Intervista

Vivere senza supermercato

Vivere senza supermercato non solo è possibile, ma è anche facile e divertente. Parola di Elena Tioli, che da anni acquista solo da piccoli produttori rispettosi dell’ambiente e dei lavoratori.

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©Elena Tioli / Vivere senza supermercato

Si chiama Elena Tioli, ha 37 anni, è nata a Modena ma vive a Roma, dove lavora nell’ambito della comunicazione… e non varca la soglia di un supermercato da anni. Tutto questo senza privarsi di nulla, anzi: la sua vita, assicura, oggi è molto più piena, intensa e soddisfacente rispetto ai tempi dello shopping compulsivo.

 

Per dimostrare che questa svolta è davvero alla portata di tutti, Elena ha deciso di condividere la sua esperienza. Da qui nasce il sito web che ospita una mappa di centinaia di Gas (Gruppi d’acquisto solidale), negozi bio, mercati rionali e aziende agricole. E da qui nasce il libro Vivere senza supermercato, edito da Macrolibrarsi.

 

Incuriositi dal suo stile di vita, le abbiamo chiesto di raccontarci qualcosa in più e, perché no, di darci qualche dritta. 

 

Un aspetto interessante della tua storia è che tutto è nato da una presa di coscienza personale…

Sì, tutto nasce da una mia svolta personale maturata quando avevo circa trent’anni. Fino a quel momento non ero mai stata un’attivista o un’ambientalista convinta, anzi: ero la classica consumista senza freni che si faceva guidare dall’istinto e dalla pubblicità.

 

Poi, d’improvviso, ho perso il lavoro. Un lavoro nel quale mi identificavo parecchio. La crisi quindi non è stata solo economica ma anche identitaria, molto personale.

 

A quel punto, ho deciso di smettere di fumare. Considerato che di soldi ne avevo pochi, perché mai avrei dovuto spenderli per avvelenarmi? Ero una fumatrice da quindici anni, ma ho capito che quello era il momento giusto per dire addio alle sigarette e riprendermi in mano la vita, almeno per quello che era nelle mie possibilità.

 

Partendo da qui, è scattato qualcosa e ho iniziato una riflessione un po’ più ampia sui miei consumi e sul mio stile di vita. Ho capito che avevo un grande potere: quello di decidere come spendere i miei soldi. E anche se erano pochi, ho deciso che non li avrei più dati a chi non rispettasse l’ambiente e la vita.

 

Ma soprattutto ho deciso che non avrei più sostenuto aziende che trattavano i lavoratori come io non volevo essere trattata. Dal 1 gennaio 2015 ho fatto una scommessa con me stessa: avrei passato un anno senza andare al supermercato

 

Quali sono state le principali difficoltà da superare, soprattutto all’inizio?

All’inizio è stato difficilissimo! Mi sono trovata letteralmente a raschiare il fondo delle dispense, scoprendo inaspettatamente che in casa avevo già tantissime cose.

 

Poi mi sono messa alla prova con l’autoproduzione e ho imparato a realizzare prodotti di uso quotidiano, risparmiando tempo e denaro.

 

Mi sono anche iscritta a un Gas, un gruppo d’acquisto solidale che si organizza per acquistare dai piccoli produttori locali, costruendo una relazione diretta con loro. Poi ci sono le botteghe, i mercati contadini, la vendita diretta.

 

In un certo senso, una volta innescato il meccanismo, le cose sono andate avanti da sole e la mia vita senza supermercato è diventata un’esperienza bellissima, facile e divertente, che mi ha fatto crescere e imparare un sacco di cose. 

 

Hai citato l’autoproduzione: ci puoi consigliare qualche prodotto che possiamo realizzare in casa senza troppi sforzi?

All’inizio avevo qualche pregiudizio sull’autoproduzione, pensavo che fosse una pratica da “casalinghe disperate” o da “piccoli chimici”. Per giunta faccio una vita abbastanza frenetica, non ho tanto tempo a disposizione e non ho nemmeno pazienza; non sono una di quelle persone che si mettono a misurare ogni singolo ingrediente.

 

Eppure, con l’aiuto di Autoproduciamo di Lucia Cuffaro, ho scoperto che è facilissimo!

 

Per farmi il deodorante in casa per esempio mi basta mischiare 4 cucchiai di bicarbonato, 2 di amido di mais e 15 gocce di Tea Tree Oil. Tutto qui! Mi è capitato anche di regalarlo ad amici e parenti, che sono rimasti a bocca aperta.

 

Stesso discorso per il dentifricio e molti altri prodotti. Se ce l’ho fatta io, ce la può fare davvero chiunque, con un enorme risparmio in termini di tempo, denaro e impatto ambientale. 

 

Il tuo sito Vivere senza supermercato ospita una mappa di aziende agricole, Gas, mercati e così via. Più o meno ora quanti sono in questo momento?

Anche la mappa è nata per caso, perché questo progetto non è il mio “vero” lavoro. Col tempo ho iniziato a ricevere tantissime richieste da parte di persone che mi chiedevano consigli, perché volevano seguire il mio esempio.

 

Tutto quest’entusiasmo mi ha portata a sfruttare i miei ritagli di tempo per costruire una lista di alternative al supermercato. Piano piano ho coinvolto altri amici “smanettoni” e siamo arrivati alla mappa pubblicata nel sito, che conta circa ottocento attività.

 

Ci sono delle tipologie di prodotti che ancora si fa fatica a trovare al di fuori dei supermercati? Se sì, quali?

No, non ce ne sono. La pubblicità ci fa credere che il supermercato ci offra una grande possibilità di scelta, ma non è così.

 

Pensiamo per esempio alla perdita di biodiversità legata al fatto che tantissimi alimenti che non rispondono alle esigenze della grande distribuzione non vengono più coltivati. Oppure a quelli che, se non si presentano perfetti, non finiscono nemmeno sullo scaffale. Da quando vivo senza supermercato ho scoperto un sacco di nuovi sapori e di opportunità che prima ignoravo totalmente.

 

Sei solo tu a gestire Vivere senza supermercato o hai un team di collaboratori?

Ho degli amici fantastici senza i quali tutto questo non sarebbe nato: Paolo Fabbri, Massimo Nardi e Paolo Farnedi. Sono loro che mi hanno spinta a raccontare questa storia e a farne un sito. Altrimenti, io non ci avrei nemmeno pensato! Insomma, è grazie a loro se tutto questo esiste.

 

Mi stanno dando una grossa mano, anche perché condividiamo il fatto di avere uno stile di vita diverso e di voler supportare certe realtà, piccole e silenziose, ma preziose per ciò che fanno. Così si entra a far parte di una comunità e con i propri soldi si supporta un’economia virtuosa.

 

È bello aiutare con i propri acquisti chi si prende cura della terra e delle persone… è un po’ come aiutare sé stessi.