Cosa significa davvero ‘naturale’? Guida per non cadere nel greenwashing
Il termine “naturale” esercita un grande fascino, ma da solo non basta a garantire qualità o sostenibilità: per difendersi dal greenwashing e compiere scelte davvero consapevoli, è necessario sviluppare uno sguardo critico, imparare a leggere le etichette e affidarsi a certificazioni serie.
Spesso “naturale” viene usato come leva di marketing, senza garanzie concrete sul contenuto o sui processi produttivi. Capire cosa si nasconde dietro questa parola è fondamentale per essere consumatori più attenti e consapevoli.

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Che significa davvero “naturale”
Secondo il senso comune, “naturale” indica ciò che proviene direttamente dalla natura, quindi non trasformato dall’uomo. Tuttavia, a livello normativo il termine non ha una definizione precisa né vincolante. Questo consente di etichettare come “naturale” anche prodotti che lo sono solo in minima parte.
Inoltre, “naturale” non equivale a “biologico” o “salutare”. Alcuni ingredienti naturali possono essere tossici, e altri richiedono trattamenti chimici prima dell’uso. Essere naturali, quindi, non basta per essere sicuri o sostenibili.
Come leggere le etichette
Le etichette sono uno strumento prezioso per riconoscere i prodotti realmente naturali. Ecco gli elementi da controllare:
- INCI nei cosmetici: l’elenco degli ingredienti è obbligatorio e ordinato per quantità. Ingredienti naturali in cima alla lista indicano una presenza significativa.
- Certificazioni riconosciute: loghi come COSMOS, Ecocert, ICEA o il marchio biologico UE garantiscono controlli seri. Attenzione a simboli inventati o non verificabili.
- Chiarezza delle informazioni: dichiarazioni come “100% naturale” devono essere supportate da dati concreti, percentuali o descrizioni di processo.
- Ingredienti ingannevoli: alcuni prodotti usano un ingrediente vegetale per sembrare naturali, ma contengono molte sostanze sintetiche. L’etichetta completa è l’unico modo per accorgersene.
Quando fidarsi
Non tutti i prodotti “naturali” sono greenwashing. Alcuni rispettano davvero elevati standard. Per riconoscerli, è utile:
- Verificare percentuali chiare di ingredienti naturali o biologici.
- Cercare certificazioni ufficiali e riconosciute a livello europeo o internazionale.
- Valutare la trasparenza aziendale: aziende serie raccontano la provenienza e la lavorazione delle materie prime.
- Controllare la filiera: un ingrediente etico e sostenibile è tracciabile e riduce l’impatto ambientale e sociale.
Al contrario, claim vaghi come “verde”, “puro” o “naturale” non accompagnati da dati reali possono nascondere pratiche scorrette.
Consigli per una scelta consapevole
Ecco alcune buone pratiche per evitare il greenwashing e acquistare con maggiore consapevolezza:
- Non fermarsi allo slogan: leggere sempre l’etichetta completa, non solo il fronte della confezione.
- Preferire prodotti certificati da enti seri, evitando simboli simili ma privi di valore legale.
- Scegliere filiera corta e locale: riduce l’inquinamento, sostiene il territorio e garantisce tracciabilità.
- Valutare il packaging: meglio confezioni ridotte, riciclabili o ricaricabili.
- Usare il buon senso: anche ingredienti naturali possono essere irritanti o poco sicuri se non usati correttamente. Informarsi è fondamentale.