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Agricoaching, cos'è

Crescono in Italia le aziende agricole guidate da giovani under 35. In parallelo, si moltiplicano i corsi per l'avviamento di nuove attività.

Agricoaching

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Se digitiamo la parola “agricoaching” sui motori di ricerca si verrà trasportanti (online, s’intende) in India. Infatti, nel subcontinente asiatico dove l’agricoltura è settore trainante dell’economia, sono molteplici i corsi - anche pubblici - rivolti alla popolazione più giovane per avviare nuove imprese agricole.

Da qualche anno a questa parte, sebbene con numeri molto più contenuti, questa pratica si è diffusa anche in Italia. Esempi come quello di Pietro Isolan, che organizza corsi rivolti a chi vuole autoprodurre il proprio il cibo.
 

Ospitalità rurale e didattica oltre alla coltivazione

In molti stanno infatti tornando a coltivare la terra, per creare cibo sì ma anche per salvaguardare il pianeta. “Ma fare l’agricoltore, riuscire a coltivare, stare sul mercato e magari avviare un’attività multifunzionale (turismo, didattica) è davvero complesso” scrive Isolan, che organizza diversi pacchetti di accompagnamento all’avviamento di nuove attività agricole, comprese giornate di potatura.

Bisogna conoscere le tecniche e i professionisti giusti, risolvere problematiche e indirizzare la propria comunicazione nella direzione giusta: l’agricoach è quella figura, dunque, che sa dare i consigli giusti. E non solo sull’agricoltura sostenibile: oggi, accanto a una nuova attività, si possono innestare altre esigenze, dall’ospitalità rurale alla didattica.
 

Agricoaching per accorciare la filiera produttiva

Secondo i risultati dell'indagine trimestrale sulle aziende agricole realizzata dall'ISMEA, l'emergenza Covid-19 ha determinato un sensibile aumento del numero delle imprese agricole che praticano la vendita diretta e, di conseguenza, del fatturato di questo canale che nel 2020 supera i 6,5 miliardi di euro.

I produttori hanno scelto di accorciare la filiera raggiungendo in autonomia il consumatore finale. Chi ha adottato il canale di vendita diretta, vi destina mediamente l'82% della produzione aziendale, quota che nel 2019 era del 73,1%. Nel 2020 la vendita diretta diventa così il terzo canale scelto dagli agricoltori, dopo il conferimento a cooperative, consorzi e la vendita a grossisti e intermediari commerciali.
 

I giovani tornano alla terra

Quello dell’agricoltore non è un mestiere del passato o un lavoro svolto unicamente dalle vecchie generazioni. Coldiretti stima che, nel 2020, c’è stato uno storico ritorno alla terra dei giovani, con 56mila under 35 alla guida di imprese agricole (+12% negli ultimi cinque anni), un traguardo ragguardevole come sottolineato anche da Coldiretti.

Sempre Coldiretti, nella sezione Giovani Impresa, ha pubblicato una serie di linee guida su come aprire un’azienda agricola in dieci mosse.

 

Se nell'azienda agricola trovano spazio i giovani, del resto, queste attività è più probabile diventino multifuzionali. Una presenza che ha di fatto rivoluzionato il lavoro della terra dove 7 imprese under 35 su 10 operano in attività che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche alle attività ricreative, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade, l’agribenessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili.

E se tra i giovani imprenditori agricoli c’è chi ha scelto di raccogliere il testimone dai genitori, la vera novità rispetto al passato sono gli under 35 arrivati da altri settori o da diverse esperienze familiari che hanno deciso di scommettere sulla campagna con estro, passione, innovazione e professionalità, i cosiddetti agricoltori di prima generazione e tra questi nuovi giovani imprenditori della terra, ben la metà è laureata, il 57% ha fatto innovazione, ma soprattutto il 74% è orgoglioso del lavoro fatto e il 78% è più contento di prima, secondo l’analisi condotta da Coldiretti.