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L'"ambizione climatica" secondo Sergio Costa, ministro dell'Ambiente

“Stiamo vivendo un periodo largamente insicuro e pieno di domande: tra quanto questa pandemia sarà soltanto un ricordo? Come saremo noi domani? Ma una cosa è certa: senza un’alta ambizione climatica saremo perdenti”. Parola di Sergio Costa, ministro dell'Ambiente.

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©Valerio Portelli/LaPresse

Cos’è l’ambizione climatica

Ambizione climatica. A coniare questa espressione è Sergio Costa, ministro dell’Ambiente dell’esecutivo guidato da Giuseppe Conte. “Sembrano parole lontane e insensate, ma posso assicurarvi che determineranno il futuro delle prossime generazioni, dei nostri figli e dei nostri nipoti”, scrive nei suoi canali social

 

Una solida ambizione climatica, sostiene, dev’essere il filo conduttore delle misure volte a ridare slancio all’economia dopo la crisi innescata dal coronavirus. Il riferimento evidente è al Piano di ripresa e resilienza, o Recovery Plan, che l’Italia deve presentare all’Unione europea entro il 30 aprile per poter accedere al fondo Next Generation Eu. 

 

Stiamo vivendo un periodo largamente insicuro e pieno di domande: tra quanto questa pandemia sarà soltanto un ricordo? Come saremo noi domani? Ma una cosa è certa: senza un’alta ambizione climatica saremo perdenti”. 

 

In cosa consiste il Recovery Plan

Approvato dal Consiglio dei Ministri del 12 gennaio 2021, il Piano di ripresa e resilienza dovrà essere sottoposto alla Camera, al Senato e infine alle istituzioni dell’Unione. Parte da un budget di circa 210 miliardi di euro, di cui 144,2 volti a finanziare nuovi progetti e gli altri 65,7 invece finalizzati a dare un’accelerazione ai progetti già in essere. 

 

Tale cifra viene stanziata su 6 aree

  1. Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura.
  2. Rivoluzione verde e transizione ecologica.
  3. Infrastrutture per una mobilità sostenibile.
  4. Istruzione e ricerca.
  5. Inclusione e coesione.
  6. Salute.

 

Il testo – che, va ricordato, potrebbe ancora essere soggetto a modifiche – propone di “conseguire una filiera agroalimentare sostenibile, migliorando la logistica e competitività delle aziende agricole e le loro prestazioni climatico-ambientali” e “realizzazione di impianti di trasformazione dei rifiuti finalizzata al loro recupero” in un’ottica di economia circolare

 

Promette di aumentare la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili, puntando soprattutto sui parchi eolici e fotovoltaici offshore e sull’idrogeno, che rappresenta un’alternativa al gas naturale per l’industria siderurgica (e viene quindi indicato come opzione per la decarbonizzazione dell’ex-Ilva di Taranto). 

 

In materia di mobilità sostenibile, prevede di potenziare strade e ferrovie e rinnovare il parco circolante di mezzi per il trasporto pubblico locale, soprattutto al Sud. Promette inoltre di rinnovare e mettere in sicurezza il patrimonio edilizio pubblico (a partire da scuole, ospedali e case popolari), affrontare il dissesto idrogeologico, tutelare boschi, risorse idriche e infrastrutture verdi urbane.

 

Le richieste degli ambientalisti

Tiepida la reazione da parte delle organizzazioni ambientaliste. Legambiente, Fondazione Guccione, Vinvinstrada e Kyoto Club chiedono 23 miliardi di euro per una mobilità Vision Zero che rovesci l’egemonia dell’auto privata e ponga fine agli incidenti mortali.

 

Tra collisioni stradali e inquinamento urbano nel 2019 sono morte più di 83.000 persone”, con un costo sociale di 16,9 miliardi di euro. Una situazione che si può cambiare, sostengono le associazioni, “semplicemente attivando il dispositivo Isa (Intelligent Speed Adaptation), moderando la velocità con maggiori controlli e la riduzione delle sezioni stradali e della velocità, aumentando il modale share e dissuadendo dall’uso del mezzo privato”.

 

Manca la visione del futuro”, sostiene il Coordinamento Free, facendo notare la sparizione (rispetto alla prima bozza) delle tabelle sulla riduzione della CO2 conseguente alle misure adottate. L’organizzazione critica anche il forte focus sull’eolico e sul fotovoltaico offshore, ritenuti non ancora maturi.

 

I due eventi chiave del 2021

Sull’ambizione climatica si gioca il nostro futuro, ci ricorda Sergio Costa. E si gioca anche la nostra credibilità internazionale. Sarà proprio il nostro Paese, infatti, a ospitare due grandi eventi in programma nel 2021:

 

> il G20, il Forum che riunisce le economie più industrializzate. L’Italia ne detiene la presidenza a partire da dicembre dello scorso anno, con un programma articolato attorno al trinomio People, Planet, Prosperitu. Il summit tra i leader globali si terrà a Roma il 30 e 31 ottobre;

 

> la pre-Cop e la Youth for climate, eventi preparatori alla Cop 26 sui cambiamenti climatici che si terrà a novembre a Glasgow, in Scozia. 

 

“Noi siamo tra i Paesi più ambiziosi, insieme con l’Europa, ma chiaramente non basta. Serve lo sforzo di tutti i Paesi del mondo per contrastare questa emergenza climatica che il nostro Pianeta sta affrontando”, conclude Costa.