Intervista

Lavorare il legno preservando l'ambiente

Bancali, vecchie travi, porte dismesse: il laboratorio artigianale Mate dà nuova vita al legno, progettando e realizzando arredi su misura che uniscono qualità e sostenibilità.

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©Matteo Penzo / Mate

Nel mondo del “tutto e subito”, fatto di ritmi frenetici e prezzi stracciati, c’è ancora spazio per la figura dell’artigiano? C’è ancora spazio per la lentezza, la cura del dettaglio e per quelle piccole naturali imperfezioni che rendono un oggetto unico e vissuto?

 

Per fortuna, contro ogni aspettativa, questa nicchia sta pian piano riconquistando il suo spazio. È merito di tutte quelle persone che iniziano a interrogarsi sulla provenienza degli oggetti che hanno in casa, e sono disposte a spendere qualche euro in più pur di scegliere la soluzione più sostenibile.  

 

Abbiamo incontrato Matteo Penzo, fondatore e “anima” del laboratorio artigiano Mate. Da circa un anno il suo lavoro consiste nel disegnare, progettare e realizzare mobili e complementi d’arredo su misura, con un occhio di riguardo per il loro impatto ambientale. 

 

Come e quando hai iniziato a fare questo lavoro?

Ho studiato architettura e ho sempre avuto l’indole della sostenibilità in generale. Ho anche provato a lanciarmi nel campo dell’edilizia sostenibile delle case di paglia: si tratta di case in legno i cui muri sono riempiti con “mattoni” costituiti da balle di paglia, che isolano a livello termico e assorbono l’umidità, rilasciandola quando è poca. Un altro materiale molto interessante è la canapa e calce

 

Non avendo però trovato sbocchi concreti in questo settore, ho iniziato a lavorare per uno studio tradizionale. Ho mantenuto però viva la mia passione per il fai da te che, unita a quella per la sostenibilità, mi ha spinto a cimentarmi nella costruzione di mobili con pallet e altro legno che trovavo in giro. Quest’idea ha iniziato a riscuotere parecchio interesse, quindi da un annetto mi sto dedicando seriamente a quest’attività. 

 

Quali materiali utilizzi e dove li recuperi?

Oltre ai classici bancali, vado alla ricerca di assi da ponte, vecchie travi dei controsoffitti e altri materiali rinnovabili. Basta guardarsi attorno per trovare un sacco di cose interessanti, anche in discarica!

 

Un mese fa per esempio mi sono imbattuto in due porte stupende che stavano per finire nella spazzatura e ora sono in attesa della loro seconda vita. A prima vista magari non si direbbe, ma dopo un po’ arriva sempre il progetto giusto in cui inserire il materiale che recupero.

 

Al di là dell’aspetto green, i mobili fatti con il legno di riciclo hanno tutto un altro sapore, perché sono pieni di fessure, nodi, sfumature assunte nel tempo grazie alla luce. 

 

Come fai a rendere di nuovo belli e funzionali materiali così consumati dal tempo?

Pulisco accuratamente il legno, tolgo chiodi e pezzi di cemento e poi passo alla pialla, che gli conferisce un aspetto “finito”. Il legno grezzo va protetto con gli appositi prodotti: invece di ricorrere agli impregnanti chimici, tendenzialmente preferisco usare prima i mordenti – che danno la tonalità giusta – e poi gli oli naturali. Il risultato è più che soddisfacente. 

 

A livello di stabilità non c’è alcun problema, perché il legno diventa sempre più denso man mano che invecchia. 

 

L’unico grosso difetto del legno sono i tarli, che vanno eliminati con alcuni processi specifici. Se le vecchie travi sono ancora integre, però, significa che i tarli in passato le hanno intaccate ma poi sono morti. In caso contrario, sarebbero sbriciolate e quindi inutilizzabili. 

 

Tu realizzi soltanto pezzi unici, fatti a mano. Che mercato c’è per questi prodotti?

Non faccio nulla (o quasi) di serie, ma lavoro solo su commissione. In genere vengo contattato dal cliente che ha una vaga idea e ha bisogno di qualcuno che la realizzi. Normalmente ciò significa rivolgersi a un designer, che a sua volta passa il progetto a un falegname; io riunisco entrambe le figure, il che mi consente di abbassare i prezzi. Dopodiché faccio diverse proposte, le rappresento con un render e il cliente sceglie la migliore.

 

Nell’arco dell’ultimo anno non sono mai rimasto con le mani in mano. Certo, non si può dire che sia un mercato particolarmente florido, perché gli oggetti artigianali costano di più e richiedono più tempo per la realizzazione. Non tutti se li possono permettere. Sto puntando tanto sulla comunicazione, perché ho capito che il segreto è farsi conoscere.

 

Sicuramente il giro d’affari dei falegnami tradizionali è molto magro, perché una grossa fetta della popolazione è abituata a trasferirsi spesso e quindi non va alla ricerca del mobile di qualità che dura per tutta la vita. Dal mio punto di vista, posso dire di aver incontrato tante persone che danno valore al mio lavoro e sono disposte a spendere un po’ di più, pur di ottenere qualcosa di bello e utile

 

Da utente, come faccio ad assicurarmi che l’arredo che sto per acquistare sia sostenibile?

Anche considerando soltanto i mobili in legno, il discorso è molto ampio e complesso

 

Di base il legno è un materiale più che sostenibile: l’albero viene tagliato, ma viene poi ripiantato e torna a crescere. Ma bisognerebbe accertarsi del fatto che il processo di riforestazione sia stato compiuto in modo congruo. In Italia per esempio arriva molto legno massello dall’Africa, con poche garanzie. Verificare la presenza di certificazioni (la più famosa è Fsc) è già un punto di partenza.

 

C’è da dire che col massello si possono costruire le mensole, di sicuro non gli armadi. Questi ultimi quasi sempre sono fatti di trucioli misti a colla con finitura in laminato, che è un processo chimico industriale. 

 

Di recente ho scoperto un nuovo materiale che sembra molto promettente: i pannelli in bambù multistrato. Per ora (soprattutto in Italia) siamo ancora agli inizi e i costi sono alti, ma in termini di sostenibilità è una buona soluzione perché la pianta cresce velocemente e ha bisogno di poca acqua. Nel Citylife Shopping District di Milano, progettato dallo studio di Zaha Hadid, la base dell’arredamento interno è tutta in bambù.