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A Milano "Una vita sotto il turbante"

A Milano il progetto "Una vita sotto il turbante" è un'occasione di riscatto che unisce donne in carcere e pazienti oncologiche con l'obiettivo di restituire la libertà a chi vive dentro una prigione come dentro una malattia.

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©Go5 - Per mano con le donne

Siamo soliti associare concetti e persone ricorrendo all'immagine del filo rosso. Proviamo stavolta a pensare più in grande e prendiamo tanta stoffa. Magari variamente colorata. Ora pensiamo alle molte donne pazienti oncologiche che stanno affrontando la chemioterapia e avviciniamole alle donne che sono detenute in carcere e qui tessono le trame di una nuova vita in libertà. 

 

Quest'ultime cuciono per davvero con ago e filo creando turbanti raffinati e pratici che copriranno il capo di chi sta lottando per un'altra libertà, quella dalla malattia.

 

E' nato così il progetto Una vita sotto il turbante, un'idea che è il frutto di una virtuosa collaborazione tra l'associazione Go5- per mano con le donne e la cooperativa Alice per Sartoria SanVittore.   

 

Solidarietà tra pazienti oncologiche e donne carcerate

C'è l'alta sartoria, c'è la solidarietà, c'è il riscatto e c'è la fiducia nel futuro. Per tenere insieme tutto questo un filo rosso non poteva bastare.

 

Nel 2018 la stilista Rosita Onofri ha disegnato un modello di copricapo le cui caratteritiche si adattassero alle delicate esigenze delle pazienti del reparto di Ginecologia oncologica dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano: tessuti naturali rispettosi della pelle, stoffe e tinte preziose provenienti da Marocco, India e Mauritania nel rispetto dell'artigianato locale per una linea che valorizzasse con equilibrio quella femminilità che durante la chemioterapia è troppo spesso ancora compromessa. 

 

Hanno molto da dirsi queste donne le cui vite sono accomunate da quello stato di vita dentro, dentro la malattia come dentro una prigione. C'è una comune sofferenza che attraverso questo progetto vede una chance di riscatto: commissionando i capi alla Sartoria di San Vittore si potrà offrire alle carcerate un lavoro che permetta loro di sostenere, seppur da lontano, le proprie famiglie.  

 

Ancora, acquistando i turbanti di questo circuito si potrà sostenere la ricerca scientifica per la diagnosi precoce del tumore ovarico. Affinché la diagnosi di cancro - e ancora una volta le strade si uniscono - possa davvero non essere più vissuta come una sentenza.

 

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©Go5 - Per mano con le donne / Anche il sindaco di Milano Beppe Sala ha partecipato alla presentazione del progetto

Gli appuntamenti per saperne di più

A metà giugno nella Sala Alessi di Palazzo Marino il primo cittadino della città, Beppe Sala, ha tenuto a battesimo l'iniziativa, che ha ricevuto il patrocinio del comune di Milano e della Camera penale di Milano.

 

Un secondo evento è stato organizzato a fine giugno nel terrazzo della fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori di Milano: le ospiti hanno avuto modo di essere "coccolate" in un lungo pomeriggio dedicato al make up insieme alle esperte dell'Accademia Stefano Anselmo di Milano. In questa occasione sono intervenute diverse autorità ad avvalorare la forza del progetto, tra cui: Anita Pirovano, presidente della commissione Carceri del Comune di Milano; Giulio Gallera, assessore al Welfare di Regione Lombardia e Marco Luigi Votta, presidente della Fondazione Irccs Istituto dei Tumori di Milano.  

 

Le organizzatrici vogliono andare lontano e in programma c'è una vera "maratona" di eventi per far conoscere cosa possono fare un ago e un filo riposti nelle mani giuste. Il prossimo appuntamento, sempre milanese, si terrà nel cortile della casa circondariale San Vittore l'11 luglio. In questa occasione, oltre a vedere sfilare le modelle che porteranno i copricapi realizzati dalle detenute, sarà possibile partecipare a un aperitivo solidale. Per saperne di più su come partecipare e per acquistare i capi del progetto si può visitare il sito web della onlus legata all'istituto di cura e ricerca milanese.