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Al via la petizione contro i pannelli fotovoltaici a terra

Coldiretti lancia una raccolta firme per impedire l'installazione dei pannelli fotovoltaici su terreni fertili. In 25 anni abbiamo perso il 20 per cento di superficie coltivabile.

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©shaiith -123rf

È stata avviata nel mese di agosto la petizione contro i pannelli solari “mangia suolo”: a lanciarla la Coldiretti Giovani Impresa che, per combattere il rischio idrogeologico di fronte ai cambiamenti climatici, ha concentrato l’attenzione su un fotovoltaico più pulito ed ecosostenibile da installare non sui terreni fertile e potenzialmente dediti all’agricoltura ma su tetti di stalle, cascine, magazzini, fienili, laboratori di trasformazione e strutture agricole.

La raccolta firme “Sì all’energia rinnovabile senza consumo di suolo agricolo” è consultabile sulla piattaforma Change.org oppure negli uffici della Coldiretti in tutta Italia, nei mercati e negli agriturismi di Campagna Amica.
 

Rispettare gli obiettivi dell'accordo di Parigi

Coldiretti Giovani Impresa spiega che le istituzioni devono investire sì in fonti alternative di energia ma “senza dimenticare il ruolo fondamentale dell’agricoltura e la bellezza unica dei nostri territori, che andrebbero compromessi senza una programmazione territoriale degli impianti fotovoltaici a terra”.

Il consumo di suolo, infatti, preoccupa le nuove generazioni di agricoltori, più attente all’applicazione di tecnologie innovative con l’obiettivo di attuare i principi dell’accordo di Parigi e dell’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

“Come giovani agricoltori, sosteniamo e promuoviamo ogni giorno l’innovazione tecnologica sostenibile, ma destinando i suoli agricoli al fotovoltaico non ci saranno più terreni da coltivare ed accelereremo la perdita di biodiversità unica del nostro Paese” spiega la leader del giovani agricoltori di Coldiretti Veronica Barbati.
 

La situazione in Italia

L’Italia vanta oltre 822mila impianti fotovoltaici, ma allo stesso tempo la superficie agricola utilizzabile si è ridotta del 20% negli ultimi 25 anni.

Secondo Coldiretti, la multifunzionalità energetica va sviluppata come attività integrata alla coltivazione e all’allevamento, fino a un massimo del 5% della superficie dell’azienda, da realizzare direttamente dagli agricoltori e in aree marginali.

I giovani agricoltori della Coldiretti propongono che regioni e gli enti locali identifichino nelle aree da bonificare, nei terreni abbandonati, nelle zone industriali obsolete e nei tetti delle strutture produttive anche agricole, il luogo idoneo all’installazione del fotovoltaico per la corretta produzione di energia da fonti rinnovabili.

L’Italia – evidenzia Barbati - possiede terreni non destinati all’agricoltura che potrebbero essere messi a valore con il fotovoltaico. Ci domandiamo perché utilizzare terreni fertili che già producono valore economico, sociale ed ambientale togliendo traiettorie di futuro alle nuove generazioni di agricoltori”.