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Polymateria, la plastica "a tempo"

Un additivo che imposta una “data di scadenza” per la plastica, facendola biodegradare nell’ambiente senza conseguenze. È la tecnologia pionieristica sviluppata da Polymateria.

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©dogfella / 123rf.com

Plastiche biodegradabili e compostabili, opportunità e limiti

Sappiamo che fare a meno della plastica è una scelta responsabile nei confronti del Pianeta. Via libera dunque a detersivi sfusi, shampoo solido, borse di tela, borracce. Che dire, però, di tutte quelle situazioni in cui gli imballaggi in plastica si rendono indispensabili per la corretta conservazione del prodotto? A questo servono le plastiche biodegradabili e compostabili.

 

Attenzione, però, perché sul tema circola ancora parecchia confusione. Innanzitutto, questi termini non sono sinonimi:

  • Bioplastiche è un termine ombrello sotto il quale ricadono tutte le plastiche biodegradabili e compostabili, indipendentemente dal fatto che siano realizzate a partire dal petrolio o da materie prime rinnovabili (in questo secondo caso si parla di plastiche bio-based). 
  • Un materiale compostabile può essere conferito nel bidone dell’umido perché, mediante un apposito impianto industriale, può trasformarsi in compost. Quando c’è anche l’aggettivo “domestico” significa che questo processo può essere gestito anche mediante una compostiera domestica. 
  • Le plastiche biodegradabili vengono decomposte dall’azione dei microorganismi, senza l’impiego di sostanze chimiche e senza rilasciare microplastiche nell’ambiente. Questo processo tuttavia avviene con tempi e modalità differenti a seconda della specifica tipologia di plastica. Cosa ancora più importante, questi materiali non vanno smaltiti nell’umido bensì nell’indifferenziato

 

Insomma, la dicitura “biodegradabile” o “compostabile” stampata su una confezione non deve farci sentire autorizzati a sprecare imballaggi o prodotti monouso, né tanto meno a disperderli nell’ambiente come se niente fosse.

 

Polymateria, una nuova concezione di plastica

L’azienda londinese Polymateria vuole affrontare questa emergenza ambientale con una nuova tecnologia brevettata che prende il nome di biotrasformazione. Non si tratta dunque di una nuova tipologia di plastica, bensì di un additivo che si applica alle plastiche tradizionali per far sì che si possa biodegradare in un ambiente naturale, in modo sicuro e senza rilasciare microplastiche. Durante i test di laboratorio che simulano le condizioni reali, il polietilene si è dissolto in 226 giorni e il polipropilene in 336 giorni.

 

Non solo: mediante un componente chimico ad hoc, le tempistiche possono essere programmate in anticipo. In altre parole, si può attribuire una “data di scadenza” al prodotto, sulla base della sua vita utile. Una piccola rivoluzione che è stata premiata dal World Economic Forum con il titolo di Technology Pioneer.

 

Ci vorrà ancora un po’ prima dell’adozione su larga scala di tecnologie così pionieristiche, ma Polymateria guarda avanti. Nel sito infatti è possibile passare in rassegna le potenziali applicazioni, ciascuna delle quali è corredata da una dettagliata scheda tecnica. Qualche esempio? I sacchetti di plastica in cui sono confezionate frutta e verdura al supermercato; le etichette delle bottiglie; gli incarti di caramelle e cioccolatini; i flaconi dei detersivi; i bicchieri e le cannucce per le bevande; la pellicola trasparente per alimenti.