Articolo

Arti marziali per i diversamente abili

Con occhi non velati dal pregiudizio, scopriamo che il mondo delle arti marziali è aperto ai diversamente abili e ha molto da offrire: non solo tecniche di combattimento, ma soprattutto la possibilità di sviluppare tutte le caratteristiche positive di un carattere guerriero, sempre utile nella vita

Arti marziali per i diversamente abili

Le arti marziali sembrano spesso essere un affare per uomini perfetti, maschi alfa che non devono chiedere mai pronti ad affrontare tutto quello che si pone loro davanti.

Ma questa è solo una superficie irreale e spesso usata e alimentata solo dai media per “vendere” un prodotto, un’ideale irraggiungibile a persone insicure che pensano di poter risolvere i problemi con qualche muscolo in più e una cintura nera alla vita.

In realtà le arti marziali non si basano sullo sconfiggere gli avversari ed essere meglio di loro, ma sull’essere meglio di noi stessi, dei noi stessi di ieri; sono fatte di una lunga disciplina che richiede qualità spesso poco appariscenti: costanza, pazienza, perseveranza, umiltà, rispetto, consistenza, sopportazione, dedizione.

Preso in questo senso più realistico ed esteso, il mondo delle arti marziali si presta benissimo anche ai diversamente abili, offrendo loro la possibilità di migliorare, di esprimersi, di imparare a difendersi, e in alcuni casi di competere anche sportivamente.

Non lasciatevi ingannare dalle apparenze o dalle dicerie: praticare le arti marziali con un handicap si può.

 

Arti marziali per diversamente abili: qualche esempio

Esistono discipline focalizzate sull’autodifesa che permettono a persone diversamente abili di fare un lungo processo di crescita che non differisce affatto da quello di chiunque altro.

Discipline come il wing chun, dove tramite il chi sao si sviluppa una superiore sensibilità negli arti, sono praticabili anche da persone che hanno perso un braccio o che non ne hanno più l’uso.

Esistono anche maestri in questa condizione, perché la sensibilità che si va ad apprendere e sviluppare può essere espressa con qualsiasi parte del corpo.

Sempre nel mondo dell’autodifesa, che può svilupparsi anche in uno sport competitivo, vale la pena citare Jean Jacques Machado, Maestro di brazilian jiu jitsu, cintura corallo, nato senza le tre dita centrali della mano sinistra per via della sindrome da banda amniotica; nonostante questo problema congenito che non gli permette di aggrapparsi al suo avversario, cosa che nel brazilian jiu jitsu è fondamentale, è riuscito a competere a livelli mondiali: tra le altre cose è stato 11 anni consecutivi campione brasiliano, 4 volte consecutive campione americano, medaglia d’oro al celebre ADCC Championship. Inutile dire che è uno dei Maestri più ammirati al mondo.

Ma troviamo storie ed esempi bellissimi anche a livelli minori, fatti di quotidianità e umile dedizione. Parliamo, per fare un esempio, di Garret Holeve, ragazzo americano affetto dalla sindorme di Down e da artrite reumatoide: nonostante tutto questo Garret ha continuato nel tempo a dedicarsi al suo sport da combattimento preferito, riuscendo, a coronamento dei suoi sforzi, a combattere un match contro un paripeso normodotato.

 

Yoga e disabilità: una barriera da infrangere


Cosa si impara realmente

Come detto, le arti marziali non sono solo questione di calci, pugni e proiezioni; a fianco dell’aggettivo “marziale” troviamo il termine “arte”.

Un artista è uno che non fa le cose a caso e che riesce, tramite un metodo o un non metodo, a esprimere più o meno perfettamente quello che ha dentro, che sia un’emozione, un’idea o un’intuizione.

Per fare questo non è indispensabile e soprattutto non è necessario essere forti, prestanti e in forma; quello che più conta è formare un preciso tipo di attitudine, il cosiddetto spirito marziale.

Qualcosa fatto di costanza e rispetto, di passione e quiete, di umiltà e fiducia in sé stessi, di etica e di capacità di confrontarsi con le difficoltà delle realtà, caratteristiche che possono essere sviluppate a prescindere dalla caratteristiche fisiche.

Ciò che è importante a livello pratico è trovare un team di istruttori all’altezza del compito, ben preparati e con una seria formazione alle spalle non solo a livello marziale ma anche didattico.

 

Quali solo le arti marziali più adatte?

Scegliere l'arte marziale dipende dai gusti e dal tipo di disabilità.

In caso di ciecità, ad esempio, il judo, il ju jitsu e il brazilian jiu jitsu sembrano le più adatte, come in genere tutti i tipi di lotta.

In caso di focomelia o di assenza di un arto, molte arti possono venir praticate con buoni risultati: karate, pugilato, kung fu, taekwondo. 

 

Guarda il video sulla vita dell'artista marziale Garret Holeve, affetto dalla sindrome di Down e da artrite reumatoide