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Allarme inquinamento a Torino e Milano

L’inquinamento atmosferico nella pianura Padana è ben oltre i livelli di guardia, soprattutto nelle metropoli come Milano e Torino. Ma a cosa è dovuto? Come difendersi?

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©clodio / 123rf.com

Che l’inverno sia un periodo critico per la qualità dell’aria nelle città italiane è ormai cosa risaputa. La consapevolezza però non basta, se non è accompagnata da soluzioni concrete: ce lo dimostra il fatto che l’inquinamento atmosferico nella pianura Padana sia ancora ben oltre i livelli di guardia, soprattutto nelle metropoli come Milano e Torino. Ma a cosa è dovuto l'inquinamento? Come si fa a monitorarlo? Come difendersi? 

 

Facciamo chiarezza sull’inquinamento atmosferico

Inquinamento” è un termine ombrello che viene usato con una certa frequenza, anche nella quotidianità. È al tempo stesso anche un concetto molto vasto che si può riferire a fenomeni ben diversi tra loro: cerchiamo quindi di fare chiarezza.

 

Per cominciare, quali sono i tipi di inquinamento? Si possono distinguere tre categorie principali a seconda del fatto che riguardi il suolo, l’acqua o l’aria. In tutti i casi ci sono dei danni nel breve e nel lungo termine. Quando bisogna definire qual è il tipo di inquinamento più pericoloso, però, tendenzialmente si cita quello atmosferico perché non c’è modo di contenere fisicamente la dispersione delle sostanze nocive, né di impedire a umani e animali di assorbirle attraverso il respiro. 

 

Quali sono le fonti dell’inquinamento atmosferico

Il termine “smog” è di per sé una semplificazione, perché le sostanze inquinanti sono diverse. Citiamo di seguito le principali:

  • ossidi di azoto (NO2) provocati dalla combustione, per esempio nei motori a scoppio;
  • ossidi di zolfo (SO2 e SO3), dovuti soprattutto all’uso di combustibili fossili per il riscaldamento, l’energia e le fabbriche;
  • particolato atmosferico, costituito dalle cosiddette polveri sottili che possono essere grossolane (PM10) o fini (PM2,5);
  • ozono (O3) che non viene emesso direttamente da auto o fabbriche ma si forma in atmosfera a partire da altre sostanze, con il contributo della luce solare.

 

In che modo l'uomo inquina l’aria? In Italia, le principali fonti sono quattro:

  • i trasporti: il nostro Paese ha uno dei tassi di motorizzazione più alti d’Europa, con 39,5 milioni di autovetture, 6,9 milioni di motocicli e 5,7 milioni di veicoli commerciali e industriali su una popolazione di poco meno di 60 milioni di abitanti;
  • gli impianti di riscaldamento e raffrescamento domestico, ancora in gran parte alimentati a gas naturale;
  • l’industria manifatturiera
  • l’agricoltura e l’allevamento: i reflui zootecnici infatti sono ricchi di ammoniaca che, una volta liberata in atmosfera, si combina con gli ossidi di azoto e di zolfo generando polveri sottili.

 

Inquinamento alle stelle a Torino e Milano

La salute dell'aria delle grandi città italiane negli anni passati già destava preoccupazioni. Soltanto nel 2020 c’è stata una tregua temporanea dovuta al lockdown, ma ben presto la situazione è tornata alla normalità, anzi, per certi versi è addirittura peggiorata.

 

Ne abbiamo la prova nell’edizione 2023 del report Mal’aria di città, pubblicato da Legambiente nel quadro della campagna Green Cities. Tecnicamente, in un anno solare non si dovrebbero sforare i limiti di PM10 per più di 35 giorni: nei fatti, a Torino (centralina Grassi) sono stati rilevati 98 sforamenti, a Milano (Senato) 84, ad Asti (Baussano) 79, a Modena (Giardini) 75, a Padova (Arcella) e a Venezia (Tagliamento) con 70. 

 

Per quanto riguarda il PM2.5, cioè il particolato atmosferico talmente sottile da entrare nella circolazione sanguigna, l’84% delle città analizzate ha registrato valori superiori rispetto al limite di legge che verrà introdotto nel 2030 dalla futura direttiva sulla qualità dell’aria, pari a 10 μg/mc. Anche in questo caso ci sono Milano (23 μg/mc) e Torino (22 μg/mc), ma il poco invidiabile primato spetta a Monza con 25 μg/mc.

 

Il 2023 non inizia meglio, anche per la scarsità di piogge e vento che invece sarebbero preziosi per disperdere gli inquinanti. Nella giornata di sabato 25 febbraio la stazione da traffico di Torino - Rebaudengo ha raggiunto i 36 giorni di superamento del limite di 50 microgrammi/m³ di PM10: in pratica, in appena due mesi ha superato la soglia prevista per l’intero anno solare. Pochi giorni prima, il 20 febbraio, Milano si attestava su una media di 75,6 µg/m³, il 50% oltre il limite.

 

Come difendersi dall’inquinamento in città

Ma noi che ci viviamo, nelle grandi città, possiamo fare qualcosa per tutelare la nostra salute? Certamente non possiamo smettere di respirare, ma possiamo informarci. Le agenzie che si occupano quotidianamente di monitorare la qualità dell’aria sono rispettivamente Arpa Lombardia e Arpa Piemonte, ma esistono anche alcune pagine social che aggregano i dati facilitando la comprensione. 

 

Anche alcuni piccoli accorgimenti quotidiani possono aiutare. Gli esperti consigliano per esempio di evitare lo sport all’aperto in città, soprattutto negli orari di punta e ai margini delle strade. Molto meglio passeggiare e allenarsi all’interno di un parco di grandi dimensioni e ben alberato, perché le piante fungono da filtro. 

 

Chiunque può fare la sua parte, sia per difendere sé stesso e la propria famiglia, sia per contribuire alla conoscenza e al cambiamento. Ci sono associazioni, come Cittadini per l’aria, che hanno avviato progetti di citizen science per il monitoraggio diffuso dell’aria e si fanno promotrici di campagne rivolte agli enti locali.