Intervista

Sostanze naturali sì. Ma nelle giuste dosi.

Intervista al chimico Fabrizio Zago, creatore dell'EcoBioDizionario. Un portale di facile consultazione per scoprire l'impatto ambientale degli ingredienti di cosmetici e detergenti.

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©Olga Yastremska - 123rf

Negli ultimi anni, la salute dell’ambiente è diventato un tema caro a molte persone. Così i consumatori stanno sempre più scegliendo prodotti meno inquinanti, più biologici, in sintesi “sostenibili”. Soprattutto nel settore dei cosmetici e dei detergenti.

Solo che a volte questa “sostenibilità” è solo di facciata: per questo Fabrizio Zago, chimico industriale, ha realizzato diversi progetti con il fine di sensibilizzare l’opinione pubblica aiutandola a districarsi all’interno della giungla di sostanze citate negli ingredienti di creme, cosmetici e detergenti.

Attraverso l’EcoBioDizionario, accessibile tramite il portale d’informazione EcoBioControl.bio, Zago ha raccolto più di 20 mila ingredienti, ciascuno dei quali è contrassegnato da un semaforo di colore verde (se sicuro), giallo (se dubbio), rosso (se a grande impatto ambientale) o nero (se proibito).

Un enorme database che dà la possibilità, in maniera gratuita, di scovare sostanze proibite, allergizzanti, disturbatori endocrini e tanto altro nei prodotti che acquistiamo. E poi c’è il marchio EcoBioControl. Ma di tutto questo ne parliamo con Fabrizio Zago.
 

Fabrizio, negli ultimi anni, il settore della cosmesi naturale ha assunto un’importanza commerciale molto grande. Come commenta questo interesse da parte del consumatore?

I dati recenti mostrano come la cosmesi tradizionale sia cresciuta “solo” di circa il 2% mentre quella “naturale” dl circa il 20%. Tra i vari prodotti verdi le creme viso naturali toccano il livello del 18,66% dell’intero settore.

L’argomento base di questa esplosione deriva da una convinzione assoluta che la stragrande maggioranza dei consumatori considera come vera ed inconfutabile questa affermazione: “Qualsiasi cosa naturale fa bene”. Naturalmente questa convinzione è falsa!

La febbre da fieno dimostra che alcuni vegetali possono scatenare delle allergie anche molto serie, il curaro e la cicuta sono dei vegetali ma forse conviene evitare di avere contatti con queste sostanze.
 

Fortunatamente nessuno usa curaro e cicuta per fare delle creme o dei cosmetici...

È vero! Ma quante altre sostanze che sono, all’apparenza, buone e naturalissime e che possono fare male? Purtroppo molte.

La nascente scienza della cosmesi naturale dovrebbe investire il successo di cui gode nella ricerca delle giuste quantità di sostanze naturali, quelle quantità che sono benefiche e che superati quei livelli sono dannosi. Infatti, come diceva già Paracelso, molte sostanze sono benefiche se prese nelle dosi corrette e diventano dei veleni se si esagera.
 

Per esempio?

Chi immagina che il bergamotto - il suo olio essenziale - faccia male? Eppure questo derivato naturale è fototossico e quindi se presente in una crema viso e se questo stesso viso fosse sottoposto all’azione dei raggi del sole, ecco che da un potenziale beneficio ricadiamo in guai seri. Si può andare anche oltre considerando ad esempio il retinolo, la Vitamina A.

Cosa c’è di meglio di una vitamina? Ebbene il retinolo molto usato in cosmetica si è rivelato molto irritante e la sua assunzione per via alimentare è addirittura deleteria. In gravidanza è fortemente sconsigliata qualsiasi dieta ricca di Vitamina A per i suoi temuti effetti teratogeni (malformazioni).
 

Per contro, se usati bene, i prodotti vegetali sono ricchi di proprietà nutrienti per il nostro corpo...

La cosmesi naturale è il presente e soprattutto il futuro. Scegliere sostanze naturali da fonti rinnovabili non solo preserva le risorse ma è realmente in grado di offrire benefici molto importanti.

Effetti disarrosanti, anti-age, anti-cellulite, antinfiammatori, anti-microbici, anti-tossici, idratanti: l’elenco dei benefici che si possono ottenere dalle sostanze vegetali è infinito.

Tuttavia non dimentichiamoci l’importanza della scienza e della capacità di dosare nel modo più corretto i principi attivi vegetali. Queste sostanze, insisto, sono talmente efficaci che devono essere impiegate in modo corretto.
 

E qui, entriamo nello specifico del marchio EcoBioControl. Cos’è?

Premessa: EcoBioControl non è una certificazione, perché ce ne sono già troppe e il consumatore è disorientato tanto che, morale della favola, la credibilità delle certificazioni è in caduta libera.

Non sto dicendo che le certificazioni siano inutili, anzi è vero il contrario: acquistare un prodotto certificato ci dà la certezza che il produttore si sia recato da un ente di certificazione e una commissione lo abbia esaminato dando il suo benestare alla commercializzazione.

EcoBioControl è invece un percorso rivolto alle aziende e uno standard in continua evoluzione. Come funziona: un produttore può consultare il “Nuovo BioDizionario di Fabrizio Zago”. Se dovesse scoprire che la sua ricetta è un tripudio di pallini rossi è meglio lasciar perdere o ripensare la ricetta stessa. Se invece i verdi abbondano e c’è solo qualche giallo, allora diciamo che se ne può parlare. Il responsabile della ditta scarica il modulo di richiesta e si mette in contatto con noi.

A questo punto il Comitato Scientifico controllerà il materiale e ne richiederà, eventualmente, di ulteriore. Terzo e ultimo passaggio: il Comitato emette una licenza d’uso del Marchio EcoBioControl per i prodotti che sono stati omologati. Non si paga quasi nulla perché noi siamo qui per diffondere la cultura della cosmesi e della detergenza responsabile, sostenibile.
 

Molto interessante. Ma tornando alle certificazioni, non tutte sono affidabili. Voi quali consigliereste ai consumatori, oltre naturalmente ai prodotto con il vostro logo?

Sì è vero, non tutti gli enti di certificazione si equivalgono ed anche in questo mondo non mancano i furbi, anzi gli “ecofurbi”. Tra gli enti di certificazione più importanti segnaliamo certamente ICEA (Istituto di certificazione etico e ambientale) che annovera migliaia di cosmetici certificati principalmente nel nostro paese. C’è anche il CCPB. A livello europeo troviamo altre certificazioni degne di nota come Ecocert, BDIH, Soil Association, NaTrue e Cosmos.

Chiunque trovi certificazioni diverse da queste diffidi: in genere si tratta di fabbricanti che usano un logo di fantasia o di una autocertificazione. Spesso, spessissimo si tratta di uno specchietto per le allodole che serve ad attirare i clienti ma che dietro non ha nulla.

Quindi attenzione per chi, come noi, siamo attirati dai cosmetici naturali e dunque facili prede di fabbricanti senza scrupoli. Il nostro prossimo progetto è quello di applicare l’intelligenza artificiale a uno strumento che fotografi l’etichetta e restituisca i pallini in automatico.