Gatto Sacro di Birmania, caratteristiche

Il Gatto Birmano (o Sacro di Birmania, o burmese) trova origine nella vita degli antichi templi buddisti birmani. E' in Birmania dunque (oggi Myanmar) che questi gatti erano venerati in quanto si credeva accompagnassero le anime dei sacerdoti durate il trapasso. Da qui deriva l'appellativo di "sacri".

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Origini del Gatto Birmano

Il Gatto Birmano (detto anche Sacro di Birmania o burmese) proviene dagli antichi templi buddisti della Birmania (oggi Myanmar): qui i gatti erano venerati perché si credeva accompagnassero le anime dei sacerdoti durate il trapasso.

Non ci sono certezze di come questa razza si sia diffusa in Europa: si narra di un americano, Cornelius Vanderbilt, che, negli anni Venti del Novecento avrebbe sottratto una coppia di esemplari per la riproduzione, portati poi in Francia. La femmina, unica sopravvissuta, avrebbe partorito una cucciolata favorendo la diffusione della razza in Europa.

 

Caratteristiche del gatto sacro di Birmania

Il gatto di razza birmana è di media stazza dal pelo semilungo. E’ un felino molto elegante, dall’andatura sinuosa quasi in punta di “zampa”, malgrado la sua muscolatura ben strutturata.

La leggenda narra che un monaco che possedeva un gatto bianco dagli occhi gialli vivesse in un tempio con altri cento gatti. Durante un assalto di predoni il monaco venne ucciso mentre pregava davanti alla statua di una Dea dagli occhi azzurri e dalle vesti dorate.

Il gatto allora, impressionato dall'avvenimento, sarebbe salito sul corpo esanime del suo padrone iniziando a fissare la statua della Dea. E, fissando la Dea, avrebbe cominciato un processo di trasformazione: i suoi occhi divennero blu zaffiro, il pelo del corpo color oro, zampe, muso, orecchie e coda color terra, i piedi invece bianchi.

Il gatto avrebbe vegliato il monaco per alcuni giorni fino a lasciarsi morire anch’esso. Si narra che allora anche tutti gli altri cento gatti si sarebbero trasformati, assumendo gli stessi colori del manto e degli occhi del gatto deceduto. 
 

Morfologia del gatto burmese

Il Gatto Birmano può definirsi di dimensioni medio-grandi. Il suo Dna possiede geni siamesi. Si evince dal manto chiaro, color avorio/beige, con le estremità scure, zampe, coda, muso ed orecchie sono sfumate color caffè, mentre l’addome è bianco.

Gli occhi sono blu, che possono cangiare dall’azzurro al grigio scuro. In realtà il Birmano è un gatto colourpoint con alcune varianti: abbiamo imparato cosa siano i point di colore per alcune razze di gatti, quindi maschera, orecchie, guanti, coda, di colore differente rispetto al resto del corpo.

Quello originario è il seal-point, esistono poi anche:

  • il Birmano Chocolate point, con punte di colore marrone più caldo;
  • il Birmano Blue Point con punte grigie/blu;
  • il Lilac Point con punte lilla;
  • il Red Point con punte rosa.
     

Il pelo è semi-lungo sui fianchi e sul corpo, molto folto sul collo, di una consistenza morbida e setosa. La testa è ben strutturata, solida e tondeggiante, con zigomi evidenti e tartufo rivolto verso il basso. Le zampe sono muscolose e corte, con piedi grandi e arrotondati. La coda è di media lunghezza.
 

Psicologia del Gatto Birmano

Il Gatto Birmano è una razza adatta alla vita casalinga, è mite e affettuoso ma molto giocherellone. Ama i bambini ed interagisce con loro. I suoi occhi sono comunicativi.

Il Gatto Birmano è soprannominato il gentil gatto poiché se vive con esemplari femmine o cuccioli si comporta facendo molta attenzione nel rispettare le galanterie, come attendere di mangiare dando loro precedenza. 

 

Cure e alimentazione

Malgrado sia un gatto peloso, il Birmano soffre il freddo, perché non è dotato di un folto sottopelo.

Per la stessa ragione la cura del suo manto risulta molto semplice, il pelo non si annoda e basta una spazzolatura una o due volte a settimana.
 
E' molto schizzinoso quando si tratta di alimentazione, a volte inappetente. E’ necessario variarla spesso per soddisfarlo. E’ quindi una razza non soggetta a problemi di obesità.