Karma yoga: origini, pratica, benefici

Il Karma yoga utilizza il potenziale della mente e insegna a non avere aspettative e come migliorare per il lavoro.
Scopriamolo meglio.
 

>  Significato del Karma yoga

>  Origini e filosofia del Karma yoga

>  La pratica

>  I benefici del Karma yoga

>  I maestri e le scuole

>  Curiosità sul Karma yoga
 

Karma yoga

 

 

Significato di Karma yoga

Karma è il "non fare nel fare". Lasciare che fluidamente le realtà abbiano il proprio corso. Si agisce senza aspettare conseguenze o risultati sul breve o medio periodo. Alcuni lo definiscono lo yoga dell'azione, ma va ben intesa questa espressione nella sua valenza profonda, ovvero agire come muoversi nel mondo offrendo il risultato delle nostre azioni al Sè, o a Dio, come lo si voglia chiamare.

Cercare di fare quello che dobbiamo fare senza rimanere attaccati alla vittoria o sconfitta, al successo o fallimento.

 

Origini e filosofia del Karma yoga

Nella Bhagavad Gita si legge: 'L'uomo che ha realizzato la sua identità spirituale non ha interessi personali nell'adempiere i doveri prescritti né ha motivo di non compiere tali doveri. Egli non dipende da alcuno per nessuna cosa. Si devono dunque compiere il proprio lavoro e le proprie azioni per dovere, senza attaccamento ai frutti dell'azione, perché agendo senza attaccamento si raggiunge il Supremo." (Bhagavad Gita, III, 18-19).  

Si tratta di un tipo di yoga antichissimo, la cui origine si perde nella notte dei tempi e nei principali testi sacri dello yoga.


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La pratica

Il Karma yoga è un metodo per utilizzare il potenziale della mente. Si impara ad accedere a questa forza incredibile e a questa conoscenza. Karma Yoga è il metodo per sprigionare un'energia con cui è difficile prendere contatto ed utilizzarla perché il potenziale è già in noi ed aspetta di essere scoperto ed utilizzato.

Un ruolo molto importante riveste la meditazione e la riflessione sul proprio lavoro come uno strumento per sviluppare enormemente il nostro potenziale e avvicinarci all'illuminazione.

 

I benefici del Karma yoga

Il Karma-yoga ci insegna a non avere aspettative, ci istruisce su come lavorare per il lavoro, non-attaccati, senza preoccuparci di ciò che si compie, ci insegna anche perché dovremmo lavorare.

Il karma-yoga lavora perché è la sua natura, perché sente che è un bene per lui fare così, e non ha alcun obiettivo oltre quello. La sua posizione nel mondo è quella di un donatore, e non si preoccupa mai di ricevere nulla. Sa che sta donando, e non chiede nulla in cambio, e perciò evita la presa della sofferenza.

 

I maestri e le scuole

Le scritture Vediche, su cui poggia tutta la filosofia e la cultura indiana sono tra le più antiche del mondo (2500 a.C). Esse rappresentano un compendio di saggezza nel campo della conoscenza dell'essere umano a livello físico, metafisico e spirituale e contengono già dei riferimenti allo Yoga.

Il più importante testo classico dello Yoga è il Bhagavad Gita (300 d.C.) in cui sono illustrati i cinque principali sistemi Yoga di cui il Karma yoga fa parte (insieme all'Jnana, Rajia, Bhakti, e Hatha yoga nella sua forma ancora rudimentale).  

Il maestro di karma yoga insegnerà in principi della meditazione e non si limiterà a essere un sinegnante assente o presente a intermittenza, seguirà l'allievo in un percorso di pura illuminazione.

 

Curiosità sul Karma yoga

Patanjali, autore degli "Yoga Sutra", vissuto circa tremila anni prima  di Cristo, spiega che per raggiungere la serenità dobbiamo attraversare otto stadi.

Il primo, Yama (astinenze) conduce l'uomo a condizioni che presuppongono l'astenersi da pensieri ed atti immorali, come la falsità, il furto, l'omicidio, la caduta nelle passioni.

Il secondo,  Nyama (osservanze) richiede il rispetto della purezza interiore ed esteriore, la fuga dalla lussuria e dalle vanità. 

Il terzo stadio sono le Asana (posizioni), è la pratica dell'Hatha Yoga. Il corpo assume e mantiene nella fermezza posizioni che preaticate a lungo donano benessere psicofisico e  conducono alla meditazione.

Al quarto posto troviamo il Pranayama (dominio del prana o energia vitale), raggiungibile eseguendo metodi di respirazione psichica e ritmica, con questa tecnica ci riappropriamo dell'uso corretto del nostro respiro.

Il quinto stadio è Pratyahara (dominio dei sensi). Il sesto è Dharana (dominio della mente). La meditazione Dhyana è al settimo posto, a questo punto del percorso si ragginge la capacità di concentrarsi a lungo su un oggetto o sul vuoto allontanando ogni altro pensiero.

 

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