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Milano 2020: la strategia di adattamento del Comune

Come affrontare la fase di convivenza con il coronavirus? Il Comune di Milano ha pubblicato una strategia, chiamata Milano 2020, aperta al contributo di cittadini e associazioni.

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©Volha Kavalenkava / 123rf.com

A caccia di idee intelligenti per il futuro di Milano

Era la mattinata di domenica 26 aprile e mancavano poche ore all’attesissima conferenza stampa con cui il presidente del Consiglio Giuseppe Conte avrebbe annunciato i dettagli della cosiddetta “fase 2”. Dopo quasi due mesi di paralisi quasi totale delle attività sociali ed economiche, necessaria per porre un freno al contagio, a partire dal 4 maggio sarebbe iniziata la convivenza con il coronavirus

 

Nella sua rubrica video Buongiorno Milano, con cui ogni mattina fa il punto sulla risposta della città all’emergenza sanitaria, il sindaco Beppe Sala ha diramato questo annuncio. 

 

“Ho chiesto ai miei assessori di preparare un documento che spiega come intendiamo muoverci, nel breve periodo ma anche nella costruzione di un diverso modello di socialità della città. Questo documento si chiama Milano 2020 e da domani raccoglierà anche le vostre idee”.

 

La bozza è stata quindi pubblicata integralmente nel sito del Comune per dare in modo a chiunque (organizzazioni, associazioni e cittadini) di proporre integrazioni e modifiche nell’arco del mese di maggio. Questo perché “le idee intelligenti ce le hanno tutti ed è importante l’ascolto. Oggi è il momento di uscire dalle posizioni ideologiche e dalla critica ideologica”. 

 

Se è vero che il distanziamento sociale è una novità che mette alla prova qualsiasi territorio, è vero anche che impone sfide particolarmente articolate per una metropoli del calibro di Milano.

 

È lo stesso sindaco a citare come esempio la stazione della metropolitana di Cadorna, snodo centrale per la mobilità urbana ed extraurbana. In condizioni normali, ogni mattina vede transitare 6 mila persone ogni ora; l’obiettivo per la fase 2 è quello di scendere a 1.500, scaglionate a gruppi di 75. “Non se ne esce, se non si trovano altre forme”, commenta Sala.

 

Il futuro della mobilità milanese

Andiamo quindi a scandagliare il documento, iniziando proprio dal capitolo della mobilità. La precondizione per il successo della strategia Milano 2020 è quella di limitare la quantità di spostamenti quotidiani, diversificando gli orari e incentivando lo smart working. Per gestire in modo ottimale questo nuovo (e più ridotto) flusso di persone, il Comune intende:

 

> migliorare e diversificare l’offerta di mobilità;

> contingentare le presenze a bordo dei mezzi pubblici e all’interno di fermate e stazioni, introducendo la distanza di sicurezza e l’uso di dispositivi di protezione; 

> fare “un salto decisivo” verso un uso maggiore di biciclette, monopattini e scooter elettrici; 

> favorire gli spostamenti a piedi, anche creando nuove strade residenziali e zone 30, oltre a liberare i marciapiedi dalle auto parcheggiate; 

> aiutare i cittadini a programmare i propri spostamenti in modo flessibile, creando un mix fra il trasporto pubblico e altri sistemi;

> digitalizzare i ticket per mezzi pubblici e parcheggi a pagamento;

> chiedere opportune modifiche al codice della strada

> agevolare l’accesso a taxi e noleggio con conducente per le categorie più delicate, come anziani e operatori sanitari; 

> dare più opportunità di sosta breve per chi si occupa di consegne, assistenza domiciliare e pronto intervento;

> rivedere le regole di Area C e ZTL per incentivare il traffico al di fuori degli orari di punta.

 

“Tutto a 15 minuti di distanza”

Ogni grande città è fatta di piccoli quartieri, e Milano non fa eccezione. Per evitare che le persone affollino le metropolitane, gli uffici pubblici e i centri commerciali, sostiene l’amministrazione, bisogna metterle nelle condizioni di trovare tutto ciò di cui hanno bisogno “a 15 minuti di distanza”. Per questo, il piano Milano 2020 propone di:

 

> rafforzare i servizi pubblici di prossimità, appianando le differenze tra i vari quartieri;

> digitalizzare una quota sempre maggiore di servizi pubblici e privati;

> creare più ambulatori e centri medici soprattutto nei quartieri popolari, spesso abitati da una popolazione più anziana; 

> favorire la consegna a domicilio da parte dei negozi di vicinato; 

> rendere più sicuri gli uffici comunali, dotandoli di dispositivi di protezione individuale e privilegiando l’accesso su appuntamento;

> riprogettare i servizi stessi, prendendo spunto dalle nuove tecnologie e dalle best practices internazionali.

 

I temi di Milano 2020 sono molti altri e spaziano dalla cultura alle infrastrutture, dalla solidarietà alla scuola. C’è ancora tempo fino alla fine del mese per leggerli e dare un contributo propositivo.