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Come cercare il silenzio interiore

Non è detto che la musica ci voglia, alle volte. Non è detto che le parole di altri ci vogliano. A volte è proprio il caso di lasciare andare tutto e starsene con sé. José Saramago ha scritto: “Forse solo il silenzio esiste davvero.” Come individuare momenti di silenzio interiore di vitale importanza, imparando a sfruttarli al meglio

Come cercare il silenzio interiore

Silenzio, mancanza completa di suoni o rumori, voci e simili. Silenzio è anche una risposta che viene a mancare.

A guardare bene alla voce del verbo “silenziare” si trova: “Voce dell’ingegneria e della burocrazia per rendere silenzioso o anche ridurre al silenzio una batteria, un forte nemico, e simili.” (Dal DELI, Dizionario Etimologico Lingua Italiana di Manlio Cortelazzo e Paolo Zolli, Zanichelli).  

Andiamo a scavare dentro a quel “forte nemico” menzionato e vediamo se può essere qualcosa che non viene da fuori ma che ci vive dentro.

 

Avvicinarsi al silenzio interiore

Non ci concentriamo ora sull'esterno perché via via che ci si approccia a conoscere se stessi e ci si muove secondo coscienza non ci si espone nemmeno più di tanto agli attacchi o comunque li si riconosce in modo più immediato.  

Quindi, dicevamo, il nemico potrebbe stare dentro. Davvero? Ma dentro dove, dentro alla mente? E dove sta la mente, ha un posto o fa giretti di continuo per il corpo? Il nemico potrebbe muoversi veloce, mimetico; potresti scovarlo che fa barricate, trincee, schierandosi dietro a ciò che pensi di te, lui, lei, loro.  

Ma questo incessante produrre pensieri, porta verso il mare calmo interiore, verso la quiete? La domanda è retorica ma la risposta che si prova a dare può essere utile, perché per ognuno di noi questo stato è diverso.  

Ciò che intendiamo per silenzio interiore è molto simile a un nucleo di energia da cui scaturisce un’azione perfettamente allineata con l’intenzione. L’immagine dell’arco e della freccia, per capirci. Se state impilando una serata mondana dopo l’altra, se vi ritrovate solo nelle espressioni delle immagini che le persone hanno di voi (che voi gli avete dato finora, per esser più precisi), forse è il momento di ritirarsi.  

In molti libri di quel grande uomo che è stato Jiddu Krishnamurti, filosofo apolide di origine indiana, si può leggere qualcosa per avvicinarsi al senso profondo del silenzio interiore.

Ovviamente, sempre di libri si tratta, l’esperienza diretta è altro. Ma nelle parole di chi ha fatto esperienza possiamo trovare una verità: il silenzio rivela. La mente va sempre dove l’ordine manca, va verso i problemi, le proiezioni.

Ma c’è una possibilità che questo movimento della mente faccia pace con il ritmo del cuore e questo avviene nel silenzio. La natura dello stato di cui stiamo parlando corrisponde a libertà completa dal dolore e dal desiderio. Emerge il dolore e il desiderio. Si possono guardare o si può decidere di scappare e andare verso un disordine interiore ancora più forte, evidente, chiaro. Ma sul lungo periodo questo equivale a disprezzare al vita. 

Questa tendenza sta risuonando in diverse parti del mondo; a New York, dove le nuove tendenze arrivano fameliche e immediate, esistono il ristorante in cui si mangia in silenzio assoluto. Inutile dire che la pratica dello stare su ciò che si ingerisce risale ai tempi dei tempi e non è un ristorante alla moda che la inaugura.

 

Qualche dritta per sviluppare una disciplina interiore

 

Piccolo esercizio pratico sul silenzio interiore

Tre direttive per iniziare un piccolo esperimento sul silenzio interiore: 

  1. State molto dentro. Cercate uno spazio in cui non verrete disturbati e deponete le vere armi di questa era, ovvero cellulari e tablets.  
  2. Tenete il respiro con il ritmo che viene naturale.  
  3. Potete far caso se la mascella è rilassata aprendo la bocca, lasciandola andare; è molto importante che questa parte del corpo sia rilassata.  

Bene, potete immergervi. Questo silenzio non è un castigo, ma una fonte, una risorsa. Una risorsa verso il sorriso interiore, che non è il sorriso di chi mostra i denti con una risata forzata o parole di circostanza; è il sorriso del sapere chi si è o perlomeno essere lungo il percorso per scoprirlo. Non c’è niente davvero che conti maggiormente.  

Quando siete sulla via per abbandonare questo prezioso silenzio vissuto a occhi chiusi, potete lasciar andare un suono, il primo che viene. E provare a percepire da che parte prende forma.

Osservate se il suo principio parte dalle clavicole, dalle spalle, dalla zona addominale, dal cranio, dal naso, dalla gola. Individuata la zona, l’esperimento è finito, il suono potete ripeterlo, ma non cercate di dargli un’altra origine. Da dove è partito va benissimo.

Nei giorni che succederanno questo primo esperimento conviene ancora far partire il suono naturalmente. Poi, con il tempo, a fine meditazione e ricerca del silenzio interiore, potrete cercare un suono da far partire da una parte del corpo che voi scegliete. 

Vedrete che le parole si riabiliteranno, sia quelle che ascoltate che quelle che pronunciate. Sarete molto sensibili in questa fase. Abbiate cura del vostro ascolto e del vostro cuore. 

 

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