Intervista

Tai Chi e Qi Gong: intervista a Fausto Ronco

La pandemia ha risvegliato un bisogno di energie positive portandoci alla scoperta di vecchi e nuovi stereotipi delle discipline olistiche che insieme al Maestro Fausto Ronco proviamo ad abbattere.

Fausto Ronco

Tai Chi e Qi Gong in tempi di lockdown

Analizzando a mente fredda quelli che, pur sembrando "lunghi", sono dopotutto solo pochi mesi di quarantena e isolamento, scopriamo quali sono le attività fisiche più benefiche a livello psicofisico, e più facili da approcciare e praticare. 

 

Tra i primi posti di questa lista troviamo anche due arti di origine cinese, il tai chi e il qi gong. Qual è il modo corretto di definire tali pratiche? Fanno parte delle arti marziali o si avvicinano più alla ginnastica dolce? E' vero che sono più adatte agli anziani? Sono forse pratiche new age in qualche modo simili allo yoga? 

 

Vediamo subito che attorno al tai chi e al qi gong si sono creati negli anni tanti luoghi comuni e falsi miti, sui quali il Maestro Fausto Ronco ci aiuterà a fare chiarezza. 

 

Responsabile della scuola ASD Dao Yuan, il Maestro Ronco elenca i benefici di tai chi e qi gong e spiega la necessità di praticare un corso di qualità. 

 

Fausto, come ha conosciuto tai chi e qi gong e come ha approfondito?

Fui attratto dall’Oriente fin da giovanissimo: praticai ju jitsu, yoga e karate, ma non erano le “mie” discipline. Finalmente, approdai alle arti marziali cinesi: praticai per alcuni anni kung fu, finché non incontrai la mia guida, il Maestro Huang Gende, col quale studiai quotidianamente per cinque anni, fino al suo rientro in Cina. 

 

Per non rinunciare al mio percorso, abbandonai lavoro e affetti e mi recai in Cina con un biglietto di sola andata, dove rimasi per quattro anni. Innanzitutto, studiai la lingua cinese all’Hebei Teachers University di Shijiazuang, perché desideravo attingere direttamente alla fonte; mi accostai ad altri stili di tai chi, in particolare lo stile Chen del Gran Maestro Ma Hong (11a generazione), del quale sono l’unico discepolo occidentale (12a generazione); appresi il qi gong stile Zhi Neng del Maestro Peng Ming nella sede di origine della scuola, direttamente dal suo braccio destro, il Maestro Feng Huangde; del quale sono il solo europeo ad aver frequentato e conseguito il diploma alla scuola Hua Xia Zhi Neng qi gong; per non parlare di molte altre esperienze che mi hanno consentito, in questi 25 anni, di intessere una rete di rapporti con significativi esponenti di queste discipline.
 

Quali sono i luoghi comuni che abbiamo in Occidente sul tema, e quali invece gli aspetti che varrebbe la pena approfondire?

Queste discipline sono considerate per anziani, cosicché la maggior parte dei giovani non si accosta a esse ignorando che si possono ottenere risultati inimmaginabili, ma solo se si inizia quando il fisico ancora lo permette. 

 

Infatti, altro luogo comune è che siano pratiche rilassanti e non si debba “fare fatica”: questo è assolutamente falso! Se si desidera ottenere risultati è necessario impegnarsi al massimo delle proprie possibilità.

 

Spesso si apprende una sequenza di tai chi pensando di averne acquisito l’essenza, senza rendersi conto di essere solo all’inizio del percorso: si è ottenuto un bel contenitore, ma pressoché vuoto. Infine, fondamentale è l’atteggiamento col quale si affronta lo studio di queste discipline: il mio suggerimento è utilizzare l’arte come strumento di evoluzione personale, finché la pratica non manifesta in noi un cambiamento. L’aspetto peculiare di queste arti, è che i risultati sono fruibili da chiunque, proporzionali all’impegno, all’età e allo stato di salute.
 

In tempi di quarantene e pandemie, quali sono i benefici specifici di queste arti?

I benefici sono molteplici, in quanto parliamo di discipline olistiche. Dalla prospettiva motoria, si ha una stimolazione dei muscoli e delle articolazioni, con conseguente incremento della circolazione sanguigna. 

 

I movimenti lenti e consapevoli del tai chi e del qi gong, codificati sulla fisiologia dell’essere umano e in accordo alla medicina tradizionale cinese, stimolano in profondità le fibre muscolari e permettono di recuperare la fisiologica escursione articolare, diminuendo significativamente algie e stati di malessere.  

 

Di grande importanza è il rilassamento, frutto del lavoro sinergico dei processi fisici e cognitivi proprio di queste attività: la stimolazione muscolare e la coordinazione richiesta inducono a una sempre più raffinata gestione del nostro sistema, ripristinando gradualmente il controllo dei gruppi muscolari inconsci che, spesso, mantengono contrazioni inutili all’esecuzione del movimento.  

 

Quest’attenzione “cattura” il pensiero e lo indirizza a diverse parti del corpo, attivando aree diverse della corteccia cerebrale, con significativa diminuzione degli stati d’ansia e di stress. L’importanza di mantenere il più a lungo possibile lo stato di tranquillità è legato alla stimolazione del sistema nervoso parasimpatico preposto all’attivazione dei processi nutritivi, immunitari e di crescita del nostro sistema. 

 

Al contrario il sistema simpatico, preposto alle reazioni classificate “scappa o combatti”, determina un grande consumo energetico e contemporaneamente inibisce le normali funzioni fisiologiche, aumentando la possibilità di contrarre virus e l’insorgere di patologie

 

Naturalmente, ci sarebbero molti altri interessanti aspetti da considerare, che richiederebbero un più ampio spazio per essere trattati: ad esempio, la validazione scientifica di queste antiche tradizioni, soprattutto riguardo l’aspetto energetico, fondamentale in queste discipline.
 

La pratica di queste arti in Cina è legata alla longevità. Ci sono differenze col tai chi ed il qi gong praticati da noi?

Sono pratiche indissolubilmente legate alla longevità, che si raggiunge passando da uno stato di salute ottimale. Questi due aspetti si ottengono attraverso un serio, impegnativo e costante percorso.  

 

In Occidente, queste arti sono concepite come una “ginnastica del benessere”, praticata in poche sessioni di lavoro settimanali, il che rende impossibile utilizzarne appieno le potenzialità. E’ comunemente accettato che, se si desidera ottenere risultati in campo sportivo o artistico, è necessario impegnarsi con ore di esercizi quotidiani: lo stesso vale per il tai chi e il qi gong. 

 

Sicuramente il nostro retaggio culturale e sociale ha condizionato la piena comprensione di queste discipline, probabilmente perché la loro comparsa in Occidente è avvenuta contemporaneamente al movimento subculturale new age degli anni Sessanta-Settanta, al quale sono state assimilate, estrapolandole dal loro contesto medico, marziale e filosofico.
 

Quali sono i modi migliori per praticare e apprendere? E' possibile praticare online? Quali sono gli eventuali limiti?

Il lavoro a diretto contatto con il Maestro offre i risultati migliori. Fondamentale è la didattica, che per ogni insegnante è diversa, come qualità e contenuti. 

 

Buona norma è informarsi sul lignaggio del Maestro e dello stile insegnato: è preferibile una scelta di qualità piuttosto che di comodità (le lezioni “sotto casa”). La nostra vita e il nostro tempo sono preziosi: meglio impiegarli con profitto.  

 

Oggi la pratica online ha subito, per ovvie ragioni, una notevole impennata. Sicuramente è un ottimo strumento per introdurre le discipline e coadiuvare i neofiti in un approccio meno impegnativo; per altro, si può utilizzare questo strumento anche in un percorso più “professionale”, integrandolo con lezioni ed esperienze dirette col Maestro.  

 

Personalmente, ho utilizzato in questo periodo la didattica online e ho avuto notevoli riscontri, sia come numero di partecipanti che per gli effetti energetici che si sono manifestati. Ho utilizzato tecniche innovative, basate sulla rielaborazione dei principi base del qi gong tradizionale, frutto di sei anni di collaborazione con un Maestro cinese, con il quale sto portando avanti un ambizioso progetto sulla gestione del campo energetico, aspetto fondamentale di queste arti. 

 

Il campo energetico nel luogo della pratica è determinato, in maniera rilevante, dal numero di partecipanti alla sessione. I miei recenti studi mi consentono di incrementare il potenziale energetico del campo come se fossero presenti centinaia di persone in aggiunta ai partecipanti effettivi.

 

Inoltre è stato possibile espanderlo attraverso la rete (qui per accedere alle lezioni video), indipendentemente dalla distanza (gli effetti sono stati percepiti nei collegamenti fatti da tutta Italia e dall’estero) e anche nel tempo: infatti, si mantiene e anzi si incrementa, ogni volta che le lezioni vengono visualizzate riflettendo i benefici a chi sta praticando in quel momento.  

 

A mio parere non vi sono limiti alla pratica: “non è mai troppo presto né troppo tardi per iniziare” recita il detto.  Se opportunamente proposte, queste arti consentono la pratica a chiunque, anche in caso di handicap o patologie gravi. Una buona didattica tiene conto dello stato di salute, dell’età e delle esperienze pregresse dell’allievo per stimolarne appieno le risorse e ottenere i migliori risultati, sia nel campo della salute, sia eventualmente in quello marziale.