Tussilago farfara Tussilago farfara, proprietà e caratteristiche
La farfara o tossilaggine è una pianta tradizionalmente impiegata per alleviare disturbi delle vie respiratorie

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- Che pianta è la Tussilago farfara: riconoscimento e habitat
- Principi attivi e proprietà fitoterapiche
- Quando e come si usa: infusi, decotti e sciroppi
- Attenzione alla tossicità: normativa ed effetti collaterali
- Indicazioni, limiti e possibili alternative naturali
Che pianta è la Tussilago farfara: riconoscimento e habitat
La Tussilago farfara, nota comunemente come tussilaggine o farfara, è una pianta erbacea perenne che raggiunge un'altezza di 10–30 cm.
La pianta presenta un rizoma sotterraneo carnoso da cui emergono in primavera fusti fioriferi privi di foglie, sormontati da capolini gialli simili a margherite. Le foglie basali, cuoriformi e tomentose, compaiono successivamente, dopo la fioritura.
Si tratta di una specie diffusa in tutta Europa, Asia e Nord America e la si trova generalmente in ambienti umidi e terreni argillosi o sabbiosi. La farfara o tussilaggine cresce comunemente lungo i bordi delle strade, in terreni incolti, scarpate e zone disturbate, fino a 2.400 metri di altitudine.
Principi attivi e proprietà fitoterapiche
La farfara contiene diversi composti bioattivi che le conferiscono proprietà terapeutiche:
- Mucillagini, che svolgono un'azione emolliente e protettiva sulle mucose delle vie respiratorie;
- Flavonoidi e carotenoidi con proprietà antiossidanti e antinfiammatorie;
- Alcaloidi pirrolizidinici tra cui la tussilagina e la isotussilagina, composti potenzialmente epatotossici, la cui presenza limita l'uso prolungato della pianta.
I principi attivi presenti in fiori e foglie della tussilaggine determinano le sue proprietà bechiche ed espettoranti utili in caso di affezioni respiratorie, ma l'utilizzo di questa pianta oggi è sconsigliato per via della presenza di alcaloidi che hanno azione tossica sul fegat,
Quando e come si usa: infusi, decotti e sciroppi
Tradizionalmente, la farfara è stata utilizzata per trattare affezioni delle vie respiratorie superiori, come tosse, bronchite, laringite e tracheite.
L'infuso di tussilaggine è preparato con fiori o foglie essiccati lasciati in infusione in acqua calda per 10 minuti. Dopo l'infusione, si filtra e si consuma caldo, fino a tre volte al giorno.
Concentrando l'infuso con zucchero o miele, si può ottenere anche lo sciroppo di tussilaggine, utile per calmare la tosse.
Per il decotto, invece, si sistemano foglie e fiori in acqua fredda, si porta a bollore e si fa bollire per alcuni minuti, quindi si lascia riposare prima di filtrare e bere.
È importante ribadire però che, a causa della presenza di alcaloidi pirrolizidinici, l'uso della farfara dovrebbe essere limitato nel tempo e supervisionato da un professionista della salute .
Attenzione alla tossicità: normativa ed effetti collaterali
La presenza di alcaloidi pirrolizidinici rende la farfara potenzialmente epatotossica: questi composti possono infatti causare danni al fegato e sono stati associati a effetti mutageni e cancerogeni.
Di conseguenza, l'uso della farfara è sconsigliato in gravidanza, durante l'allattamento e nei bambini. In alcuni paesi la vendita di prodotti contenenti farfara è stata vietata, mentre in altri è sottoposta a regolamentazioni severe che fissano limiti per la concentrazione di alcaloidi e precisano di non utilizzare la pianta oltre le quattro settimane all'anno.
Indicazioni, limiti e possibili alternative naturali
Sebbene la farfara abbia una lunga storia di utilizzo nella medicina tradizionale, le preoccupazioni legate alla sua tossicità hanno portato a una riduzione del suo impiego e si preferisce ricorrere a piante con profili di sicurezza più favorevoli per trattare disturbi delle vie respiratorie. Tra le alternative:
- Malva (Malva sylvestris): ricca di mucillagini, con effetti emollienti e lenitivi;
- Piantaggine (Plantago lanceolata): con proprietà antinfiammatorie e antitussive;
- Grindelia (Grindelia robusta): utile come espettorante e per calmare la tosse.
È sempre consigliato consultare un professionista qualificato prima di intraprendere qualsiasi trattamento fitoterapico, per garantire sicurezza ed efficacia.