News

Stop all'allevamento di animali da pelliccia

La commissione Bilancio al Senato ha approvato un emendamento che decreta lo stop all'allevamento, alla riproduzione in cattività e all'uccisione di animali da pelliccia. Una misura etica e sanitaria, che si allinea al divieto già presente in numerosi altri Paesi europei.

stop-allevamento-animali-pelliccia

Credit foto
© tma09ba -123rf

Presto in Italia l'allevamento e l'uccisione di animali da pelliccia sarà soltanto un ricordo. La commissione Bilancio al Senato ha approvato un emendamento alla manovra di bilancio- a prima firma della capogruppo di Leu al Senato Loredana De Petris- che sancisce il divieto di allevamento, riproduzione in cattività e uccisione di visoni, volpi, procioni, cincillà e animali di qualsiasi specie utilizzati per ricavarne pelliccia.
 

Divieto, deroga e indennizzi

Con la manovra di bilancio, scatta dunque il divieto di allevamento e uccisione di animali da pelliccia. In accompagnamento al processo, la misura consente in deroga agli allevamenti di mantenere gli animali già presenti nelle strutture non oltre il 30 giugno 2022.

Tali strutture, che hanno subito una sospensione delle attività fino al 31 dicembre 2021 a causa dell'effettivo e potenziale dilagare del virus SARS-CoV-2 tra i visoni, saranno soggette a monitoraggio e saranno chiamate a osservare scrupolosamente le procedure di sicurezza previste dal Ministero della Salute.

Non mancheranno, d'altro canto, gli indennizzi agli allevatori, per i quali è previsto uno stanziamento di 3 milioni di euro per il 2022. Alle aziende che ancora detengono il codice attività, indipendentemente dalla presenza o meno di animali, sarà infatti riconosciuta una somma per ogni animale presente alla data di entrata in vigore della legge.

Si tratta, nello specifico, di un contributo a fondo perduto corrispondente al 30% del fatturato registrato nell’ultimo ciclo produttivo e di un contributo a fondo perduto, sino ad un massimo di 10.000 euro, per la copertura delle spese sostenute per la demolizione degli impianti o per la riconversione in attività agricola diversa.

Alle stesse imprese sarà, inoltre, riconosciuta una corsia preferenziale nell’assegnazione dei fondi del PNRR per lo sviluppo agrivoltaico e la creazione di parchi agrisolari. 
 

Che fine faranno gli animali?

Il provvedimento non può che sollevare una legittima domanda: quando gli ultimi allevamenti attivi verranno chiusi, quale destino attende gli animali superstiti? 

Carla Rocchi, presidente dell'ENPA, si è dichiarata scettica in merito alla possibilità che qualche esemplare sopravviva a luglio 2022: "Purtroppo c'è ancora mercato per le pellicce: nessun allevatore arriverà al termine imposto dal governo senza aver ucciso l'ultimo visone", ha commentato.

Se l'ipotesi si rivelasse errata, occorrerà monitorare la situazione. In tale ottica, il decreto interministeriale regolerà anche l’eventuale cessione degli animali a strutture autorizzate, preferibilmente gestite da associazioni di protezione animale riconosciute. Vigerà, inoltre, l'obbligo di sterilizzazione e il rispetto delle procedure indicate dal Ministro della Salute per la prevenzione della diffusione di zoonosi. 

Ha affermato Piero Genovesi, zoologo ricercatore dell'Ispra: "Il visone è una specie alloctona molto pericolosa per uccelli e anfibi locali. Non dobbiamo commettere lo stesso errore che si fece in passato con le nutrie, uno dei 100 mammiferi di specie aliene più invasivi al mondo. I visoni" ha aggiunto, "non andranno assolutamente lasciati liberi. Bisogna prevenire ogni rischio".
 

Una misura etica e sanitaria

In Italia, al momento, sono cinque gli allevamenti di visoni rimasti attivi dopo che, a causa di un focolaio di Coronavirus, il 14 dicembre scorso i 3mila animali della struttura di Villa del Conte, nel Padovano, sono stati abbattuti.

Ricordando che, dal febbraio 2021, l'allevamento di visoni nel nostro Paese è stato sospeso dal ministro della Salute Roberto Speranza proprio per il pericolo di trasmissione del virus, la senatrice De Petris ha affermato: "Oltre a essere un provvedimento etico, è una misura di natura sanitaria".

In Europa l'allevamento da pelliccia è già vietato in Austria, Belgio, Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Lussemburgo, Macedonia del Nord, Norvegia, Paesi Bassi, Regno Unito, Repubblica Ceca, Slovacchia e Slovenia