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Farmaci e pesticidi nelle piume di beccapesci e gabbiani

Uno studio dell'Università Ca' Foscari evidenzia la presenza di farmaci e pesticidi nelle piume dei beccapesci e dei gabbiani che si alimentano nei pressi della laguna di Venezia. Un'analisi che mette in chiaro il livello di contaminazione dell'habitat e lascia dubbi sulle conseguenze a lungo termine per la salute di specie già vulnerabili.

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©naturestudio / 123rf.com

Antinfiammatori, ibuprofene, antidepressivi, neonicotinoidi. Un mix di farmaci e pesticidi avvelena la laguna di Venezia e gli animali che la abitano. Lo rivela uno studio condotto dall'Università Ca' Foscari di Venezia che, analizzando le piume dei pulli di beccapesci e gambiani corallini, hanno scoperto quanto tali sostanze chimiche siano presenti e diffuse all'interno del corpo degli uccelli marini della zona.
 

L'analisi sui pulli non volanti di beccapesci e gabbiani

La ricerca è stata condotta da Marco Picone, ricercatore dell’Università Ca’ Foscari Venezia, su due specie che nidificano nella Laguna di Venezia: la sterna beccapesci (Thalasseus sandvicensis) e il gabbiano corallino (Ichthyaetus melanocephalus), sentinelle del loro habitat in grado di fornire indicazioni indirette sulla presenza dei farmaci nei tessuti delle loro prede e nell’ambiente.

Dall'analisi è emerso che ben l’87% dei 47 campioni analizzati conteneva il principio attivo diclofenac, un antinfiammatorio non-steroideo. Sono stati, inoltre, rilevati ibuprofene, nimesulide, naprossene e gli antidepressivi citalopram, fluvoxamina e sertralina. 

Il 91% dei campioni, infine, conteneva tracce quantificabili di neonicotinoidi, classe di pesticidi chimicamente simili alla nicotina.Tale categoria di contaminanti, il cui uso nelle colture all'aperto è vietato nell'Unione europea dal 2018, è conosciuta per essere fra i maggiori responsabili della moria delle api.

Coordinato dall'ecotossicologo Picone, lo studio è frutto della collaborazione tra il gruppo di Ecotossicologia dell’Università Ca’ Foscari Venezia, i gruppi di Chimica Analitica di Ca’ Foscari e dell’Istituto di Scienze Polari del Consiglio nazionale delle ricerche e gli inanellatori accreditati dal Centro Nazionale di Inanellamento dell’ISPRA.
 

Perché le piume dei pulli

Il progetto è stato il primo a considerare l’analisi delle piume per monitorare l’esposizione degli uccelli acquatici ai prodotti farmaceutici. Fungendo da archivio dei contaminanti presenti nel plasma degli uccelli durante il periodo di formazione della piuma stessa, esse sono in grado, infatti, di fornire indicazioni preziose e dirette sull’esposizione cui gli individui studiati sono stati soggetti. 

Abbiamo studiato i pulli non volanti di beccapesci e gabbiani corallini perché dipendono totalmente dai genitori per l’alimentazione” ha spiegato l’ecotossicologo Marco Picone in una nota diffusa dall'Università Ca' Foscari. “Questi uccelli procurano il cibo per la prole in un’area di alcuni chilometri quadrati intorno alle colonie di nidificazione. Di conseguenza, i contaminanti presenti nei pulcini risultano totalmente attribuibili alla contaminazione locale dell’area di nidificazione”.

Il metodo utilizzato può essere considerato non invasivo: secondo quanto riferito dal ricercatore, le piume sono state prelevate nel tratto dorsale dei pulli, senza conseguenze sullo stato di salute dei giovani uccelli. 
 

Contaminanti nella catena alimentare

Le piume di beccapesci sono state raccolte nel giugno 2019 da una colonia insediata nella Barena Celestia, una struttura morfologica lagunare periodicamente sommersa dalle maree. I campioni dei gabbiani arrivano invece dalla Laguna Nord e risalgono al giugno 2018. 

Abbiamo trovato imidacloprid e clothianidin in tutti i gabbiani e nella maggior parte dei beccapesci” continua  Picone, “e questo conferma che il divieto del 2018, non totale (ha riguardato solo le colture all’aperto), non ha eliminato gli input di questi pesticidi, e che gli uccelli marini sono esposti a questi contaminanti a prescindere dalle loro abitudini alimentari. I gabbiani corallini, infatti, sono onnivori e nella loro dieta possono entrare tanto specie acquatiche quanto insetti irrorati dai pesticidi. I beccapesci, invece, si nutrono essenzialmente di piccoli pesci (sardine, spratti e acciughe). Quindi, questo conferma come i neonicotinoidi possano arrivare ovunque nell’ecosistema”.
 

I dubbi sulle conseguenze a lungo termine

Al momento lo studio non ha rilevato effetti acuti come conseguenza della contaminazione.  Non sono stati riscontrati, infatti, comportamenti anomali o un incremento della mortalità. 

Ci si interroga, tuttavia,  sulle conseguenze a lungo termine per la salute di beccapesci e gabbiani. I ricercatori sono concordi nel ritenere i neonicotinoidi potenzialmente dannosi per la salute riproduttiva degli uccelli e saranno necessari ulteriori studi per chiarire le implicazioni dell'esposizione. 

Le sostanze tossiche potrebbero indurre un ritardo nella migrazione - conclude Picone - che a sua volta può indurre gli esemplari a fermarsi in luoghi non ottimali per la selezione dei partner e a ritardi nella nidificazione. Effetti a catena che possono mettere in pericolo specie già vulnerabili”.

Finora si ritenevano esposti ai neonicotinoidi solo gli uccelli che si nutrono di semi e nettare e, indirettamente, i rapaci. Questo studio evidenzia, invece, come nella catena della contaminazione possano finire anche specie geograficamente più lontane dal contesto agricolo.