Chi sono i Sikh

Vengono chiamati sikh i praticanti del sikhismo, religione monoteistica nata tra India e Pakistan: il quinto culto più praticato al mondo ha messo radici anche in Italia.

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Vengono chiamati sikh i praticanti del sikhismo, religione monoteistica nata a cavallo tra il quindicesimo e il sedicesimo secolo, in seno al Punjab, area oggi divisa tra India e Pakistan. 

 

Il Sikhismo

Si tratta di una religione sconosciuta ma piuttosto importante se consideriamo che è la quinta più praticata al mondo e che i suoi fedeli si comportano come una vera comunità fraterna senza divisioni in sette e senza fare una vita del tutto individuale. 

 

Le linee etiche dei sikh sono semplici e ben praticate: vivere una vita attiva e pratica, basata sulla verità, la lealtà, la purezza e l’autocontrollo. Capisaldi del sikhismo sono la fede in un unico dio del quale è fondamentale ricordare e ripetere interiormente il nome, il servizio disinteressato verso tutta la comunità e la condivisione della prosperità personale con gli altri.

 

Subito dopo l’autorità assoluta riconosciuta all’unico dio, il sikhismo attribuisce grande importanza ai dieci guru della tradizione e a specifici testi sacri. 

 

Guru Nanak

Il primo e più importante dei guru sikh è Guru Nanak, fondatore del sikhismo, da lui visto come un sistema sia spirituale che sociale in grado di creare una società basata su sani valori universali, ma anche ricca di una prosperità sempre condivisa con tutti, in fratellanza, uguaglianza e virtù. 

 

Guru Nanak intraprese almeno quattro viaggi spirituali in Asia, passando attraverso i moderni stati Pakistan, Afghanistan, Turkmenistan, Iran, Arabia Saudita, Yemen, Giordania, Iraq, Israele, Siria, Libano, Nepal, Cina, Sri Lanka, Bangladesh e Myanmar.

 

La filosofia Sikh

Il centro attorno al quale la filosofia sikh ruota è il concetto di un unico dio, inesprimibile e incomprensibile, che funge da supremo magnete per liberarsi dalla vita egoica, vista come un’illusione che acquista senso solo se vissuta virtuosamente con amore. Tale amore è l’Akal, la verità atemporale in grado di liberare e salvare dalle sofferenze. 

 

Infatti per i sikh la liberazione non è in paradiso ma in un costante stato di Akal: aderenza alla verità della vita. Musica e canti sono spesso utilizzati per dare forma alla devozione. Esistono poche restrizioni nel sikhismo: il divieto di radersi e tagliarsi i capelli, il divieto di assumere sostanze inebrianti, il divieto di creare una casta ecclesiastica, il divieto di mangiare carne di animali uccisi in modo non rituale, il divieto di avere rapporti sessuali extraconiugali.

 

L'aspetto dei Sikh

Il divieto di radersi peli e capelli dà ai sikh il loro aspetto tipico: lunghi  baffi, lunga barba, e lunghi capelli raccolti all’interno di un turbante. Le donne portano generalmente un velo simile ad un sari indiano. Non di rado i sikh portano con sé un pugnale rituale chiamato kirpan

 

In molti paesi i sikh sono spesso presi per mussulmani, per via del loro aspetto e, soprattutto per via del turbante, ed è interessante vedere con quanta pazienza i sikh spieghino la differenza tra la loro religione e quella dei seguaci di Maometto. 

 

I Sikh in Italia

Da qualche anno una folta comunità sikh si è stabilita anche in Italia e, come tutte le altre società sikh nel mondo, si è subito integrata per via della naturale tendenza a dedicarsi al lavoro e a guadagnarsi da vivere onestamente. 

 

Proveniendo da un’area dell’India dove l’allevamento di bovini e la produzione di prodotti caseari va avanti da millenni, anche in Italia si sono subito tuffati nella produzione di latte e formaggio, avendo acquistato grandi parti della produzione di alcuni dei formaggi nostrani più famosi in
tutto il mondo, nelle aree padane ed emiliane. 

 

In queste stesse aree, la comunità sikh ama organizzare eventi nei quali tutti sono invitati e in genere nessuno deve pagare per il cibo da loro offerto, come da antica tradizione indiana.