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Le tecniche shiatsu

Non esiste uno Shiatsu, ma nemmeno Shiatsu diversi. L'integrazione di diversi approcci e studi alla pratica è la grande forza di molte discipline orientali che si arricchiscono di esperienze e culture per affinare tecniche e perfezionare la relazione tra shiatsuka e ricevente.

Le tecniche shiatsu

Lo Shiatsu è una disciplina che abbraccia grandi culture del passato da quella nipponica a quella cinese.

Il background formativo è davvero molto ampio: anatomia, fisiologia, tecniche di respirazione, mappe dei meridiani, punti energetici, postura, manualità, ascolto.

Lo Shiatsu non è un semplice massaggio, è considerato una terapia e come tale esistono varie tecniche.

A differenza della cultura occidentale in cui il nostro approccio alle differenze è di alternanza, di “alternatività”, nelle culture orientali regna il sincretismo, l’elaborazione e l’evoluzione: anche le diverse tecniche di Shiatsu sono fasi, momenti di evoluzione, assorbiti e integrati, così come i suoi stili.

 

Stile Namikoshi

Grazie a Tokuijiro Namikoshi nel 1940 viene fondata una Scuola Giapponese di Shiatsu. Vengono insegnate varie discipline complementari alle tecniche di shiatsu, come la respirazione, la meditazione, tecniche di manipolazione.

Questa scuola e la sua tecnica è stata riconosciuta dal Ministero della Salute Giapponese. Si deve al suo fondatore l’individuazione di aree definite tsubo, circa 660, nelle quali sono concentrati vasi sanguigni, linfatici, ghiandole a secrezione interna.

La tecnica Namikoshi prevede un approccio di base nel trattamento, in cui il soggetto viene trattato prima in una posizione laterale sul alto sinistro, poi sul lato destro, successivamente in posizione prona trattando prima a sinistra e poi a destra, supina con le stesse modalità e infine vengono presi in considerazione cranio, viso, torace e in chiusura l'addome.

La stimolazione dei punti deve avvenire solo con i pollici e in posizione perpendicolare con pressione graduale.

 

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Stile Masunaga

Shizuko Masunaga si forma presso la scuola di Namikoshi con cui collabora, ma dal quale si separa dopo qualche anno perché ritiene che lo Shiatsu non debba limitarsi alla sfera anatomica ma aprirsi al patrimonio energetico che l’essere umano porta con sé.

Nel 1968 fonda lo Iokai Shiatsu Center, in cui professa l’integrazione della cultura antica della medicina cinese e individua nella stimolazione dei Meridiani la tecnica principale di diagnosi e trattamento e il Makko-Ho, lo stretching dei meridiani in auto applicazione.

A livello tecnico oltre alla pressione applicata con dita, nocche e gomiti, vengono utilizzate entrambe le mani nel ruolo di mano madre e mano figlia , una che esercita la pressione e l’altra che tiene la porzione della parte trattata per concentrare e non disperdere le energie e creare un circuito.

 

Stile Ohashi

Prende il nome dal suo fondatore, il maestro Wataru Ohashi, che integra le nozioni anatomiche e patologiche indicate da Namikoshi, le energie dei Meridiani di Masunaga e punta alla relazione comunicativa che si instaura tra terapista e paziente, fatta di posture energizzanti, di empatia, di respirazione circolare.

Porta lo Shiatsu negli Stati Uniti negli anni 70, e lo divulga nel modo occidentale.

L’Autoterapia e l’autoguarigione diventano materie di formazione per gli shatsuka, e l’ascolto dei disequilibri e lo scambio energetico tra terapista e ricevente rappresentano strumenti fondamentali oltre alle pressioni e agli stiramenti dei meridiani.

 

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Credit foto: Andriy Popov