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Nuovo Ministro dell'Ambiente: sì al nucleare di nuova generazione

Secondo il nuovo ministro dell’Ambiente italiano, il nucleare è una possibilità. Vediamo cosa ne pensano le Ong ambientaliste.

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Il ministro dell’Ambiente è favorevole al nucleare

"Siamo favorevoli alla sperimentazione del nucleare di nuova generazione per far fronte alla crisi energetica”. Parole che pesano perché a pronunciarle è il nuovo ministro dell’Ambiente italiano, Gilberto Pichetto Fratin, intervenuto al Forum Automotive di Milano il 24 ottobre 2022. 

 

Al momento il governo si è appena insediato, quindi i tempi non sono ancora maturi per capire se queste dichiarazioni effettivamente si tradurranno in fatti. Se così fosse, il nostro Paese si troverebbe a riaprire un capitolo – quello della produzione di energia nucleare entro i confini nazionali – che sembrava definitivamente chiuso dopo il referendum del 1987

 

Già durante il governo Berlusconi IV, tra il 2005 e il 2008, l’allora ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola aveva proposto di costruire nuovi reattori; ma un nuovo referendum, nel 2011, aveva messo la parola fine su tali progetti.

 

“È interesse di tutti liberarsi dalla dipendenza energetica”, ha proseguito Pichetto Fratin. Motivo per cui intende portare avanti anche le trivellazioni nei mari italiani per la ricerca e l’estrazione di gas naturale dai fondali. 

 

Cosa sono le centrali nucleari di quarta generazione

Questa espressione, “centrali nucleari di quarta generazione”, si sente nominare a ogni piè sospinto nel dibattito sul nucleare. Soprattutto per chi non fa parte della ristretta cerchia di addetti ai lavori, però, non è di immediata comprensione. Facciamo quindi un passo indietro: cosa sono le centrali di quarta generazione? Quante ce ne sono nel mondo? Funzionano?

 

Senza scendere nel dettaglio, questi reattori sono progettati in modo tale da abbattere i costi, il fabbisogno di combustibile e la quantità di scorie generate. In questo modo, risulterebbero molto più sicuri e rispettosi dell’ambiente; la possibilità di proliferazione, cioè di utilizzo del nucleare a scopi militari, dovrebbero essere pressoché azzerate.

 

Il condizionale però è d’obbligo, perché – come scrive chiaramente il dipartimento per l’Energia statunitense – tali tecnologie non sono ancora sul mercato. O meglio, attualmente esistono due reattori dimostrativi operativi in Cina e Russia e un’altra sessantina in fase di sviluppo, a vari stadi di avanzamento. Se le sperimentazioni avranno successo, potranno entrare in commercio entro la fine di questo decennio.

 

Il nucleare tra costi, ritardi e tecnologie ancora immature

Per Legambiente, Greenpeace e Wwf, il dibattito in corso è “surreale” perché il ricorso al nucleare di quarta generazione è “favoleggiato da decenni senza nessuna reale novità tecnologica”.

 

Le tre organizzazioni ambientaliste, tra le più grandi e influenti in Italia, avevano emesso questo durissimo comunicato già all’inizio di quest’anno. All’epoca, il ministro della Transizione ecologica era Roberto Cingolani, la guerra in Ucraina non era ancora iniziata, ma si discuteva dell’ipotesi – poi concretizzata – di classificare il nucleare come “sostenibile” all’interno della tassonomia verde europea.

 

Di reattori di quarta generazione si parla da vent’anni e la commercializzazione è auspicata entro il 2030. Ma il 2030 – ricordano le Ong – è il termine entro il quale l’Unione europea (e l’Italia con lei) si è prefissata l’obiettivo di tagliare almeno del 55% le emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990. Insomma, anche ammesso che queste tecnologie si rivelino realmente eco-compatibili, i tempi sono troppo lunghi. 

 

Non andrebbe troppo meglio nemmeno se ci si affidasse alla terza generazione; i reattori in costruzione in giro per il mondo stanno tutti andando incontro a ritardi e problemi tecnici che fanno impennare i costi.

 

Un capitolo, quello finanziario, che attualmente gioca a sfavore dell’atomo. Nel World Nuclear Industry Status Report si legge che, nel 2020, produrre 1 kilowattora (kWh) di elettricità con il fotovoltaico ha avuto un costo medio di 3,7 centesimi di dollaro, che salgono a 4 con l’eolico e a 16,3 (più di quattro volte tanto) con il nucleare.