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Cinema Azzurro Scipioni: la petizione di Silvano Agosti

Il Cinema Azzurro Scipioni, con la sua programmazione ricercata e di qualità, rischia di non riaprire più i battenti dopo l’emergenza sanitaria. Ma c’è ancora margine per salvarlo, con la collaborazione di tutti.

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©Fernando Gregory Milan / 123rf.com

Il cinema messo in ginocchio dal coronavirus

“Hollywood è in allerta per l’impatto finanziario del coronavirus, che potrebbe cambiare il settore per sempre”. Titola così il magazine Variety nella sua copertina del 18 marzo. Ci vorrà ancora tempo per raccogliere e sistematizzare i dati sull’ultimo trimestre, ma le conseguenze della pandemia sul mondo del cinema sono sotto gli occhi di tutti. 

 

Le sale sono state tra i primi esercizi pubblici a chiudere i battenti e tutto fa intendere che saranno tra gli ultimi a riaprire (in Italia a partire dal 15 giugno, con notevoli restrizioni). 

 

Le nuove uscite sono state rimandate di mesi o spostate sulle piattaforme di streaming, ma senza quel corredo di eventi, conferenze stampa e interviste che dà impulso al loro successo.

 

Impossibile anche girare nuovi film, poiché le esigenze della troupe mal si coniugano con quelle del distanziamento sociale. Molte case di produzione, quindi, si trovano ad aver investito in progetti la cui data di uscita è stata rinviata a data da destinarsi, o semplicemente cancellata.

 

Stiamo parlando di un comparto che intrattiene miliardi di persone ogni giorno, che contribuisce in modo determinante alla cultura collettiva, che produce reddito e occupazione

 

In Italia la filiera cinematografica riunisce oltre 2mila imprese, soprattutto medio-piccole, per un giro d’affari complessivo di circa 4 miliardi di euro. Queste realtà – sottolinea uno studio di Unicredit – hanno visto crescere i loro ricavi a un ritmo compreso tra il 3 e il 6% annuo tra il 2013 e il 2014, con una buona redditività (l’Ebitda medio nel 2017 è dell’11% per i produttori e del 43% per i distributori). 

 

L’anello debole della filiera è rappresentato dalle sale cinematografiche, che valgono circa 600 milioni di euro e soffrono sempre più la concorrenza dei servizi di streaming e della pirateria.

 

Il Cinema Azzurro Scipioni a rischio chiusura

Se a tremare sono le case di produzione hollywoodiane e le catene che contano centinaia di multisala, è facile immaginare che contorni possa assumere questa crisi agli occhi di una piccola realtà indipendente. È il caso del Cinema Azzurro Scipioni, luogo d’elezione per i cinefili di Roma fin dagli anni Ottanta. 

 

Questo progetto è nato da una scommessa del regista e scrittore Silvano Agosti, intenzionato a dare spazio al cinema indipendente e d’autore senza ammantarsi dell’elitarismo che, a suo dire, caratterizza il circuito d’essai. 

 

Negli ultimi quattro decenni il Cinema Azzurro Scipioni ha accolto gli appassionati nelle sue due sale:

> la Sala Lumière manda in programmazione circa 360 capolavori della storia del cinema

> la sala Chaplin ospita le pellicole vincitrici di festival prestigiosi (Venezia, Cannes, Berlino, gli stessi Oscar) che faticano a essere accolte dai circuiti commerciali. 

 

Già in circostanze normali, una realtà così ricercata non può certo contare sui volumi d’affari di un multiplex. Se poi si trova costretta ad abbassare le serrande per mesi interi (seppure per motivi di forza maggiore come l’emergenza sanitaria), la catastrofe economica è dietro l’angolo. E la prospettiva di chiudere definitivamente diventa sempre più concreta. 

 

Come partecipare al crowdfunding

Da qui la "chiamata alle armi" rivolta a chi ha trascorso tante serate immerso nel buio delle sale romane. O semplicemente agli amanti del buon cinema, che non vogliono veder svanire nel nulla un presidio così ricco di storia e di valore

 

Chiunque può fare una donazione per il Cinema Azzurro Scipioni tramite la piattaforma Produzioni dal basso, anche a partire da pochi euro. Sulla base dell’importo è possibile chiedere come ricompensa le copie autografate dei romanzi di Silvano Agosti e dei film che ne sono stati tratti.

 

La somma raccolta verrà innanzitutto reinvestita nelle spese fisse (in primis l’affitto); quando le sale potranno finalmente riaprire, aiuteranno il progetto a sopravvivere nonostante l’affluenza in calo. “Per questo – si legge nell’appello – il nostro vuole essere principalmente un invito a tornare a occupare i nostri posti, sempre più vuoti”.