La silvoterapia: riscoprire il benessere tra gli alberi
La silvoterapia, o forest therapy, è una pratica che valorizza il contatto diretto con gli alberi per promuovere benessere fisico e mentale. Nata in Giappone come shinrin-yoku, è oggi supportata da evidenze scientifiche che ne confermano i benefici su stress, sistema immunitario e salute mentale. Si pratica camminando nei boschi, abbracciando gli alberi o semplicemente sostando in silenzio nella natura.

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- Cos’è la silvoterapia e da dove arriva
- Benefici scientifici del contatto con gli alberi
- Come praticarla: tecniche e suggerimenti
- Dove farla in Italia
- Silvoterapia e salute mentale
Cos’è la silvoterapia e da dove arriva
La silvoterapia, conosciuta anche come "forest therapy", è una pratica che si fonda in prima battuta sul senso comune che il contatto diretto con la natura - e in particolare con gli alberi - possa avere effetti benefici sul corpo e sulla mente. Una sensazione nota a chiunque passi del tempo nella natura e che non è legata solo all’evidenza di un’aria più salubre. Benchè non si limiti a questo, il consiglio base della silvoterapia è quello di abbracciare gli alberi, in modo da essere a contatto col tronco, ma anche sedercisi vicino, appoggiandosi con la schiena oppure semplicemente camminare per un paio d’ore a settimana in un bosco, una foresta o un parco alberato.
Le sue origini si perdono nella notte dei tempi: in molte culture ancestrali gli alberi erano venerati come esseri sacri, dotati di spirito e potere curativo. La forma moderna di questa pratica trova radici solide in Giappone, dove nel 1982 il Ministero dell’Agricoltura, delle Foreste e della Pesca promosse lo shinrin-yoku - letteralmente "bagno nella foresta" - come risposta ai ritmi frenetici della vita urbana e all’aumento di patologie legate allo stress. Benchè non ci fossero all’epoca evidenze scientifiche, col passare del tempo, sempre più ricerche hanno stabilito una concreta connessione tra natura e benessere, sino dimostrarne il reale impatto sulla salute umana. Lo shinrin-yoku è sostanzialmente una passeggiata nel verde, ma anche un’esperienza sensoriale completa che invita a rallentare, a respirare profondamente e a riscoprire il legame con l’ambiente. Parallelamente in Occidente si è diffusa la silvoterapia, che, come abbiamo già accennato, prevede anche un contatto fisico molto coinvolgente con gli alberi: questa pratica sta guadagnando sempre più attenzione da parte di medici, psicologi e appassionati di benessere naturale.
Benefici scientifici del contatto con gli alberi
Negli ultimi decenni, la scienza ha iniziato a studiare sistematicamente gli effetti del contatto con la natura, confermando ciò che molte tradizioni avevano intuito da tempo: trascorrere tempo nei boschi riduce i livelli di cortisolo - l’ormone dello stress - e abbassa la pressione sanguigna, migliorando nel complesso la salute cardiovascolare. Gran parte del merito va ai fitoncidi, sostanze organiche volatili rilasciate da alcune piante, soprattutto alberi: si tratta di un vero e proprio meccanismo di difesa contro batteri, funghi, insetti e agenti patogeni in generale, che sembrano stimolare anche il nostro organismo a rafforzare il sistema immunitario. Hanno inoltre proprietà antinfiammatorie, migliorano le funzioni respiratorie e l’equilibrio mentale, e tutto questo semplicemente grazie l’esposizione ad essi, attraverso, appunto, la silvoterapia, ma non si disdegnano neppure attività escursionistiche. Anche la vista del verde e l’esposizione alla luce naturale regolano i ritmi circadiani e migliorano la qualità del sonno. Insomma, non si tratta solo di suggestioni: la silvoterapia è sempre più riconosciuta come una pratica utile anche in ambito clinico, come supporto alle terapie tradizionali.
Come praticarla: tecniche e suggerimenti
Praticare la silvoterapia vuol dire provare un’esperienza lenta e consapevole, immergersi in un bosco con l’intenzione di ascoltare, osservare e sentire, lasciando a casa orologi e telefoni. La respirazione è un primo importantissimo passo: inspirare profondamente l’aria fresca e ricca di ossigeno, trattenere qualche secondo, espirare lentamente, permette di connettersi con il ritmo naturale del luogo.
Durante la passeggiata, è utile osservare attentamente gli alberi, i giochi di luce tra le foglie, i dettagli della corteccia. Il silenzio diventa un alleato prezioso: camminare senza parlare aiuta a percepire suoni altrimenti trascurati, come il fruscio delle fronde o il canto degli uccelli. Una volta che ci si sente in sintonia con la natura circostante, si sceglie il proprio albero.
Alcuni praticanti si lasciano guidare dall’intuito per scegliere quello “giusto”, quello con cui si crea un’immediata sintonia. C’è anche chi ipotizza che alcuni tipi siano più “positivi” e benefici: tra questi ritroviamo i pini, le querce, i tigli, i faggi, i mandorli, i castagni, gli olivi, i melograni e le betulle. In realtà l’importante è che la scelta sia spontanea, per poi cercare il contatto fisico con il proprio albero: si comincia appoggiando le mani sul tronco per qualche minuto, per poi abbracciarlo, ponendo la guancia sulla corteccia. Si sente la stabilità e l’energia e si rimane così a respirare lentamente, fino a sentirsi a proprio agio e ad entrare in connessione con la pianta.
Per chi teme di provare imbarazzo, basta anche sedercisi vicino - cercando comunque un contatto, magari poggiando la schiena sul tronco - e accompagnare l’esperienza con la meditazione: chiudere gli occhi, ascoltare il proprio respiro, lasciare che i pensieri scorrano senza giudicarli. L’obiettivo non è “fare” qualcosa, ma semplicemente “essere” nel bosco, lasciandosi accogliere dalla sua presenza viva e silenziosa.
Dove farla in Italia
Il patrimonio naturale italiano offre luoghi ideali per praticare la silvoterapia, grazie alla varietà di boschi, parchi e foreste protette da nord a sud. Tra i più suggestivi troviamo la Foresta del Cansiglio, al confine tra Veneto e Friuli Venezia Giulia: un’antica foresta di faggi e abeti un tempo riserva di caccia della Serenissima, oggi oasi di quiete e biodiversità.
Il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, tra Toscana e Romagna, custodisce uno dei polmoni verdi più rigogliosi d’Europa, dove si intrecciano sentieri meditativi e percorsi spirituali, come quelli che conducono all’Eremo di Camaldoli.
In Umbria, il Bosco di San Francesco ad Assisi rappresenta un luogo simbolico, in cui la spiritualità si fonde con la bellezza della natura.
L’Abruzzo poi con i suoi tre Parchi Nazionali è considerato il cuore verde d’Europa e non manca di offrire esperienze boschive di inestimabile bellezza.
Il Parco Nazionale della Sila, in Calabria, sorprende con le sue distese di pini larici e laghi alpini, un ambiente unico dove rigenerarsi in profondità.
Infine, la Val di Fiemme in Trentino è celebre non solo per i suoi paesaggi alpini, ma anche per il legno pregiato dei suoi abeti, utilizzato nella liuteria e detto il “legno che suona”.
Questi naturalmente sono solo spunti per unire all’esperienza della silvoterapia l’occasione di una gita fuoriporta, ma in realtà qualunque bosco o pineta va benissimo, e se si è in città basta approfittare dei tanti parchi per una salutare immersione nella natura.
Silvoterapia e salute mentale
L’effetto terapeutico della silvoterapia sulla mente è uno degli aspetti più studiati e apprezzati. In un’epoca in cui l’ansia, la depressione e i disturbi legati allo stress sono in aumento, il contatto con la natura offre un’alternativa concreta e davvero accessibile a chiunque. Gli studi di psicologia ambientale dimostrano che anche solo venti minuti al giorno in un ambiente naturale migliorano l’umore e la capacità di attenzione: il bosco, o anche un semplice parco, diventano così un luogo di decompressione emotiva, dove lasciar andare tensioni e recuperare equilibrio.
Per persone affette da depressione lieve o moderata, o da sindromi da burnout, la silvoterapia può agire come supporto alle terapie psicologiche e farmacologiche, migliorando la qualità della vita e riducendo il senso di isolamento. Nei bambini con disturbi dell’attenzione o iperattività, la natura favorisce l’autoregolazione e stimola un apprendimento più profondo e duraturo.