Intervista

La casa sostenibile: decluttering e riordino in chiave zen

La casa in cui viviamo incide sul nostro benessere, e possiamo renderla più armoniosa e accogliente in tanti modi, dal decluttering alla scelta dei materiali e dei colori. Ne abbiamo parlato con Stefano Grimelli, professional organizer.

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Mai come in questi ultimi due anni, abbiamo imparato che la casa è molto più di quattro mura. È lo sfondo della nostra vita familiare, il luogo in cui esprimiamo il nostro stile, il nostro porto sicuro. E, per molti di noi, è diventata anche ufficio, palestra, cinema, sala riunioni. 

 

Prenderci cura della nostra casa, dunque, è un po’ come prenderci cura del nostro corpo: non un capriccio estetico, bensì un caposaldo della nostra salute. Stefano Grimelli ne ha fatto il suo lavoro. È un professional organizer, cioè un esperto che entra con delicatezza e sensibilità nella casa di una famiglia e la fa tornare “sana e felice” attraverso il decluttering, il riordino e la pulizia. Trovando soluzioni cucite a pennello sulle esigenze di chi, in quelle stanze, deve sentirsi a proprio agio giorno dopo giorno. 

 

Un approccio che ha condensato, con uno stile ironico e pragmatico, nel suo libro “Zen habitat. Consigli e strategie per una casa sana e felice”, edito da Demetra. E di cui parlerà anche sabato 30 aprile 2022 a Fa’ la cosa giusta!, la fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili che torna in presenza a Milano. 

 

Lei parla di “benessere abitativo”. Può farci qualche esempio di come il disordine e la scarsa cura per la casa si ripercuotano negativamente sulla nostra salute, sul nostro umore e sulla nostra efficienza?

Esistono diversi studi che avallano il concetto di benessere abitativo, perché si è capito che lo spazio in cui viviamo influisce su di noi, in maniera positiva o negativa. 

 

In qualsiasi reparto di un supermercato, la forma del packaging, i colori e il font utilizzato per le scritte influenzano le scelte di acquisto. I cartelli stradali sono gialli o rossi perché sono i colori che noi, in natura, ricolleghiamo rispettivamente all’attenzione e al pericolo. Mi è capitato di vedere soggiorni in cui il divano era nero con i cuscini gialli: gli stessi colori che in natura troviamo nelle api e nei calabroni che istintivamente ci mettono in allarme.

 

Sempre nel living, il divano accoglie; le poltrone invece creano distacco, un po’ come nelle sale d’attesa. Pensiamo poi al buio, alle forme a punta, ai rumori. Anche i profumi trasmettono segnali, perché noi “sentiamo” i pericoli nell’aria fin da quando dovevamo annusare i cibi per capire se erano buoni. Insomma, il benessere abitativo non è legato alla bellezza ma a quello che abbiamo imparato a leggere in natura con i cinque sensi. Per questo dobbiamo imparare a leggere la casa, per capire come l’ambiente influenza le nostre emozioni. 

 

Il contesto in cui viviamo condiziona le nostre scelte. Non c’è bisogno di mantenere un ordine maniacale, ma è importante vivere in un ambiente armonioso, anche attraverso il decluttering.

 

Questo concetto è molto di moda. Cosa significa secondo lei?

Molti hanno paura del decluttering perché temono che equivalga a buttare via tutto quello che hanno in casa. Non è vero! Il decluttering non è minimalismo perché prevede di eliminare solo ciò che non si usa più, ciò che non fa più parte della propria vita in questo momento.

 

Se ho la casa piena di vestiti e oggetti che usavo a vent’anni, ha senso disfarmene perché io adesso sono una persona diversa. Se però amo invitare gli amici a cena tutte le sere, ben venga tenere nei cassetti venti tovaglie, perché sono coerenti con il mio stile di vita. Chi pensa che il decluttering sia minimalismo non l’ha capito veramente. Certo, è difficile, perché gli oggetti sono legati a emozioni, persone, momenti della vita. Se fosse facile, non esisterebbero i professional organizer.

 

A proposito del lavoro di professional organizer, tra i vari servizi che lei offre c’è anche il supporto nella scelta delle piante antismog. In che modo possono essere utili?

Le piante aiutano ad assorbire i cosiddetti VOC, volatile organic compounds, cioè le sostanze inquinanti caratteristiche degli ambienti chiusi. È stato dimostrato che l’aria che si respira in alcune case è più inquinata rispetto a quella dell’autostrada, magari per l’uso di detersivi e profumatori, o per la formaldeide contenuta nei mobili di truciolato; il tutto in un ambiente chiuso in cui le finestre sono ermetiche.

 

A tali sostanze inquinanti sono legate alcune patologie respiratorie e dermatiti; si parla anche di “sindrome della casa malata”, soprattutto con riferimento agli edifici più vecchi. Per ogni stanza esistono le piante antismog giuste. Ed è giunto il momento di sfatare il mito per cui non bisogna mettere le piante nella camera da letto: una persona emette più CO2 di tre piante.

 

In che modo il Kakebo può contribuire all’ordine in casa?

Tutti i metodi che aiutano nella gestione del tempo permettono alla mente di fare decluttering. Abbiamo la mente più libera, perché ci basta guardare l’agenda – o, in questo caso, il Kakebo – e sappiamo già tutto quello che ci serve, senza confusione né ansia.

 

Il Kakebo è uno strumento facile per capire quali sono le spese domestiche e quanto bisogna mettere da parte mensilmente. Dà anche la grande opportunità di sedersi a tavola con la propria famiglia e valutare insieme cosa comprare. Chiaramente non sono i bambini a prendere le decisioni, ma è giusto che sappiano che i genitori guadagnano ogni mese una certa somma che va investita in una serie di spese, fisse e variabili; e, se bisogna sostenere un acquisto importante, bisognerà rimandarne altri al mese successivo.

 

La casa è la palestra della mente: se le cose vengono spiegate in casa, sarà più facile sapersi destreggiare nel mondo esterno.

 

Per molti di noi la casa è diventata anche ufficio. Quali sono le regole d’oro per organizzarsi in smart working?

Questo è un tasto difficile, perché gli spazi abitativi e le famiglie sono talmente diversi tra loro che è difficile dare indicazioni che valgano per tutti. Sicuramente non bisogna dimenticare il fatto che, pur essendo in casa, è pur sempre lavoro e gli orari devono restare gli stessi dell’ufficio.

 

Lavorare da casa inoltre non significa alzarsi dal letto e sedersi davanti al computer in pigiama; nessuno pretende di indossare tacchi e tailleur in casa, ma trascurarsi non è corretto per sé stessi e per gli altri. Se viene a mancare lo stacco tra lavoro e vita privata, ci si sente rinchiusi e subentra lo sconforto.

 

Se lo spazio è poco, lo smart working diventa un banco di prova di cui bisogna discutere anche con la famiglia. Ai bambini, fin da piccoli, si può insegnare ad avere rispetto del lavoro dei genitori negli orari prefissati. Abbiamo un dono fantastico, la parola, e il primo esempio dev’essere in casa.

 

Per l’arredamento si stanno riscoprendo il legno e le fibre naturali. Quali sono i loro vantaggi e quali, invece, le avvertenze da considerare?

Dico spesso che non è uno spazzolino di bambù a rendere sostenibile lo stile di vita di una famiglia, soprattutto se il bambù viene dall’altra parte del mondo. Questo per chiarire che la sostenibilità è un processo sempre in divenire.

 

Il legno dona calore e stile alla casa ma bisogna acquistarlo consapevolmente, controllando da dove arriva, se è certificato e anche che legno è. Il bambù e il tek per esempio sono adatti anche a stanze molto umide, perché provengono da zone con un clima tropicale. Altre varietà invece sono ottime per i taglieri, ricordandosi però di lasciarli riposare al sole ogni tanto, per togliere le muffe.

 

Personalmente consiglio anche i cucchiai in legno, purché non vengano messi in lavastoviglie; in tal caso, infatti, il vapore fa assorbire il detersivo che in seguito viene rilasciato nel cibo.