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Cos'è la settimana europea per la riduzione dei rifiuti

Appuntamento dal 19 al 27 novembre 2022 con la nuova edizione della settimana europea per la riduzione dei rifiuti. Quest'anno è dedicata al settore tessile.

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©keantian / 123rf.com

19-27 novembre: settimana europea per la riduzione dei rifiuti

Segniamo nel calendario i giorni che vanno da sabato 19 a domenica 27 novembre 2022: è la settimana europea per la riduzione dei rifiuti. L’iniziativa nasce all’interno del programma Life+ della Commissione europea e si pone l’obiettivo di sensibilizzare sulle politiche di prevenzione e gestione dei rifiuti, e farlo a tutti i livelli: dalle istituzioni fino ai cittadini.

 

Si parla di prevenzione, prima ancora che di gestione, perché non si può sperare di abbattere l’enorme impatto ambientale dei rifiuti con la sola raccolta differenziata. A monte, bisogna generarne di meno. Ad oggi un cittadino italiano medio butta nella spazzatura 499 kg di rifiuti urbani ogni anno. Il primo passo, dunque, è la riduzione. Dopodiché subentrano le altre due priorità, riuso e riciclo

 

La settimana europea per la riduzione dei rifiuti vuole portare questo tema al centro dell’attenzione di cittadini e istituzioni, con un fitto calendario di eventi aperti a tutti. Autorità pubbliche, associazioni, scuole, imprese, ong e cittadini sono liberi di organizzare un’azione e accreditarla. Viceversa, per partecipare basta scegliere dal sito ufficiale l’appuntamento più vicino.

 

Il tema dell’edizione 2022: i rifiuti tessili

“I rifiuti sono fuori moda”. È questo lo slogan dell’edizione 2022 della settimana europea per la riduzione dei rifiuti.

 

Nell’epoca del fast fashion e addirittura dell’ultra-fast fashion, che sforna collezioni a ciclo continuo e recapita i vestiti a casa per pochi euro, ogni cittadino europeo consuma in media 26 chili di capi d’abbigliamento all’anno. 11 dei quali finiscono nella spazzatura dopo essere stati indossati una manciata di volte.

 

Questo pone diversi ordini di problemi. Innanzitutto, l’immenso impatto ambientale dovuto alla coltivazione delle fibre (o alla loro fabbricazione, se sono artificiali come il poliestere) viene letteralmente sprecato nell’arco di pochi mesi. Per non parlare delle drammatiche condizioni di lavoro degli operai dei fornitori e subfornitori dei grandi brand, chiamati ad accelerare il ritmo al di là di ogni logica.

 

A fine vita, soltanto il 10% dei prodotti tessili resta nel circuito del second hand. L’assoluta maggioranza, cioè l’87%, finisce in discarica o in un inceneritore.

 

Nell’ambito del piano d’azione sull’economia circolare, l’Unione europea ha annoverato tra i settori strategici anche l’abbigliamento. L’Italia ha addirittura anticipato la scadenza rispetto a quella posta dai legislatori dell’Unione, rendendo obbligatorio il riciclo del tessile già dal 1° gennaio 2022.

 

Le normative sono utili e necessarie, ma siamo noi, con le nostre abitudini di consumo, a renderle davvero efficaci. Il cambiamento di prospettiva che ci attende è tutt’altro che semplice, ma è ormai una priorità: dobbiamo tornare a dare valore a ogni abito, considerandolo come un oggetto che deve accompagnarci nel tempo.