Erbe e rituali popolari italiani: tra tradizione e scienza
L'uso delle erbe, la consapevolezza delle loro applicazioni trae spesso spunto da tradizioni popolari e riti che nel tempo sono andati via via perdendosi, ma che raccontano di un sapere antico e affascinante

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- Le erbe nella cultura popolare italiana
- Rituali e usi tradizionali
- Dalla tradizione alla scienza: cosa è stato confermato
- Le erbe dei riti oggi
Le erbe nella cultura popolare italiana
Le erbe spontanee o di coltavazione da sempre rientrano nella cultura popolare italiana, per i loro impieghi in cucina, nelle cure casalinghe e sono fortemente legate al territorio.
Sempre più l'uso delle erbe stabilisce un legame con la natura, la sua ciclicità, la sana alimentazione e la ricerca del benessere.
I rimedi casalinghi ne vedono poi un ampio utilizzo: la camomilla e il finocchio per digerire e lenire dolori di stomaco, il tarassaco per favorire la diuresi, la depurazione di fegato e reni e abbassare la pressione, la piantaggine come antisettico.
In alcune tradizioni popolari, le erbe rappresentavano elementi di protezione dei luoghi in cui si viveva: le piante di aloe davanti a casa proteggevano dalle malattie, l’edera intrecciata proteggeva il latte prodotto dalle mucche, la piantaggine intrecciata proteggeva i bambini dagli spiriti cattivi, usi legati sicuertamente alla suggestione ma con fondamenti non casuali.
In Italia in tempi antichi si sono sviluppate scuole vere e proprie per lo studio dell’erboristeria e del valore curativo delle erbe:
La scuola medica Salernitana nel IX secolo, caratterizzata da figure femminili che si erano avvicinate alla medicina naturale
I monaci benedettini e il loro principio dell’"Ora et Labora" con cui si dedicavano alla dei giardini dei semplici, (horti simplicium) dove coltivavano le loro erbe officinali, dalle quali ricavano rimedi naturali come infusi, unguenti, tinture e cosmesi, tramandando ricette secolari.
Le conoscenze erboristiche devono un grande tributo agli ordini monastici perchè questo patrimonio è stato trasmesso di generazione in generazione, con la creazione di spezierie all'interno dei monasteri, importanti punti di riferimento per la preparazione di rimedi naturali.
Ancora oggi in Italia possiamo vantare l’esistenza di centri di questa natura come l’Abbazia di Praglia, specializzata nella preparazione di creme, unguenti, tisane e infusi a base di erbe officinali, l’Abbazia di Montecassino, con prodotti erboristici e fitocosmesi naturale, basati su antiche ricette benedettine, l’Antica Farmacia dei Monaci Camaldolesi, che roduce cosmetici, fragranze, preparati alimentari e fitoterapici, le Monache Benedettine di Santa Maria delle Grazie ad Orte, famose per la produzione di preparati erboristici come unguenti, succhi e estratti, tramandati da antiche ricette, tra cui quelle di Santa Ildegarda.
Rituali e usi tradizionali
Il rituale che è rimesto nella tradizione popolare non solo italiana è quello legato alla Notte di San Giovanni del 24 Giugno. Sono coinvolte 7 erbe coniderate “magiche:
- Iperico o Erba di San Giovanni, considerato un potente rimedio scacciadiavoli dalle proprietà antinfiammatorie e lenitive.
- Lavanda: rimedio rasserenante, estremamente profumata, utilizzata per purificare e proteggere la casa
- Rosmarino: Simbolo di memoria e fedeltà, il rosmarino è energizzante e purificante.
- Salvia: considerata sacra in molte tradizioni, apportatrice di saggezza e rettitudine
- Artemisia: erba lunare e femminile, facilita i sogni e l’intuizione, veniva usata nei riti di divinazione.
- Menta: rinfrescante, simboleggia il risveglio spirituale e veniva usata nei filtri d'amore.
- Ruta: dalle proprietà protettive contro la negatività
Il rito dell'Acqua di San Giovanni prevede la raccolta tra il tramonto del 23 e la notte del 24 giugno, di queste erbe e fiori, che vengono messe a macerare in acqua fresca lasciandole all'aperto per assorbire la rugiada notturna. La mattina successiva, ci si lava il viso e le mani con quest'acqua, in un gesto rituale per la purificazione e propiziatorio per i mesi a seguire.
Dalla tradizione alla scienza: cosa è stato confermato
La validità dei rimedi erboristici è sempre argomento di grande dibattimento. Quello che è certo è che ne è nato un corso di studi universitario, Scienze e tecniche erboristiche, e questo è già un riconoscimento ufficiale di una disciplina che attinge dalle tradizioni antiche popolari e religiose. I riti naturalmente hanno una valenza diversa e sono a coronamento forse folcloristico dell’ utilizzo di certe erbe in ambiti più esoterici.
Ciò che è stato confermato è la validità dei principi attivi delle piante in chiave preventiva. La tutela del benessere e delle buone abitudini sancite anche dall’OMS. I rimedi erboristici coadiuvano l’attività fisiologica degli apparati, non sostituiscono i farmaci in caso di malattia, ma possono essere integrati per lenire disturbi, accelerare processi di remissione, disintossicare l’organismo.
Le erbe dei riti oggi
Al giorno d’oggi non ritroviamo più i riti popolari di una volta. La scienza e lo scetticismo dilagante hanno fortemente modificato il significato alchemico di alcune usanze.
Permangono però alcune credenze che forse per superstizione forse perchè “male non fa” vengono messe in atto, soprattutto in chiave “purificatrice”: nella stessa tradizione cattolica si usa disperdere l’incenso per purificare in riti di commiato come i funerali.
La salvia bianca e il palo santo sono “ingredienti” usati per attivare fumigazioni depuratrici degli ambienti di casa, di lavoro, della persona stessa che può essere entrata in contatto con energie che ha percepito come negative. Quindi quando si inaugura una casa nuova, un’attività commerciale, chi crede in rituali propiziatori di questa natura purifica l’ambiente con grani d’incenso o bastoncini, con smudges di salvia bianca o palo santo.