Mario Rigoni Stern

Nel 2008 moriva uno dei massimi scrittori di montagna. Mario Rigoni Stern ha trascorso la sua vita sull'altopiano di Asiago, da dove ha raccontato l'orrore della guerra e il rapporto con la natura.

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©www.comune.valdagno.vi.it

“Nella vostra vita vi auguro almeno un blackout in una notte limpida”.

 

“Sono uomo di montagna ma pure amo molto il mare; quelle rive povere e solitarie dove non si sentono altoparlanti e musiche ma dove unico rumore sono le onde che s’infrangono sulla riva e i richiami dei gabbiani”.
 

 

Queste parole - che dimostrano una enorme sensibilità verso la contemplazione e il rapporto con la natura che ci sta intorno - sono state scritte da uno scrittore protagonista del Novecento: Mario Rigoni Stern.

 

 

Infanzia e giovinezza di Rigorni Stern

Nato ad Asiago, sull'altopiano dei Sette Comuni, il 1° novembre 1921 da Giovanni Battista Rigoni e Annetta Vescovi, terzo di sette fratelli e una sorella, Mario Rigoni trascorse l'infanzia tra i pastori e la gente di montagna dell'altopiano. La sua famiglia, soprannominata "Stern", commerciava prodotti delle malghe alpine, pezze di lino, lana e manufatti in legno della comunità dell'Altipiano.

Nel 1938 si arruolò volontario alla scuola centrale militare di alpinismo di Aosta e in seguito combattè come alpino al confine con la Francia e poi sul fronte greco-albanese. Ma è in Russia che Rigoni Stern visse la sua esperienza umana più forte, che segnerà la sua carriera da scrittore.
 

 

Gli anni della guerra e il coinvolgimento in prima persona

Da indottrinato e fervente sostenitore della guerra contro la Russia sovietica a disilluso e antifascista: l’alpino sopravvisse alla disfatta dell’esercito italiano in Russia (da dove circa 100 mila soldati non fecero ritorno) e una volta rientrato in patria scoprì che nessun giornale aveva parlato né dell'accaduto, né degli scontri e dei morti. Anzi i reduci vennero quasi nascosti, per evitare che si sapesse della disastrosa campagna.

Fatto prigioniero dai tedeschi dopo la firma dell'armistizio di Cassibile del 1943, rifiutò di aderire alla Repubblica sociale di Salò di Mussolini e fu deportato in un campo di concentramento a Hohenstein, nella Prussia orientale, oggi Polonia. Durante la prigionia scrisse un diario delle sue esperienze in guerra.

Dopo la Liberazione, rientrò a casa a piedi attraversando le Alpi al termine di due anni di prigionia, era il 5 maggio 1945. Da Asiago non si sposterà più.

Sposato nel 1946 con una sua vecchia compagna di scuola, Anna Maria, Rigoni Stern ebbe tre figli: Alberico, Giovanni Battista e Ignazio. Lavorò come impiegato presso l’ufficio imposte del comune di Asiago fino al 1970 per poi dedicarsi alla scrittura a tempo pieno.
 

La carriera da scrittore

La sua “carriera” da scrittore era iniziata già nel 1953 con il libro autobiografico “Il sergente della neve”. Negli anni precedenti, Rigoni assistette l’amico scultore Giovanni Paganin, costretto a letto per una malattia, leggendogli le memorie della ritirata dal fronte del Don, che aveva scritto durante gli anni di prigionia.

È proprio lo scultore a insistere perché l’autore sottoponga il suo manoscritto ad Elio Vittorini, il quale ne rimase talmente entusiasta da diventare il principale sostenitore della pubblicazione del primo libro di Rigoni. Pubblicato da Einaudi, divenne fin da subito un grande successo di critica e di pubblico.

Dieci anni dopo, nel 1962, Mario Rigoni Stern pubblicò il suo secondo libro: la raccolta di racconti intitolata “Il bosco degli urogalli”, curata da Italo Calvino. In quest’opera, così come nel seguente “Uomini, boschi e api” (1980), lo scrittore dimostra tutto il suo amore per la natura, per la montagna e per la sua terra natìa. Molti anni più tardi, un altro scrittore di montagna, Paolo Cognetti, definì questo libro come “L’atto di nascita del nostro più grande scrittore di montagna”.

Inoltre, sul finire degli anni Sessanta, ha collaborato alla sceneggiatura de “I recuperanti”, film per la televisione del 1970 girato da Ermanno Olmi sulle vicende delle genti dell'altipiano all'indomani della seconda guerra mondiale.

Per le tematiche di stampo neorealistico, Rigoni Stern è stato spesso associato a Primo Levi e Nuto Revelli. Ma nelle sue opere sono evidenti anche gli influssi di Joseph Conrad - che scoprì da adolescente - di Ernest Hemingway e pure Lev Tolstoj: con le sue descrizioni del paesaggio russo, la steppa sconfinata, la povertà e la semplicità del mondo contadino.

 

L’impegno civile e gli ultimi anni di vita

Dagli anni '70 agli anni 2000, Mario Rigoni Stern ha affiancato a un’intensa attività editoriale il suo impegno politico e civile rivestendo la carica di assessore nel comune di Asiago animando le campagne contro la lottizzazione e il consumo di suolo delle campagne dell’altopiano.

Più recentemente, ha partecipato alla stesura del Piano territoriale di coordinamento della Regione Veneto, che commenterà così: “Sono sempre più convinto che queste nostre montagne alle spalle delle città industrializzate e per il traffico rese invivibili, saranno, con il mare, la salvezza al vivere quotidiano di chi vi è costretto per lavoro”.

Nel 2003 viene nominato Cavaliere di Gran Croce da parte del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e rifiuta la nomina di senatore a vita per rimanere nel suo paese natale. Nel 2007 gli venne diagnosticato un tumore al cervello, ma rifiutò di farsi ricoverare in ospedale.

Nell’ultimo anno della sua vita si è fatto accompagnare dai figli tra i suoi luoghi più cari dell’Altopiano. Lo scrittore è morto  il 16 giugno del 2008 nella sua casa, costruita con le proprie mani. Per sua stessa volontà la notizia della morte fu data solo a funerali celebrati.

 

Le opere più importanti

Tra i libri e le sceneggiature più celebri dell'autore:

  • Il sergente nella neve (1953)
  • Il bosco degli urogalli (1964)
  • I recuperanti (Sceneggiatura, 1970)
  • Uomini, boschi e api (1980)
  • Le stagioni di Giacomo (1995)
  • Sentieri sotto la neve (1998)