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Mancuso e Boeri: cambiamo faccia alla città di Prato

Prato Urban Jungle è un progetto, nato dalla collaborazione fra Stefano Boeri e Stefano Mancuso, che mira a ri-naturalizzare alcuni quartieri di Prato in modo sostenibile, attraverso lo sviluppo di giungle urbane.

Prato Urban Jungle

Credit foto
©Fb Pnat

Opporsi al surriscaldamento globale a partire dalle città. Prato Urban Jungle (Prato giungla urbana) è il progetto partecipativo che mira a ricostituire relazioni più sane tra centri urbani, ambiente, risorse e abitanti. Protagoniste indiscusse le piante, chiamate a colonizzare tetti, pareti e strade della città di Prato. 
 

Prato Urban Jungle, di cosa si tratta

Il progetto Prato Urban Jungle, finanziato con 3,8 milioni di euro di fondi europei del bando Urban Innovative Action 2019, mira a ri-naturalizzare alcuni quartieri grazie a una riforestazione urbana innovativa, che coinvolge edifici, strade e spazi aperti. 

Si tratta di un'iniziativa rivoluzionaria, che vede la collaborazione tra due grandi nomi ed esperti di verde urbano. Da un lato Stefano Boeri, architetto attivo nel trovare soluzioni salvaclima, “padre” dei boschi verticali milanesi e sperimentatore di un nuovo rapporto tra città e natura.

 

Dall'altro, Stefano Mancuso, scienziato ed esperto mondiale di neurobiologia vegetale, direttore dell'International laboratory of plant neurobiology (Linv), inserito dal New Yorker tra i world changers e  co-fondatore di Pnat, società spin-off dell'Università di Firenze.
 

Al via i lavori: tempistiche e aree coinvolte

Il lancio di Prato Urban Jungle era avvenuto a febbraio insieme a tutti i partner coinvolti: oltre a Pnat, figurano l’istituto di bioeconomia del Cnr, Estracom, Treedom, Greenapes, Legambiente

I lavori potranno iniziare nella primavera del 2021, per terminare auspicabilmente nel gennaio 2022

In attesa che aprano i cantieri, nei siti coinvolti sono stati installati 32 sensori per misurare la qualità dell’aria. Si parte con tre aree pilota:

  • la sede del gruppo Estra, gestore di servizi energetici, di fornitura di gas ed energia elettrica, situato lungo un'arteria su cui transitano oltre 50mila veicoli al giorno. Verranno create facciate verdi e nuovi spazi verdi intorno all'edificio, in parte alimentato grazie all'introduzione di pannelli fotovoltaici;
  • gli edifici di edilizia popolare di via Turchia, nel quartiere San Giusto. Qui sarà realizzata una serra progettata da Pnat, che produrrà cibo locale e stagionale. In questa zona, Boeri ha progettato altre facciate verdi che utilizzano un sistema di frangisole. I parcheggi saranno demineralizzati, ci saranno giardini e pergolati per favorire la socialità.
  • il mercato metropolitano, oggetto di un'importante opera di riqualificazione. Qui le piante saranno ovunque: all'esterno per mitigare la domanda di energia e all'interno, dove saranno inserite le cosiddette “fabbriche dell'aria”(piante contenute in piccoli box di vetro, che serviranno a depurare l'aria dagli inquinanti). 
     

Gli obiettivi del progetto

"Le città rappresentano il 2,7% di tutta la superficie emersa sulla Terra eppure producono l'80% dei rifiuti, l' 80% di tutta la Co2 e assorbono l' 80% dell'energia e delle risorse” ha spiegato il professor Mancuso durante la presentazione del progetto. “E' chiaro che sia urgente intervenire proprio dalle città. Non possiamo radere al suolo gli edifici esistenti, però possiamo mettere piante fuori, dentro e sopra gli edifici per migliorare la qualità dell'aria”.

Obiettivo primario dell'iniziativa è, dunque, la lotta al riscaldamento globale attraverso un uso massiccio delle piante, capaci di assorbire l'anidride carbonica dall'atmosfera e di fissarla all'interno dei propri corpi. E così, per la sola sede del gruppo Estra saranno introdotti 106 alberi- che si stima che assorbiranno 43 tonnellate di CO2 l'anno- e 2500 arbusti. “Gli spazi vegetali se connessi moltiplicano i loro effetti positivi”, ha specificato Boeri, parlando degli interventi nel loro complesso.

Alle finalità squisitamente ambientali, si accostano poi risvolti sociali in grado di migliorare la qualità della vita degli abitanti: dai giardini all'orto urbano, le aree verdi sono mirate a favorire il relax e la socialità attraverso un contatto più stretto con la dimensione naturale.

"L’emergenza coronavirus ha ribadito l’importanza del vivere in ambienti domestici che abbiano spazi all’aperto, dove la natura gioca un ruolo fondamentale” ha sottolineato l'assessore all’urbanistica di Prato Valerio Barberis.In realtà, il progetto Prato Urban Jungle s’inseriva già nel piano di forestazione urbana che è parte integrante del nostro piano operativo. La previsione è quella di piantare 190mila alberi in città da qui ai prossimi dieci anni. In quest’ottica, la collaborazione con Mancuso e Boeri esisteva già".