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Plastica monouso addio, la vieta il Parlamento europeo

Un passo importante per la lotta all'inquinamento dei mari: la plastica monouso ha ricevuto il primo stop dal Parlamento europeo. Vediamo quali prodotti riguarda e l'iter per l'approvazione definitiva.

Plastica monouso addio, la vieta il Parlamento europeo

Nei Paesi UE potremo dire presto addio a posate, piatti, cotton fioc e altri articoli in commercio realizzati in plastica monouso: il Parlamento ha approvato il 24 ottobre 2018 il divieto di consumo nei Paesi aderenti all'Unione di alcuni prodotti in plastica monouso, materiale che corrisponde a circa il 70% dei rifiuti presenti nelle nostre acque.

La nuova normativa, se approvata in via definitiva, permetterà a partire dal 2021 di lavorare su più fronti per ridurre drasticamente la percentuale di inquinamento marino, soprattutto per quelle tipologie di rifiuti di difficile o lungo periodo di decomposizione.

Il passaggio successivo sarà l'avviamento dei negoziati con il Consiglio europeo.

 

Plastica monouso, gli impegni per ridurla

Il documento appena approvato contiene un elenco dettagliato di articoli che a livello UE non potranno più essere commercializzati a partire dal 2021: piatti e posate monouso, cannucce e bastoncini di cotone per l'igiene personale, miscelatori per bevande e manici in plastica dei palloncini. 

A questi, i deputati impegnati nella proposta di legge hanno aggiunto gli articoli di plastica ossi-degradabili, come sacchetti o imballaggi, e i contenitori per fast-food in polistirolo espanso.

Ciascun Paese dovrà fare la sua parte. Nel testo sono infatti delineati alcuni obiettivi nazionali di riduzione e riciclo di quei prodotti in plastica non vietati, ma di difficile smaltimento.

Ogni Stato UE deve ridurre il consumo dei prodotti in plastica per i quali non esistono alternative del 25% entro il 2025, ossia scatole monouso per hamburger e panini e i contenitori alimentari per frutta e verdura, dessert o gelati. 

Le bottiglie per bevande, invece, dovranno essere differenziate e riciclate al 90% entro il 2025 con l'intento finale di ridurre la quantità di tali rifiuti del 50% entro il 2025 e dell'80% entro il 2030.

 

Leggi anche L'intervista a Niccolò Carnimeo sull'inquinamento dei mari >>

 

Rifiuti marini: i filtri di sigaretta e gli attrezzi da pesca

Il Parlamento europeo ha anche adottato misure specifiche su rifiuti da tabacco e attrezzi da pesca smarriti o abbandonati

I filtri per sigarette che contengono plastica, ad esempio, possono impiegare anche 12 anni per decomporsi, per questo l'indicazione è di ridurre del 50% entro il 2015 la quantità di rifiuti da tabacco.

In ultimo la pesca: gli Stati membri dovrebbero garantire che almeno il 50% degli attrezzi contenenti plastica smarriti o abbandonati venga raccolto ogni anno, con un obiettivo di riciclo di almeno il 15% entro il 2025.

Ami, lenze, cordame rappresentano il 27% dei rifiuti che si trovano sulle spiagge e nei fondali in Europa e molto spesso sono la causa di soffocamento dgli animali marini.

 

Inquinamento dei mari, le conseguenze

La strada intrapresa sembra essere l'unica possibile per salvare i nostri mari: oltre l'80% dei rifiuti marini è costituito da plastica e proprio dalla plastica monouso era necessario ripartire.

Gli effetti dell'inquinamento dei mari riguardano la salvaguardia della biodiversità e la tutela dell'uomo in quanto, ormai è conclamato, i residui di plastica si trovano nell'organismo di molte specie animali oggi a rischio (dalle tartarughe marine alle foche, alle balene e uccelli), ma anche - e soprattutto - nei pesci e nei crostacei che mangiamo ogni giorno, diventando un reale pericolo per la nostra salute.

Disperdere la plastica nell'ambiente, infine, non comporta solo un danno all'ambiente ma anche economico: quando questi rifiuti finiscono in mare, ci si perde in valore dei materiali, in costi per il recupero e la pulizia delle acque, in attrattiva turistica e nell'impossibilità di praticare pesca sostenibile.

 

 

Foto: Nicola Colombo / 123rf.com