la loro produzione di principi attivi; in particolar modo vi sono piante chiamate "solari" come appunto l'iperico ricche di oli essenziali che proprio grazie al sole raggiungono il loro tempo balsamico e quindi sono "mature" per essere raccolte.

 

Conservare l'acqua di San Giovanni

Una volta prodotta l’acqua di San Giovanni può essere conservata per qualche giorno (fino a un massimo di tre) in bottiglie di vetro scuro, in frigorifero per uso topico.


Senza particolari conservanti non può essere mantenuta per tempi protratti, e in ogni caso è importante fare attenzione che alcune erbe o fiori possano dare irritazione alla pelle.
 

IPERICO

Iperico, erba di san Giovanni

Credit foto
© Mykola Lunov / 123rf.com

L’iperico porta anche il nome di erba di San Giovanni, peraltro comune anche ad altri paesi europei: Saint John’s wort in inglese, Johanniskraut in tedesco, Herbe de la Saint Jean in francese, Hierba de San Juan in spagnolo. La parte utilizzata per i suoi principi attivi è costituita dalle sommità raccolte durante la piena fioritura ed essiccate.

 

La qualità degli estratti di iperico viene espressa attraverso il loro titolo in ipericine. L’iperico era già noto agli antichi greci e romani, e le sue proprietà sono state descritte già da Dioscoride e Galeno. L’iperico è stato riportato anche nel Regime Sanitatis della Scuola Salernitana. Nell’antichità veniva definito col nome di “fuga daemonorum” e veniva bruciato nelle case per allontanare gli spiriti maligni.

 

Le proprietà dell’iperico in base alla sua formulazione sono ben note: l’infuso di iperico agisce come:

  • Antinfiammatorio per le infezioni catarrali, polmonari, infiammazioni gastriche, e delle vie urinarie.


In estratto secco titolato viene consigliato per lievi e moderati stati depressivi, in formato oleoso per uso esterno per lenire ustioni di primo grado, mialgie, contusioni.


La particolarità dell'iperico è che una volta macerato sviscera  un pigmento rosso scarlatto che ricorda il sangue e che è capace di purificare e guarire molti disturbi.


In erboristeria la pianta di iperico è utilizzata, ad uso interno per il trattamento di lievi depressioni: è infatti in grado di agire sul tono dell'umore.

Esternamente invece è usata per la sua efficacia in caso di bruciature della pelle o irritazioni.

 

ERBA DELLA MADONNA

sedum-pianta

Credit foto
©gabriela0168 - 123rf

Oltre all’iperico esiste un’altra pianta definita "Erba della Madonna" o Pianta di San Giovanni che andrebbe raccolta la mattina del giorno dedicato al Santo.

Si tratta di una piccola piantina grassa, caratterizzata da foglioline spesse di un verde intenso e piccoli fiorellini rosati apicali che Linneo nominò:
"sedum telephium".

 

È una pianta largamente utilizzata in campo fitoterapico, soprattutto per la cura esterna e topica di piccole ferite, ascessi, punture o cisti, ma non solo.

Un tempo veniva utilizzata per le infezioni "giradito"(patereccio periunguale) di cui frequentemente soffrivano i bambini; oppure dalle nonne per ridurre i calli, per questo è nota anche come "erba dei calli".
 

È indicata anche per alcuni disturbi come:
 

  • Ascessi o gonfiore gengivale;
  • cisti sebacee;
  • corpi estranei sottocutanei;
  • ferite che faticano a cicatrizzate o processi infiammatori superficiali;
  • fistole o foruncoli;
  • ipercheratosi;
  • idrosadenite;
  • mastite;
  • osteiti e tendiniti.

 

Si può coltivare anche in casa e, secondo la tradizione popolare, sarebbe in grado di predire la buona riuscita di un matrimonio.
Una ragazza intenzionata a sposarsi dovrenne, secondo il rito, piantare in casa due fusti in un vaso: se crescono in modo uguale il matrimonio sarà durato; se crescono in maniera non omogenea la relazione di coppia non sarà facile; se uno appassisce, sarà addirittura presagio della possible morte dell'amato.


I primi boccioli del sedum iniziano a comparire verso il mese di giugno, la raccolta avviene il giorno di San Giovanni, ovvero il 24 giugno, o intorno a quella data se non si è superstiziosi. Si lavano quindi le foglie raccolte, che avranno uno spessore di almeno 2 mm, e si lasciano asciugare.


La curiosità, che attribuisce il nome alla pianta, "erba della Madonna", è che mettendone uno stelo reciso nell'armadio, raccolto il giorno di San Giovanni Battista e donato alla Madonna, lo stesso rimane vitale "miracolosamente" senza acqua, fino all'anno successivo.
 

MENTA

menta-proprietà

Credit foto
©serezniy - 123rf

Vi sono vari tipi di menta in natura, appartenenti alla famiglia delle Lamiaceae. La menta prende il nome dal greco Minthe, nome della ninfa figlia di Cocito, amata da Ade, dio degli Inferi, che per gelosia fu trasformata da Persefone in una pianta di poco conto, che conservava nel profumo l’unico segno della passata bellezza.

 

Altre fonti fanno derivare Menta dal latino "mens", mente, poiché l’uso della menta migliorerebbe le funzioni cerebrali. Vengono utilizzate le foglie per i preparati erboristici.

 

La menta possiede proprietà:

  • Broncodilatatrice; 
  • cardiotonica; 
  • vasodilatatrice;
  • ipotensiva;
  • spasmolitica intestinale;
  • stimolante dell’attività tiroidea.


Si può utilizzare sotto forma di infuso, oppure il suo olio essenziale ​​​​​​​per uso esterno da miscelare con olii vettori.
 

Nell’antichità alla menta si attribuivano virtù afrodisiache, Ippocrate la considerava un eccitante.

 

FIORDALISO

fiordaliso

Credit foto
©verooka - 123rf

Il nome botanico del fiordaliso è Centaurea Ciano. Secondo la mitologia romana, un centauro di nome Chirone venne colpito da una freccia avvelenata, ma riuscì a sopravvivere curando la ferita con dei fiori di fiordaliso.


L’estratto dei fiori possiede proprietà astringente, antinfiammatoria, diuretica. L’infuso esplica azione decongestionante, grazie alla presenza di flavonoidi utile in caso di tosse, infiammazioni del cavo orale, dello stomaco e dell’intestino.


Per uso esterno decongestiona gli occhi, in caso di:
 



Agisce anche sulla cute e capelli in caso di dermatite e forfora, lasciando i capelli lucidi.

 

LAVANDA

lavanda

Credit foto
©kazick -123rf

Il nome "lavanda" deriva dal latino "lavare", nell’antica Roma era uso spargere la lavanda e la sua essenza nell’acqua per il bagno delle abitazioni e delle terme per sfruttare le sue proprietà rilassanti.

 

La lavanda possiede proprietà:
 

  • Spasmolitiche;
  • antidepressive;
  • carminative;
  • coleretiche;
  • antimicrobiche;
  • è leggermente ipotensiva e leggermente sedativa

.

In commercio è facilmente reperibile nella versione essiccata, in estratto idroalcolico e in olio essenziale.

 

Nella medicina popolare italiana l’infuso di lavanda è utilizzato in caso di emicrania, asma, bronchite e meteorismo. Anche in Marocco viene largamente utilizzata per gli stessi disturbi. Nella Francia meridionale, la lavanda è impiegata tradizionalmente anche in cucina, soprattutto nei piatti a base di carne.

 

PAPAVERO

papavero

Credit foto
©jjfarquitectos - 123rf

Il latino "papaver" e l’italiano "papavero" potrebbero derivare dal celtico “papa”, ovvero "pappa", in riferimento all’antica usanza di mescolare il succo di questa pianta alla pappa dei bambini per farli addormentare.

 

Altre fonti attribuiscono la derivazione del nome dal sanscrito "papavira", "papavara", che significa “succo nocivo”, oppure dall’ebraico "bera", ovvero fuoco”.

 

Il papavero possiede proprietà:

  • Leggermente sedative;
  • spasmolitiche;
  • antitussive;
  • diaforetiche.



Per gli infusi vengono utilizzati i petali essiccati, e vi sono varie ricette per realizzare estratti fluidi, sciroppi, con i petali di papavero rosso e zucchero.


Invece le foglie della rosetta basale raccolte in primavera prima della comparsa dei fiori si possono consumare crude, mischiate ad altri tipi di insalata.

 

SAMBUCO

sambuco

Credit foto
©Vaclav Volrab -123rf

Il nome "sambuco" deriva dal greco "sambuché", uno strumento a corde che si costruiva con le fibre di questa pianta.


Vengono utilizzati i fiori del sambuco in erboristeria e possiedono proprietà:

  • Diaforetica;
  • diuretica;
  • galattogena;
  • emolliente a livello topico.



Il sambuco è indicato per malattie da raffreddamento​​​​​​​. I frutti freschi vengono utilizzati per preparare succhi e marmellate.


La medicina popolare utilizza il succo fresco di sambuco in caso di sciatica e nevralgie.

 

CAMOMILLA MATRICARIA

camomilla

Credit foto
©Robert Przybysz -123rf

Il nome "camomilla" deriva dal greco "kamaimelon", piccolo frutto della terra e dal latino matrix. “utero”, materno.

Della camomilla si usano i capolini e svolge azione:

  • Antinfiammatoria;
  • spasmolitica; 
  • antiulcera gastrica;
  • carminativa;
  • eupeptica;
  • blandamente sedativa;
  • antimicrobica.

 

Anche per uso topico, la camomilla matricaria è indicata in caso di:
 

  • Infiammazioni batteriche delle mucose;
  • afte;
  • gengiviti;
  • eritemi cutanei.


Possono essere effettuati anche suffumigi per le affezioni delle vie aeree superiori.

 

MALVA

malva

Credit foto
©madeleinesteinbach -123rf

Il nome "malva" deriva dal latino "mollire" o dal greco "malasso", con il significato di “ammorbidire, attenuare”.

La malva è infatti una pianta emolliente. Ricca di mucillagini svolge azione:
 

  • Antinfiammatoria delle mucose e del tratto gastrointestinale;
  • antitussiva;
  • leggermente lassativa;
  • diuretica.

 

In caso di mal di denti la tradizione popolare la utilizza come “cicca di malva”: una foglia essiccata intera messa in acqua bollente per pochi minuti, intiepidita e poi applicata sulla parte dolente e infiammata della gengiva.

 

In Ungheria era diffusa la credenza che le foglie di malva interrate davanti alle porte delle stalle potessero impedire alle streghe di rubare il latte.

 

FINOCCHIO SELVATICO

finocchietto

Credit foto
©Alena Haurylik / 123rf.com

Il nome "finocchio" deriva dal latino "foeniculum", diminutivo di fieno, alludendo al colore della pianta quando secca e ingiallisce. In erboristeria si utilizzano largamente i frutti.

 

Il finocchio selvatico o vulgare svolge azione:
 

  • Spasmolitica del tratto gastrointestinale;
  • carminativa;
  • eupeptica;
  • diuretica;
  • galattogoga;
  • espettorante;
  • secretolitica;
  • simili-estrogenica.

 

L’olio essenziale di finocchio nella tradizione è considerato un rimedio efficace contro i pidocchi. Un tempo era consuetudine utilizzare il finocchio fresco per mascherare il sapore del vino scadente, da qui il termine “infinocchiare”.