Ramalinga Swamigal

Esistono maestri spirituali che non hanno mai investito nella diffusione del loro messaggio e della loro figura: uno di questi è Ramalinga Swamigal, chiamato "Vallalar", che significa “colui che dona gratuitamente”.

Ramalinga Swamigal

Credit foto
©CC BY-SA 4.0 Wikipedia

 

 

Ramalinga “Vallalar”, un maestro poco noto

Quando entriamo nella sfera della spiritualità e della ricerca della verità, la notorietà non è un sinonimo di qualità. Sono molti infetti i maestri spirituali e i guru famosi in tutto il mondo per i loro best-seller, per il loro numero di seguaci e (perché no?) per i loro website. 

 

Ma esistono ancora maestri spirituali o esseri illuminati che non hanno mai investito nella diffusione del loro messaggio e della loro figura. La loro azione e il loro lavoro permangono fulgidi solo per coloro che si prendono la briga di fare un percorso, spesso privo di mappe, per scoprirne i segreti. 

 

L’India conserva ancora di queste figure, e quando scendiamo nel sud dravidico possiamo entrare in contatto con la figura di Ramalinga Swamigal, chiamato "Vallalar", che in lingua locale significa “colui che dona gratuitamente”.

 

Vissuto durante il diciannovesimo secolo nel Tamil Nadu, Ramalinga dimostra sin dall’infanzia una totale predisposizione alla spiritualità. Spende il suo tempo nei templi, in meditazione, nei campi e nei villaggi poveri. 

 

Ramalinga come riformatore sociale

Prova avversione per lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, per il mercanteggiare, per il profitto, al punto di vivere spesso volutamente in una condizione di miseria. Presto prende le distanze dall’ortodossia religiosa e figura una società fraterna di supporto reciproco, basata sulla condivisione, sul dono e sull’aiuto, tanto che ancora oggi è spesso tenuto in alta considerazione in quanto grande riformatore sociale.

 

Ramalinga come poeta mistico

Ma esistono livelli ben più profondi della spiritualità di Ramalinga, che vanno oltre la filantropia e la riforma sociale. Dopo aver passato tempo in isolamento con una candela e uno specchio, Ramalinga ottiene una realizzazione divina e diviene uno Jnana Siddha, colui che ha realizzato la conoscenza più alta, non quella che deriva dallo studio o dalla speculazione, ma quella nascosta nel cuore, eterna, la conoscenza per identità. 

 

Comincerà quindi a comporre alcune delle più belle poesie in lingua tamil, della quale è ancora oggi considerato uno dei massimi esponenti letterali.

 

Ramalinga e il Jothy Agaval

La sua opera più importante, scritta di getto in una sola notte, è il Jothy Agaval, un poema sulla “Vasta Luce di Grazia” capace di illuminare non solo la mente, ma di entrare in ogni recesso dell’essere umano e di trasformarlo, senza esclusione del corpo fisico. 

 

Molti di quelli che lo seguivano per le sue azioni filantropiche cominciano ad adorarlo: diventa fruttariano, predica il veganesimo ai suoi seguaci, il suo corpo raggiunse uno stato di trasformazione che risultò impossibile da fotografare. 

 

Molti attraversavano l’India per andare a vedere questo uomo che emanava luce. Nella parte finale della sua vita fece costruire un tempio da dedicare a questa Vasta Luce di Grazia, in forma di un fuoco che per quasi due secoli non è mai stato spento. Poi fece radunare i suoi fedeli
dicendo loro che avrebbe lasciato la forma umana per entrare in tutti i corpi e cominciare un lavoro di trasformazione collettiva in quella condizione. 

 

Dopodiché si richiuse in una camera dalla quale non uscì più. Quando dopo giorni la polizia entrò con la forza, non trovò nessuno. Nei suoi scritti più esoterici, si trova tutta la conoscenza più alta del misticismo alchemico, scritta in un linguaggio poetico di chi non aveva mai avuto un’educazione ortodossa. 

 

Ramalinga e la trasformazione del corpo

Ramalinga descrive l’effetto della Vasta Luce di Grazia sui suoi liquidi corporei, sui muscoli, sulle ossa, sulle cellule. Descrive i vari passaggi per raggiungere il potere di creare corpi perfetti per via non sessuale, ed infine predice l’arrivo di uno “Yogi del Nord” che porterà avanti tale lavoro. Esiste una fondazione che riceve (pochi) volontari da tutto il mondo per portare avanti le sue opere di carità.