Intervista

Il progetto della Stanza nel bosco

La Stanza nel bosco vuole essere un luogo di arte, scoperta, incontro e condivisione nel Parco Alto Milanese. A raccontarcelo è Davide Turri, presidente del Consorzio che ha presentato il progetto, ideato insieme a una rete di associazioni.

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Credit foto
©Davide Turri

Il Parco Alto Milanese è un polmone verde di 360 ettari a cavallo dei comuni di Legnano, Busto Arsizio e Castellanza. Proprio a pochi metri dall’ingresso di Castellanza, nel bosco delle querce rosse, qualche anno fa una tromba d’aria ha creato una radura. Proprio lì il Consorzio che gestisce il parco sogna di creare una Stanza nel bosco: un luogo di crescita, arte e connessione tra le persone e la natura. 

 

Questo sogno è diventato un progetto, sostenuto da una rete di associazioni del territorio e candidato al bando Creative Living Lab. A raccontarcelo è Davide Turri, presidente del Consorzio Parco Alto Milanese.

 

Come immaginate la futura Stanza nel bosco?

La Stanza nel bosco è immaginata come una struttura leggera progettata per integrarsi completamente nel contesto ambientale, realizzata con gli stessi materiali di cui è composto il parco (es. legno, fibre vegetali), che crea un contesto spaziale riconoscibile sebbene, come l’animo umano, mutevole in base alle stagioni. L’estensione proposta sarà dimensionata allo svolgimento delle attività e realizzata per fasi, dalla parte centrale nel bosco fino al percorso.

 

Un luogo accogliente e famigliare, attrattivo per la cittadinanza, che offra la possibilità di incontrarsi e condividere. Una stanza aperta quindi nello spazio ma anche nel tempo, che possa essere utilizzata come aula didattica, teatro, palestra, lettura: uno spazio multidisciplinare aperto tutto l’anno che valorizzi tanto il setting naturale quanto quello culturale. 

 

Un luogo di rinnovamento che sancisca una ritrovata convivialità tra gli esseri umani, il territorio che abitiamo e i contesti sociali. Costruire concretamente una “stanza nel bosco” significherà delimitare un piccolo territorio che diventi immediatamente riconoscibile come spazio di attività, “attrezzarlo” con l’indispensabile per renderlo accessibile ed inclusivo.

 

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Credit foto
©Davide Turri

Quali sono le aree di attività che avete previsto?

Le attività primarie del progetto sono state raccolte in tre macro-aree di sviluppo: benessere, formazione e intrattenimento.

 

  • Esperienze corporee per il benessere dedicate a tutte le età. Attività di natura psico-corporea di gruppo sono di fatto uno strumento efficace a livello collettivo per sostenere in maniera concreta il tema della salute e stimolare gli aspetti di socializzazione nella natura come luogo privilegiato dello “star bene”. Tra le attività proposte ci sono palestra a cielo aperto, yoga, bioenergetica, partenza dei percorsi escursionistici.
  • Didattica, formazione e outdoor education. La didattica all’aperto torna a essere un tema di avanguardia sia in contesti scolastici che extrascolastici, perché l’apprendimento all’aria aperta stimola la curiosità e favorisce lo sviluppo delle capacità senso-percettive. Tra le attività proposte ci sono lezioni, workshop e seminari con esperti botanici, corsi di lettura, centro estivo ecc.
  • Arti ed eventi. Realizzazione di manifestazioni artistiche e incontri culturali che liberamente si ispirano al mondo della natura, alla creatività, all’educazione alla pace, alle arti (visive, musica e teatro).
    Tra le attività proposte ci sono spettacoli di teatro e animazione dedicati ai più piccoli, laboratori creativi rivolti alle famiglie, cinema all’aperto, installazioni artistiche temporanee ecc. Le attività fotografiche vengono proposte con la finalità della realizzazione di una mappatura dei luoghi da rigenerare e/o in via di rigenerazione e attività di supporto alla narrazione del progetto in tutte le sue fasi.

 

Come funziona il bando Creative Living Lab? Quali sono le tempistiche?

Il bando Creative Living Lab è promosso dal ministero per i Beni e le attività culturali e per il turismo con l’obiettivo di coinvolgere la comunità nei processi di rigenerazione mediante spazi attrezzati per attività socio-culturali e di crescita partecipata capaci di sviluppare il senso di identità ai luoghi.

 

Il bando a cui il Parco ha partecipato insieme a diverse associazioni del territorio (Legambiente, Spazio Ars, Coop. Circolo Fratellanza e Pace e associazione Arte Agricola Etica, il supporto di figure tecniche professionali ed il sostegno di AEquoS Società Cooperativa) prevede una aggiudicazione in base a una graduatoria con tempistiche che non sono note al momento. Non sappiamo quindi al momento se potremo realizzare il progetto proposto.

 

Il Parco Alto Milanese ha in serbo altri progetti per i prossimi mesi?

Il Parco Alto Milanese è una porzione di territorio intatto dal punto di vista paesaggistico tra i più urbanizzati, un paesaggio fatto di percorsi storici (tra cui un tratto della via Francisca del Lucomagno), casette agricole, campi coltivati, boschi da taglio, roccoli che servivano un tempo per la caccia, come si trovavano decenni passati nel nostro territorio.

 

Il lavoro che può essere fatto in futuro è proprio di ricerca e informazione culturale e ambientale, di educazione e narrazione delle peculiarità del bosco e del paesaggio. Credo sia importante “raccontare” questo parco, rendere consapevoli le persone che lo frequentano di cosa trovano.

 

Dal 1990, data di costituzione del Consorzio Parco Alto Milanese, il parco ha mantenuto le caratteristiche di parco agricolo a fianco di zone dedicate alla fruizione nelle quali sono state implementate iniziative e attività. 

 

Credo però che il mero “vincolo” non sia sufficiente a tutelare un paesaggio. Occorre consapevolezza, affezione per il luogo. Una fruizione consapevole risulta la miglior tutela e garanzia di tramandare un patrimonio paesaggistico alle generazioni future.

 

Mi piacerebbe che nei prossimi anni venisse fatto questo tipo di percorso culturale, a fianco di azioni che rendano più permeabile il parco rispetto alla città. Il riferimento è alle connessioni, alla riapertura di percorsi secondari, al legame con la rete ciclabile delle città (il parco sorge su tre Comuni: Legnano, Castellanza e Busto Arsizio), ma anche alla futura collaborazione con altri parchi del territorio.