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E' strage di visoni in Danimarca

Soppressi e gettati in fosse comuni 17 milioni di esemplari di visoni in Danimarca. Gli animali sono stati ritenuti portatori di una variante mutata di Sars-CoV-2. La sua diffusione renderebbe meno efficaci, o addirittura inutili, i vaccini in fase di studio.

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©Philip Bird -123rf

Visoni da allevamento, è strage in Danimarca. Lo scorso 4 novembre, il governo di Copenhagen ha stabilito che era necessario abbattere circa 17 milioni di visoni, allevati nel Paese allo scopo di produrre ed esportare pellicce.

Il motivo è che, come rilevato dall'agenzia governativa Statens Serum Institut, alcuni fra questi animali erano portatori di una variante mutante di SARS-CoV-2, già trasmessa a un gruppo di persone.

Il rischio ventilato- di cui è stata immediatamente informata l'Organizzazione Mondiale della Sanità- è che, in caso di diffusione, il virus mutato potesse compromettere l'efficacia dei vaccini utili a contrastare la pandemia.
 

 

Il massacro di visoni

La Danimarca è uno dei Paesi europei con una più lunga tradizione nell'allevamento dei visoni. Dopo la notizia del contagio, il governo ha decretato l'immediato abbattimento di tutti gli esemplari per cercare di impedire la diffusione del nuovo ceppo. 

Il rischio potenziale è stato giudicato alto perché le persone contagiate con la nuova forma del virus non rispondevano positivamente nel formare anticorpi: un pericolo per l’efficacia del vaccino, dato che tutti i candidati si basano sulla produzione di anticorpi neutralizzanti. 

"Siamo il più grande produttore mondiale di pellicce di visone e gli studi scientifici provano che la variante mutante del virus di cui i visoni sono portatori appare resistente a ogni tipo di vaccino anti-Covid 19 in preparazione o quasi pronto ha dichiarato la premier Mette Frederiksen, giustificando la sua scelta. “Il rischio è troppo alto e non voglio che ci carichiamo sulle spalle la responsabilità di aprire la porta a un nuovo Covid 19 immune al vaccino in nome del nostro interesse all’export di pellicce. Dunque la decisione estrema è inevitabile, nell’interesse del mondo intero”.

Il Primo Ministro si è in seguito scusato per aver deciso di estendere l'abbattimento di visoni a esemplari non infetti senza una effettiva base legale, ribadendo tuttavia la necessità di reagire rapidamente e duramente per contenere il virus.

Ha annunciato, inoltre, misure di sostegno per gli allevatori di visoni e la comunità locale danneggiata dall'azione. 

Per accogliere i corpi dei visoni abbattuti, sono state scavate delle fosse comuni sotto la supervisione dell'autorità sanitaria danese, in concordanza con le forze armate.
 

Il lockdown regionale

Accanto alla soppressione degli animali, il Primo Ministro ha stabilito un lockdown nella “zona rossa” dello Jutland settentrionale. Proprio in tale regione, infatti, nei giorni precedenti erano state scoperte circa 350 persone positive. L’allarme è scattato quando in 12 di loro è stata trovata una versione mutata del virus.

Dopo una opportuna valutazione delle autorità sanitarie, tuttavia, il 13 novembre il Governo ha annunciato in una conferenza stampa che era possibile allentare alcune fra le più rigide misure restrittive.
 

Visoni vittime dell'avidità dell'uomo: le posizioni degli animalisti

Dal punto di vista virologico gli allevamenti intensivi sono molto pericolosi. Prevedendo la presenza di migliaia di animali accalcati in gabbie troppo piccole, infatti, favoriscono il passaggio delle mutazioni. Mutazioni che si susseguono veloci, rendendo il virus potenzialmente più forte e immune alle eventuali contromisure ideate per contrastarlo.

Per molte associazioni animaliste, la situazione non fa che avvalorare la tesi secondo la quale occorre chiudere al più presto gli allevamenti intensivi e vietare l'allevamento di animali per la produzione di pellicce.

Stando alle stime di Essere Animali, in Italia gli allevamenti di visoni sono otto: contano oltre 60 mila animali che, ogni anno, vengono fatti nascere tra aprile e maggio per poi essere uccisi tra dicembre e gennaio per ricavarne la pelliccia.

Da anni, le associazioni animaliste chiedono di chiudere gli allevamenti di visoni rimasti, innanzi tutto per rispettare i diritti di quelli che sono considerati a tutti gli effetti animali da reddito.


La drastica decisione adottata dai danesi ha indotto l’associazione Lav (Lega antivivisezione) a lanciare una petizione online e ad appellarsi nuovamente al Governo italiano affinché “decida finalmente di vietare definitivamente in Italia l’allevamento di visoni e di animali per la produzione di pellicce”.

Dal canto suo, l'organizzazione Peta (People for the Ethical Treatment of Animals) ribadisce in una nota: “Gli allevamenti di animali da pelliccia sono terreno fertile per la diffusione di pandemie. Proprio come gli allevamenti di visoni in Danimarca, Olanda, Spagna e Stati Uniti – che sono stati soggetti a focolai – gli allevamenti in Italia sono gremiti di animali malati, stressati e sofferenti che vivono in condizioni antigeniche, facilitando pertanto la diffusione della malattia. Invitiamo ancora una volta l’Italia a seguire le orme di tanti Paesi europei e chiudere tutti gli allevamenti”.