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25 marzo: un nuovo sciopero globale per il clima

La giustizia climatica è al centro del nuovo sciopero globale per il clima indetto dai Fridays for Future per il 25 marzo 2022.

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©inkdrop/123rf.com

25 marzo, appuntamento in piazza

Il 25 marzo 2022 è il primo venerdì di primavera e, ancora una volta, il movimento globale dei Fridays for Future è pronto a scendere nelle strade e nelle piazze per un nuovo sciopero globale per il clima. Dalla mappa pubblicata nel sito italiano, in costante aggiornamento, sono segnalate decine di manifestazioni del nostro Paese: a Milano l’appuntamento è in largo Cairoli, a Roma in piazza della Repubblica, a Torino in piazza Diciotto dicembre. 

 

Sono passati quasi quattro anni dal mese di agosto del 2018, quello in cui la giovane attivista svedese Greta Thunberg per la prima volta ha esposto davanti al palamento di Stoccolma il suo cartello “Skolstrejk för klimatet”. Ed è quindi chiaro, oltre ogni dubbio, che la passione dei giovani per le sorti del nostro Pianeta è tutt’altro che una moda transitoria. 

 

D’altra parte, non c’è da stupirsi: sono loro a subire in prima persona le conseguenze dell’aumento delle emissioni, pur avendo fatto poco o nulla per generarlo. Sono loro a doversi rimboccare le maniche per salvare il salvabile, anche rinunciando a dei privilegi che le generazioni precedenti hanno dato per scontati. 

 

Uno sciopero per chiedere giustizia climatica

Sarà per questo che, come tema conduttore del prossimo sciopero, i Fridays for future hanno scelto la giustizia. Il riscaldamento globale è – per definizione – un fenomeno che riguarda indistintamente l’intero Pianeta, ma le regioni più povere sono particolarmente esposte, in parte per motivi geografici e in parte perché hanno meno mezzi economici per difendersi.

 

Le conseguenze sono drammatiche. Nel Corno d’Africa la siccità ha fatto sprofondare 13 milioni di persone nella fame grave soltanto nel primo trimestre del 2022, fa sapere il Programma alimentare mondiale. Ogni grado in più di aumento della temperatura media globale, sostengono alcuni studi, farà aumentare del 50 per cento il numero di persone costrette a emigrare.

 

L’ingiustizia sta nel fatto che le nazioni ricche sono responsabili del 92% delle emissioni climalteranti. E l’1% più ricco della popolazione mondiale è responsabile del doppio dell’inquinamento prodotto dal 50% più povero.

 

Gli hashtag: #PeopleNotProfit #EarthFor99

Con gli hashtag #PeopleNotProfit e #EarthFor99, i Fridays for Future chiederanno a gran voce ai leader dei paesi industrializzati di sostenere economicamente i territori più colpiti. “I risarcimenti climatici richiesti non sono beneficenza, ma fanno parte di un processo di giustizia trasformativa in cui il potere politico tornerà alle persone e alle comunità”, si legge nel loro comunicato stampa.

 

“Non dovranno essere concessi sotto forma di prestiti, ma di finanziamenti, come una risposta alle richieste delle comunità indigene ed emarginate; per restituire le terre alle comunità, dare risorse a quelle più colpite dalla crisi climatica affinché possano adattarsi e compensare le perdite e i danni. Per una ridistribuzione della ricchezza globale, della tecnologia e dell’informazione, e del potere politico dal Nord globale al Sud globale e dall’alto al basso”.

 

Questa proposta è stata avanzata anche nella principale sede istituzionale sul clima, la Cop26 di Glasgow, sotto il nome di loss and damage. Nonostante gli sforzi diplomatici e la pressione della società civile, però, le trattative si sono concluse con un nulla di fatto.