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Cereali, quali varietà coltiveremo in futuro

I cambiamenti climatici possono mettere a rischio la produttività dei cereali, un alimento alla base della nostra dieta. Per aumentare la resilienza di tali colture, c'è chi punta sulla genomica e chi sulle varietà antiche.

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©iakov / 123rf.com

Il clima sta cambiando e così cambieranno anche le nostre colture. In primis, i cereali, nutrimento alla base della nostra alimentazione. Le sfide che la cerealicoltura dovrà affrontare in futuro sono, quindi, molte. 
 

Da una parte, il settore dei cereali deve puntare sui concetti di sostenibilità, resilienza ai cambiamenti climatici e sicurezza alimentare, dall'altra deve saper mantenere la competitività, la produttività e la redditività in un mercato globale. 

 

In una parola sola, adattamento: tendenzialmente, le temperature più elevate anticipano il ciclo vegetativo, comportano un maggior utilizzo di acqua e favoriscono il manifestarsi di nuovi patogeni, che potranno sempre meno essere controllati con input chimici, viste le disposizioni del New Green Deal, il quale prevede una riduzione del 20% dell’utilizzo dei fertilizzanti e del 50% dei fitofarmaci entro il 2030.
 

Le attività del CREA

Diversi soggetti sostengono che le semenze attuali non rappresentino le opzioni migliori per il futuro: dovranno invece essere selezionate nuove varietà in grado di resistere alle malattie e che comportino minori input chimici e maggiore efficienza nell’uso dell’acqua e del suolo.

Chi guarda in questa direzione è, in particolare, il CREA, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria: l'istituto ha avviato un’intensa attività di ricerca genomica su frumento duro e tenero, orzo e riso.

Il CREA lavora sulla genomica, ovvero l’insieme delle conoscenze derivanti dal sequenziamento dei genomi in grado di agire un “miglioramento genetico” e una selezione delle varietà più adatte per caratteristiche proprie e nel contesto ambientale in mutazione: capire quali geni permetteranno alle piante di adattarsi con minore impatto fornirà anche al comparto industriale un'alternativa sostenibile nella produzione di semi. 
 

Le nuove biotecnologie al servizio dell'agricoltura

In questo modo, le nuove biotecnologie possono modificare e ampliare la biodiversità delle colture, facendo evolvere cioè nuovi caratteri che non si ritrovano nella biodiversità esistente oppure trovando le migliori combinazioni di geni per permettere alle piante di adattarsi alle condizioni climatiche future e di essere coltivate con il minor impatto ambientale possibile.

L'estensione dei caratteri genetici è una possibilità che non riguarda solamente i cereali ma anche il vino, gli ortaggi e la frutta
 

Un approccio diverso: Slow Grains

E poi c’è un altro approccio, quello di Slow Grains, una rete di produttori e trasformatori che, sotto il cappello dell'associazione Slow Food, recuperano le varietà locali, coltivandole.

La rete Slow Grains - nata all’interno di Sementia, evento annuale che per quattro edizioni ha fatto incontrare nella città di Benevento agricoltori, panettieri e pizzazioli provenienti da tutta Italia - considera la riscoperta di grani locali, antichi come un investimento sul futuro. 

L'adattamento passa attraverso ciò che la natura già ci offre. Per rispondere alle esigenze di redditività e competitività richiesta dal settore, Slow Grains mette insieme i trasformatori che lavorano le farine e gli agricoltori che custodiscono i semi, producono il grano in maniera sostenibile, macinano a pietra per produrre il loro specifico macinato.