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Le 8 idee legate alla sostenibilità che potrebbero davvero cambiare il nostro futuro

Il Financial Times ha selezionato otto innovazioni che, se applicate su larga scala, potrebbero garantirci un futuro sostenibile.

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Sostenibilità è la parola del momento. Ma è anche una sfida talmente alta, ambiziosa e complessa da apparire, in certi momenti, quasi un’utopia. Eppure, ogni giorno ci sono aziende, centri di ricerca e startup che mettono a punto soluzioni reali, efficaci. Soluzioni che, se applicate su larga scala, potrebbero davvero accendere una luce sul nostro futuro. Il Financial Times ne ha selezionate otto.

 

Alternative ecosostenibili alla plastica

Andando avanti di questo passo, nel 2050 negli oceani ci sarà più plastica che pesce. E la sua produzione finirà per assorbire circa la metà della domanda di petrolio. L’abbandono di alcuni prodotti di plastica monouso può aiutare ad arginare questo preoccupante trend, ma bisognerà anche trovare alternative valide. La startup biotech FabricNano è in grado di sintetizzare bioplastiche e altri ingredienti chimici senza bisogno di una sola goccia di petrolio, con tempistiche 100 volte più rapide rispetto a quelle necessarie per produrre materiali convenzionali a partire dai combustibili fossili.

 

Efficientamento energetico degli edifici

Quanti di noi vivono in edifici in classe G che, ogni giorno, disperdono calore ed energia preziosa? In Italia, circa il 35% delle case ricade in questa categoria. Ristrutturare diventa quindi un’assoluta priorità. Negli Stati Uniti a dare il buon esempio è l’Empire State Building, un simbolo di New York, con i suoi 102 piani per un’altezza complessiva di 381 metri (443 con l’antenna). Un programma chiamato The Empire State Building Challenge stanzia 50 milioni di dollari per ammodernarlo, migliorando le sue prestazioni energetiche. Le best practices adottate verranno poi condivise, con l’intento di sperimentarle anche in altre zone della città.

 

Generare energia elettrica camminando

Forse ci è capitato di vedere persone intente a pedalare su una cyclette, per ricavare l’energia elettrica necessaria per tenere accesa una lampadina o una televisione. Perché non si fa lo stesso, ma sfruttando la camminata? La questione è stata dibattuta a lungo in ambito scientifico, fino a quando due laboratori svizzeri hanno sviluppato una tecnologia che genera elettricità dai passi su pavimenti in legno. Un materiale molto in voga per la bioedilizia ma finora scarsamente considerato in questo campo, in quanto elettroneutrale. Modificandolo mediante silicone e nanocristalli, i ricercatori sono riusciti a renderlo triboelettrico, cioè in grado di generare una tensione a partire dal movimento. 

 

Arredamento coltivato in laboratorio

Da diversi anni si lavora sulla carne coltivata in laboratorio, perfettamente identica a quella “vera” salvo per il fatto che non c’è bisogno di uccidere nemmeno un solo animale. E se si potessero creare in laboratorio anche tavoli, sedie e altri oggetti di arredamento? I ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Cambridge stanno mettendo a punto nuove tecniche per isolare alcune cellule delle piante e “clonare” il legno. Attraverso un gel stampato in 3D, inoltre, potrebbero determinare da subito la forma in cui il legno dovrà crescere, azzerando gli sprechi. “Dedichiamo molte risorse alla coltivazione di piante intere, quando tutto ciò che usiamo in realtà è una porzione molto piccola della pianta”, spiega la ricercatrice del Mit Ashley Beckwith. “In qualche modo, dunque, dovevamo trovare una modalità più strategica per riprodurre materiali che non dipendessero in modo così rilevante dalla terra".

 

Moda sostenibile, ma anche accessibile

Dopo aver visto le terribili immagini del crollo del Rana Plaza in Bangladesh e aver letto i dati sul colossale impatto climatico e ambientale del settore tessile, sono sempre di più i consumatori intenzionati a rendere un po’ più verde e responsabile il proprio guardaroba. Troppo spesso, però, i buoni propositi si scontrano contro un ostacolo apparentemente insormontabile: i vestiti con attributi di sostenibilità costano di più. Laagam è un e-commerce che si pone la missione di democratizzare la moda sostenibile. Tutti i capi sono fatti a mano in Spagna e Portogallo esclusivamente su ordinazione, in modo tale da azzerare l’invenduto; gli scarti vengono donati a piccoli marchi indipendenti e le emissioni di CO2 vengono compensate. Ogni volta che conclude un acquisto, il cliente è invitato a rivendere un vecchio abito che non usa più. 

 

Valutazione dei servizi ecosistemici

Per azzerare le proprie emissioni nette di gas serra e migliorare le proprie performance di sostenibilità, tante aziende comprano i crediti di carbonio (carbon credits): ciascuno di essi corrisponde a una tonnellata di CO2 non emessa grazie a progetti di piantumazione di alberi o tutela forestale. Certamente è un’azione utile ma, da sola, non basta. L’approccio nature-positive prevede di fare un passo in più: imporre un prezzo alle esternalità negative e, viceversa, attribuire un valore ai servizi ecosistemici, cioè quelli che la natura ci offre gratuitamente ogni giorno. Il progetto Ncaves (Natural Capital Accounting and Valuation of Ecosystem Services) ha sviluppato una metodologia ad hoc, già sperimentata attraverso alcuni programmi pilota in Messico, Sudafrica, India, Cina e Brasile. 

 

Infrastrutture naturali in città

Se vogliamo rendere davvero sostenibili, resilienti e vivibili le città in cui abitiamo, sommergerle di colate di cemento non è la strada giusta. Le risposte le troviamo nella natura, riletta e interpretata alla luce delle nostre conoscenze scientifiche e tecnologiche. Urban InVest è un software che valuta l’impatto positivo degli investimenti in infrastrutture naturali nelle aree urbane: tetti verdi, corridoi che incanalano il vento tanto da abbassare leggermente la temperatura, foreste urbane e così via. Di fatto, questa piattaforma informatica mette in luce il collegamento tra la natura e il benessere della popolazione, e lo traduce in cifre.

 

Tutela delle foreste e riforestazione

Sentiamo tanto parlare dell’allarme deforestazione nell’Amazzonia brasiliana, ma esistono anche esempi positivi. Dimostrazioni del fatto che le foreste non solo possono – e devono – essere salvate, ma anche che le loro condizioni possono essere sensibilmente migliorate. È tutta questione di volontà politica. Il Costa Rica è l’unico paese tropicale ad aver arrestato la deforestazione. Anzi, ha addirittura invertito il trend, salvando un milione di ettari di foresta e piantando 7 milioni di alberi. La mossa vincente è stata l’imposizione di una carbon tax pari al 3,5%, i cui proventi sono stati investiti per ricompensare i proprietari terrieri che si sono dedicati a iniziative di protezione forestale, riforestazione e agroforestazione.